Perché un pellegrinaggio in Terra Santa? Perché andare a piedi a Gerusalemme? Sono domande che tanti hanno posto al mio rientro e la risposta è stata “perché è il Cammino dei Cammini”, perché è un pellegrinaggio fatto di fatica e sudore, ma soprattutto perché riequilibra il nostro spirito e il nostro cuore. Ma procediamo con ordine. A gennaio 2018, forte delle sensazioni vissute sul Cammino Primitivo, mi accingevo a programmare un secondo cammino verso Santiago: la scelta era caduta sul Portoghese e così iniziai a leggere blog e guide sull’argomento. Abbastanza presto mi resi conto che in realtà non era quello che stavo cercando, cosa cercassi non lo sapevo ma ero cosciente che non mi entusiasmava. Dopo una settimana inaspettatamente come un temporale estivo, forte e improvviso, si “donò” a me l’idea del Cammino verso Gerusalemme, perdonate l’uso del verbo “donare” ma lo ritengo un vero e proprio regalo che la vita mi ha fatto.

VIAGGIO IN TERRA SANTA: 11 GIORNI TRA NATURA E UMANITÀ

Trekking in Terra Santa: Wadi Qelt

Wadi Qelt, tra Gerico e Gerusalemme

Ho pianificato il viaggio in Terra Santa sette mesi prima, a marzo 2018 avevo già il biglietto aereo, i luoghi e le strutture dove dormire. Sono partita da Roma il 10 ottobre, in totale sono stati 11 giorni di cammino e quatto giorni a Gerusalemme. Non sempre ho trovato ospitalità in strutture religiose o in ostelli, quindi mi sono servita anche hotel e/o resort. Il cammino di per sè è molto diverso da quello di Santiago, non è assolutamente tracciato, non vi sono frecce, né conchiglie o altri simboli, ma la tecnologia (purtroppo o per fortuna) ci aiuta e con una buona app si riesce a procedere abbastanza tranquillamente. Sono stati 11 giorni di cammino all’interno di un Paese che vive forti inconciliabilità, non tanto nella parte settentrionale dove arabi e ebrei convivono abbastanza pacificamente, ma è nella West Bank, nel sud che le tensioni sono evidenti e inarrestabili.

Ho camminato su sterrato e asfalto, lungo le rive del lago di Tiberiade, tra tanto caldo e umidità. Ho camminato tra kibbutz e discariche maleodoranti, tra ulivi e campagne coltivate. Ho udito il suono delle campane a Nazareth, unico luogo in cui mi sia capitato; sul pendio del Monte Tabor ho ascoltato la voce del vento, ho incontrato bambini che con i loro sorrisi e allegria hanno alleviato la stanchezza; sono salita sul Monte delle Tentazioni, luogo di un caldo insopportabile; e Gerico, la città più antica del mondo, dove i bambini giocano tra polvere, sassi e spazzatura ma si raccontano con dei bellissimi disegni, ti fermano e ti chiedono come ti chiami, da dove vieni e ti salutano dicendoti take care, “stai attenta, abbi cura di te”.

Viaggio in Terra Santa

A sinistra Paola Menichetti sul Monte delle Tentazioni. Al centro un murales a Betlemme. A destra la Porta di Damasco

Ho camminato tra natura e umanità e non ho mai avuto paura, la paura ci chiude, ci fa ripiegare su noi stessi, camminando tra la polvere dei sentieri e il caldo incessante ho imparato a “fidarmi” degli altri e a “affidarmi” alla Provvidenza, ho imparato che un sorriso regalato è un sorriso acquisito.

A PIEDI A GERUSALEMME: TREKKING IN TERRA SANTA

Sul Monte delle Beatitudini ho pianto chiedendo al Signore di non abbandonarci, ma ho capito davanti la Porta di Damasco, a Gerusalemme, che siamo noi che ci allontaniamo dalle persone, dai fatti e dagli eventi, diventiamo dei latitanti e soprattutto rimaniamo soli. L’arrivo alla Porta di Damasco non è stato come l’avevo immaginato, mentre mi avvicinavo una girandola di sensazioni mi avvolgeva ma pian piano mentre mi approssimavo queste svanivano per lasciare il posto a una grande tranquillità. Arrivata mi sono seduta sui gradini di fronte la Porta di accesso alla Città Santa e guardandola mi ha pervasa una tale serenità come se non potessi più provare altri sentimenti.

L’arrivo alla foresteria del Monastero delle Clarisse, dove sono stata ospitata, la conoscenza della coppia di hospitaleri che mi ha amorevolmente accolta, la lavanda dei piedi e la cena comunitaria hanno concluso quella “giornata”.

Trekking a piedi a Gerusalemme

A sinistra Paola Menichetti lungo il Lago di Tiberiade. A destra sul Wadi Qelt

Conservo con tenerezza e gratitudine tutte queste immagini ma soprattutto tutte le persone incontrate e i sentimenti vissuti, come conservo con altrettanta cura le monete che ho trovato lungo il Cammino, sei per l’esattezza, quattro sugli sterrati e due all’interno della Città Santa la domenica che sono arrivata; sono sei tante quante le decadi della mia vita e anche a questo do un significato: è la parabola dei “talenti”, quello che “riceviamo” dobbiamo ridarlo agli altri attraverso la nostra opera, i nostri pensieri e le nostre azioni.

Concludo umilmente con le parole di Padre David Maria Turoldo, religioso e poeta italiano:

“Quando la vita ti conduce ad attraversare i deserti dell’anima scopri che può essere l’occasione per fare ‘la lista’ delle cose che contano, e la lista è veramente breve”.

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