Per il dizionario il balcone è una struttura architettonica sporgente a sbalzo da una facciata di un edificio, circondata da un parapetto, alla quale si può accedere da una o più porte finestre. Per noi, più poeticamente, i balconi sono le bocche dei palazzi, così come le finestre i loro occhi, bocche che narrano storie bellissime.

A raccontare molte di queste storie è stata, lo scorso 24 maggio, la storica dell’arte Andreina Ciufo, una delle collaboratrici di Bell’Italia 88, associazione con cui noi di Passaggi Lenti collaboriamo e che lo scorso 4 maggio ci ha fatto conoscere le meraviglie della basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Attraverso una visita itinerante per le vie della Città Eterna abbiamo conosciuto alcuni dei più famosi balconi storici di Roma, scrigni di storie, aneddoti e misteri.

BALCONI STORICI DI ROMA: NON SOLO PIAZZA VENEZIA

Inutile ricordare che a Roma il balcone di Piazza Venezia è senza dubbio il più famoso, nell’omonima piazza a due passi dall’Altare della Patria e dalla centralissima via del Corso. Un balcone modesto, se vogliamo, costruito nel corso del 1700 per volontà degli austriaci, proprietari in quel periodo del palazzo che era sede dell’ambasciata austriaca, sul quale, però, si è affacciata la storia.

Da quel terrazzino, il palazzo fu fatto costruire secoli addietro dal veneziano Pietro Barbo (da qui il nome dato da sempre all’edificio), futuro papa con il nome di Paolo II, si affacciò più volte Benito Mussolini e non sempre per dare belle notizie.

Il 10 giugno 1940, annunciò alla folla sottostante, in trepidante attesa, l’entrata dell’Italia in guerra. La gente si entusiasmò per una notizia che avrebbe condotto tutti alla sofferenza, alla sconfitta, alla morte.

Nella stessa piazza si trova un altro celebre balcone storico di Roma, situato all’angolo fra la stessa piazza Venezia e via del Corso. Si tratta di un terrazzino completamente chiuso, cosa rarissima a Roma, che sporge da quello che tradizionalmente è conosciuto come palazzo Bonaparte. In verità l’edificio, realizzato nella seconda metà del Seicento dall’architetto romano Giovanni Battista De Rossi, ai primordi si chiamava palazzo d’Aste, dal nome dei marchesi Giuseppe e Benedetto d’Aste che lo fecero costruire.

Ma nel 1818 fu rilevato da Maria Letizia Bonaparte, mamma di quel Napoleone che tre anni dopo troverà la morte nello sperduto isolotto di Sant’Elena, nel mezzo dell’oceano Atlantico dopo aver dominato gran parte dell’Europa.

Su quel balconcino, madama Letizia trascorse molte ore delle sue pigre giornate, riparata dal sole accecante e incuriosita dal viavai sottostante.

Non molto distante da piazza Venezia si trova un altro balcone storico di Roma, è quello situato al civico 5 di via delle Botteghe Oscure, dove una volta sorgeva il “Bottegone”, ovvero la sede del PCI.

Da quel semplice e austero terrazzino con la ringhiera in ferro, la sera del 21 giugno 1976 si affacciò Enrico Berlinguer insieme ad alcuni dirigenti comunisti per festeggiare lo straordinario successo elettorale del partito comunista, capace di raggiungere il 34,37% dei voti. Si trattava di un risultato storico, mai più ottenuto e che andava assolutamente festeggiato, persino da una persona umile e discreta come Berlinguer.

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LE STORIE DEL BALCONE A ROMA

Balconi storici di Roma

Balconi storici di Roma: a sinistra quello di Montecitorio, a destra un balcone di Via del Corso

In questa carrellata di racconti di celebri balconi, impossibile non citare quello collocato sopra l’arco di Salita dei Borgia, nel rione Esquilino, a due passi da Via Cavour. Quel delizioso terrazzino in marmo viene tradizionalmente conosciuto come Balcone Vannozza, dal nome della celebre amante di papa Alessandro VI Borgia, che si ritiene abbia abitato l’edificio da cui si affaccia il balcone con i tre figli illegittimi del pontefice.

E mentre la calura cede pigra il passo a una brezza lieve, ecco i balconi di via del Corso che, nel periodo del Carnevale romano, venivano letteralmente presi d’assalto dai turisti, capaci di non badare a spese pur di poter assistere alla celebre corsa dei Berberi e ad altre manifestazioni carnevalesche.

E che dire, poi, del balcone di palazzo Montecitorio dal quale, prima della Breccia di Porta Pia, si affacciava un bimbetto per estrarre i numeri per il gioco del lotto?

Questi sono alcuni lembi di racconti “narrati” dai balconi romani, in questo viaggio affascinante proposto da Bell’Italia 88 e fatto di storia, curiosità e letteratura. Si perché grazie ad Andreina Ciufo abbiamo ascoltato brani di Erri De Luca, Giuseppe Gioacchino Belli e Nazim Hikmet. Scrittori diversissimi fra loro ma tutti legati a quella curiosa struttura architettonica chiamata balcone.

Da oggi in poi guardando un balcone, non necessariamente storico, ci chiederemo quale affascinante vita abbia vissuto. In fin dei conti anche questa è storia.

 

«Prima dei telefoni i balconi,

si usciva fuori e si mandava a dire.

Erano lo sfogo della casa,

le ragazze non uscivano a spasso tranne per la funzione, la domenica.

Però stavano in vista sul balcone,

passava il giovanotto, un fiore conficcato nell’occhiello, una sbirciata a scippo, l’intesa fulminata,

telegramma spedito con le ciglia.

Al balcone tra i vasi la ragazza dipanava un gomitolo,

ricamava a telaio, fingeva di pungersi con l’ago

per liberare gli occhi messi in giù.

Mia nonna si fidanzò al balcone.

(da “I balconi del Millenovecento” di Erri De Luca)



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