Chi non l’ha suonata, strimpellando una chitarra scordata nel bel mezzo di una gita? O magari cantata intorno a un falò in riva al mare? O durante un viaggio in auto, o più semplicemente, accennata, anche solo una volta sotto la doccia? Stiamo parlando di Acqua azzurra, acqua chiara, una delle canzoni pop italiane più famose di sempre. Questo pezzo di Lucio Battisti compie cinquant’anni, e si perché fu pubblicato esattamente il 28 marzo di mezzo secolo fa.
LUCIO BATTISTI E LA SUA “ACQUA AZZURRA, ACQUA CHIARA”
Correva l’anno 1969, l’anno dello sbarco sulla Luna ma anche, purtroppo, della strage di Piazza Fontana, quel dodici dicembre in cui l’Italia perse l’innocenza per sempre. Ma in quel fine marzo di cinquant’anni fa, la Luna è ancora un satellite sconosciuto da ammirare nelle notti d’estate e gli echi delle bombe sono ancora distanti.
Quel 1969 per Lucio Battisti è cominciato nel modo migliore. Il giovanissimo cantante, originario di Poggio Bustone, un paesotto in provincia di Rieti celebre per la porchetta e per un santuario fondato da San Francesco, due mesi prima della pubblicazione di Acqua azzurra, acqua chiara, ha debuttato al Festival di Sanremo con un altro dei suoi più celebri pezzi: Un’avventura.
Lucio Battisti. A destra in compagnia di Mogol
La sorte non gli è stata benigna. È stato lui, infatti, notoriamente timido, ad aprire quell’edizione del festival. Si presenta in doppiopetto nero, impreziosito da un vistoso foulard bianco. Poi semplicemente comincia a cantare. Ma l’emozione su quel palco circondato di fiori, gioca un brutto scherzo e Lucio sbaglia ad attaccare la seconda strofa. Poco male, quel che conta è esserci.
A Sanremo, in quel fine gennaio 1969, si esibiscono altri debuttanti che di lì a poco diventeranno celebri. Fra loro i Dik Dik, Rosanna Fratello, Nada, i New Trolls, Rita Pavone e Gabriella Ferri che canta in coppia con Stevie Wonder. Facce semisconosciute, che si confondono in mezzo a quelle degli attesissimi big. A quell’edizione, la diciannovesima, partecipano calibri come Orietta Berti, Caterina Caselli, Gigliola Cinquetti, Don Backy, Johnny Dorelli. Ma anche Sergio Endrigo, Wilma Goich, Little Tony, Milva, Massimo Ranieri, Mino Reitano, Bobby Solo e Iva Zanicchi.
E poi lui, il “reuccio” della canzone italiana, quel Claudio Villa che a Sanremo è un veterano. Quando Gabriella Farinon lo presenta per inaugurare il festival, Lucio Battisti probabilmente pensa che sia tutto un fantastico sogno. Dopo anni di dura gavetta quel palco, su cui non tornerà comunque più, rappresenta al netto di tutto una grande vittoria.
A Sanremo, in verità, Battisti c’era già stato, ma soltanto in veste d’autore.Sue Non prego per me, interpretata da Mino Reitano e gli Hollies, e La farfalla impazzita, scritta per Johnny Dorelli e Paul Anka. Ma cantare un pezzo proprio è decisamente un’altra cosa. La sua prova, però, nonostante gli sforzi, non convince i critici.
A non piacere è principalmente la voce, così diversa da quella della maggior parte dei cantanti che si sono esibiti. Sono anni quelli in cui la voce è prevalente sulla canzone e di belle voci in quel festival ce ne sono molte, a cominciare da quella del mitico Villa, passando per Ranieri o Fausto Leali. La voce di Battisti, più volte definita “non voce” e che divenne in seguito il suo marchio di fabbrica, è oggetto di dure critiche. Natalia Aspesi, dalle colonne del quotidiano “Il Giorno”, la paragona a dei “chiodi che stridono in gola”.
Non convince neppure la performance che, l’allora critico musicale del “Il Corriere della Sera” Alfonso Madeo, definisce senza mezzi termini impacciata. Men che meno piace il look di Battisti. Al comico Paolo Panelli, sempre sferzante nei suoi giudizi, quella folta capigliatura ricorda Pierino Porcospino, leggendario personaggio della letteratura per ragazzi. Con simili critiche difficile che la canzone possa vincere.
