Prendete uno dei più grandi psicoanalisti italiani e uno dei brani più suggestivi dei Vangeli, metteteli insieme e otterrete un libro straordinario: La notte del Getsemani di Massimo Recalcati.
“LA NOTTE DEL GETSEMANI” DI MASSIMO RECALCATI
Leggo per diletto e per “lavoro” decine di libri all’anno che mi suscitano svariate reazioni. Alcuni mi piacciono, altri mi deludono, pochissimi entusiasmano. In questo ultimo gruppo entra, di diritto, il libro di Massimo Recalcati.
Edito da Einaudi, questo piccolo testo, poco più di ottanta pagine, nasce da una conferenza dal titolo La lezione del Getsemani che lo psicanalista italiano (autore di decine di saggi, tra cui Cosa resta del padre o Il complesso di Telemaco) tenne il 25 febbraio 2017 nel monastero di Bose.
Recalcati con questo volume getta la luce su uno dei momenti più intensi, intimi e solitari di Cristo, quello legato al racconto della notte del Getsemani.
Secondo i Vangeli, Gesù, dopo l’Ultima Cena, si ritira nei pressi di un piccolo campo, poco fuori Gerusalemme. Lì fra ulivi secolari sperimenta sulla sua pelle il significato dell’agonia, dell’abbandono assoluto, del tradimento, dell’angoscia per una passione e una morte imminente ma anche del valore catartico della preghiera.
Il Getsemani arriva dopo la festosa entrata di Gesù in Gerusalemme, quando viene accolto trionfalmente dalla popolazione ma anche dopo l’esperienza dell’Ultima Cena, durante la quale Gesù rivela che a breve sarà tradito. Quell’annuncio mette in allarme i discepoli che, però, invece di difendere il loro Maestro, lo lasciano solo, abbandonandolo al suo tragico destino.
Gesù nell’orto degli ulivi, in quella notte che sembra non finire mai, conosce il peso del tradimento, la fuga dei suoi discepoli, l’umiliazione dell’arresto, l’abbandono di tutti, anche del suo stesso padre.
Massimo Recalcati analizza con penna felice ognuna di quelle umanissime esperienze, conscio che la notte del Getsemani sia, innanzitutto, la notte dell’uomo, il momento in cui Gesù Cristo è solo e soltanto Gesù, un uomo tradito, solo, ripudiato.
Quella notte precederà le ultime ore terrene di Gesù, quelle che coincideranno con la passione e con la morte sulla croce, un passo che il figlio di Dio vorrebbe non compiere ma che è costretto a fare.
CRISTO NELLA SUA UMANITÀ, UNA LEZIONE PER TUTTI
Massimo Recalcati
L’autore sceglie di analizzare quello specifico episodio evangelico, consapevole del fatto che rappresenti una lezione per tutti, a prescindere dal credo religioso. In quella notte Gesù «appare nella sua più totale umanità». Non ci sono angeli a scortarlo, né Magi a riverirlo, tanto meno discepoli a proteggerlo.
La gloria messianica di qualche giorno prima si è rapidamente dissolta, lasciando deboli impronte sulla polvere. In quella notte non c’è spazio per i miracoli, ma solo per la preghiera, quella che Gesù rivolge a suo padre, l’unico che potrebbe salvarlo.
Tanti i temi trattati in questo gioiello letterario, a partire dall’analisi del doppio tradimento che subisce Gesù.
Innanzitutto, quello di Giuda che, come ricorda Recalcati, tradisce perché profondamente innamorato di Gesù e a suo modo terribilmente deluso. Giuda tradisce perché fin dall’inizio lesse l’azione di Gesù in chiave esclusivamente politica, messianica e non escatologica.
Giuda sperava che il suo maestro si mettesse alla testa del popolo per liberare la Palestina dalla dominazione romana ma si accorge, drammaticamente, che il regno che Gesù vuole costruire non sarà sulla terra, ma nei cieli.
Poi arriva, anche questo anticipato durante l’Ultima Cena, il tradimento di Pietro, di quel discepolo a cui Gesù, nonostante tutto consegna le chiavi della sua Chiesa, le redini del suo gregge.
Pietro tradisce «per paura, per debolezza, per fragilissima umanità» e proprio per questo quel tradimento è più destabilizzante rispetto a quello di Giuda.
Qui lo psicanalista sale in cattedra, ma lo fa con tutta la limpidezza dell’uomo di pensiero e la logica di quello di scienza, con un discorso illuminato, senza leziosi orpelli ma con la forza dirompente della chiarezza.
«Il vero tradimento non è quello di Giuda ma quello di Pietro; il vero tradimento è sempre il tradimento – come accade a Pietro – del proprio desiderio».
Pietro tradisce non una volta, ma ben tre volte, nel giro di poche ore, come lo stesso Gesù gli aveva profetizzato. Quella fede granitica si sbriciola, si scioglie e il peso di quell’umanissima colpa viene segnato dal canto del gallo che preannuncia il giorno, la fine di quella terribile notte.
La notte del Getsemani è un libro per tutti coloro che voglio innervare il proprio spirito, volgendo lo sguardo verso la debolezza di noi essere umani, troppo spesso dimenticata, costantemente calpestata.
Un testo per chi crede, ma principalmente per gli atei che potranno ritrovare, partendo dal racconto più terreno di tutti quelli presenti nei Vangeli, il senso della nostra fragilissima esistenza.
Alla fine, infatti, il Getsemani non è solo la notte del tradimento, dell’abbandono, della solitudine estrema, della cattura e della violenza, ma anche e soprattutto «una indicazione decisiva per provare a trattare in modo affermativo il peso ineluttabile del negativo» attraverso «la consegna di se stessi al proprio destino, alla legge singolare del proprio desiderio».
In fin dei conti in quel drammatico «non sia fatta la mia, ma la tua volontà», pronunciato da Gesù, c’è per Recalcati «l’accettazione della nostra umana condizione di mancanza non come afflizione, ma come incontro con quello che più siamo».
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