Un’avventura, cantata anche da Wilson Pichett (il regolamento prevede che ogni canzone sia eseguita da due artisti diversi), arriva nona, ottenendo 69 voti. A primeggiare è Zingara, del duo Bobby Solo e Iva Zanicchi, davanti a Lontano dagli occhi, cantata da Sergio Endrigo e Mary Hopkin, e Un sorriso, interpreti Don Backy e Milva. Un risultato poco lusinghiero, Battisti, però, non si demoralizza e torna dalla kermesse meno timido e più convinto.
LUCIO BATTISTI E IL SODALIZIO CON MOGOL
Lui la sua Luna l’ha già conquistata. Lucio Battisti ama suonare, ancor di più comporre. Per lui la musica è tutto. Ascolta qualsiasi brano, specie quelli stranieri e rispetto a molti altri cantautori italiani ha una conoscenza musicale incredibile. Emblematiche in tal senso le parole di Mogol: “Lucio non faceva molte cose, visto che se ne stava in pigiama ad ascoltare dischi per otto ore al giorno, penetrandoli fino allo sfinimento, canzone dopo canzone, parola dopo parola, strumento dopo strumento”.
Lasciato Sanremo Battisti si mette subito al lavoro. Il 31 gennaio esce il singolo che contiene sul lato A Un’avventura e sul B Non è Francesca, canzone, quest’ultima decisamente controcorrente. Così scrive il critico musicale Donato Zoppo nel suo bellissimo Il nostro caro Lucio: “intorno al minuto e mezzo [di Non è Francesca] succede qualcosa di imprevisto, una vera e propria rottura con il protocollo discografico. Il pezzo si trasforma e parte una delle ‘code’ strumentali più celebri del songbook battistiano: gli archi escono di scena per lasciare spazio a un’improvvisazione rock per chitarra, basso e batteria, nata in studio al volo, costruita proprio sullo strumento di Gianni Dall’Aglio”.
Lucio Battisti
Il 4 marzo, un giorno prima del suo ventiseiesimo compleanno, esce il suo primo 33 giri, intitolato Lucio Battisti, e ventiquattro giorni dopo, viene pubblicato il singolo Acqua azzurra, acqua chiara. La canzone, come altre, nasce nella villa salentina di Mogol che da alcuni anni firma i testi di tutte le canzoni di Battisti. Il 45 giri contiene anche un’altra canzone: Dieci ragazze per me che nelle scelte di Mogol e Battisti dovrebbe essere il lato A del disco.
Ma le cose vanno diversamente. Pochi giorni prima dell’uscita del 45 giri, Battisti è ospite di Renzo Arbore nella popolarissima trasmissione Speciale per voi. Il conduttore, lo segue dai tempi di Per una lira, dopo aver ascoltato i due pezzi, gli suggerisce di invertire l’ordine e di mettere come lato A proprio Acqua azzurra, acqua chiara.
Una scelta azzeccata. La canzone spopola, divenendo uno dei tormentoni dell’estate, scalando rapidamente le classifiche dei dischi più venduti di quel 1969. Forte del successo Battisti partecipa con questo brano al Cantagiro arrivando terzo, dietro a Massimo Ranieri, che vince con Rose rosse e ai Camaleonti con Viso d’Angelo e piazzandosi davanti all’Equipe 84 che avevano già portato al successo alcuni suoi brani.
Il 12 settembre al Festivalbar, una manifestazione canora molto amata dal pubblico giovanile, arriva l’attesa vittoria. Ad Asiago, sede della finale, Battisti giunge primo, staccando Patti Pravo e i Dik Dik. Il successo di Acqua azzurra, acqua chiara, ha scritto ancora Donato Zoppo “è tutto in una magica congiunzione, una canzone perfetta in un momento storico di lunga transizione dai superati Claudio Villa, Nilla Pizzi, Luciano Tajoli alla cultura rock e blues, ormai alle porte anche da noi. Lucio è al centro di questo passaggio grazie a un pezzo che propone, in modo perentorio e riconoscibilissimo, un rhythm & blues all’italiana, con tanto di formule del genere (il call and response tra voce e sezione fiati) abbinata al classico ritornello e a un’interpretazione collettiva davvero riuscita, merito di un sempre lucido Roby Matano, artefice con Lucio della ricerca sonora”.
A proposito di Acqua azzurra, acqua chiara Franz Di Cioccio, il batterista e fondatore della PFM, anni dopo dirà: “è un pezzo della Madonna”.
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