Adagiato su un dosso trachitico, che scruta le placide acque del lago sottostante, sorge il paese di Bracciano. A metà strada fra Roma e Viterbo, incastonato fra i monti Sabatini, Bracciano ha una storia antica che affonda le radici in epoca etrusca, come testimonia la presenza di alcune tombe in località “Colonnette.”

Fu, però, nel corso del X secolo d.C che l’insediamento urbano andò a costituirsi. Le popolazioni locali, sotto la spinta delle continue incursioni dei saraceni, lasciarono le poco sicure rive lacustri per trovare rifugio sulle vicine alture.

Nacquero così i castrum, aree fortificate che si ingrandirono sotto la spinta dei signori locali. Una di queste fu senza dubbio Castrum Brachiani, la cui esistenza è per la prima volta letterariamente accettata a partire dal 1234. Si trattava, in verità, di poco più che una rocca facente parte del più ampio territorio dei Prefetti di Vico, nel quale ricadeva anche il paese di Ronciglione.

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COSA VEDERE A BRACCIANO

Bracciano: cosa vedere

Bracciano: scorci del borgo

Come accadde per molte altre località della Tuscia, anche Bracciano, il cui etimo non è del tutto chiaro, legò le proprie fortune a potenti famiglie aristocratiche. La prima di queste fu quella degli Orsini, l’influente casato che originò il nome da Orso di Bobone, e che annoverò nella sua storia ben tre papi, a partire da Celestino III.

Il legame fra Bracciano e la potente famiglia romana, ebbe inizio nel 1419 quando papa Martino V Colonna cedette il paese e l’area circostante a un ramo della famiglia Orsini, quello originario di Tagliacozzo. Da quella data in poi Bracciano, da piccolo centro di pescatori e agricoltori, divenne in poco tempo una fiorente cittadina, cuore pulsante della Tuscia.

CASTELLO DI BRACCIANO: STORIA DELL’ANTICO  MANIERO

Castello di Bracciano

Castello di Bracciano


Nel corso del XV secolo ebbe inizio la costruzione del possente castello di Bracciano che, ancora oggi, rappresenta il fulcro di tutto il paese laziale. A cominciare l’edificazione del maniero, su progetto di Francesco di Giorgio Martini, fu Napoleone Orsini che nel 1470 decise di far incorporare nella nuova struttura, l’antica Rocca realizzata dai Prefetti di Vico che, a sua volta, aveva inglobato una malmessa torre di epoca medievale.

Intorno al 1485, fu il figlio di Napoleone, Gentile Virginio a terminare la costruzione del castello che nei secoli ospitò papi del calibro di Sisto IV, ma anche sovrani come il re di Francia Carlo VIII. Nel 1494, infatti, il sovrano francese soggiornò al castello prima di riprendere il suo viaggio verso Napoli. Un’ospitalità, quest’ultima, che costò cara agli Orsini e a Bracciano. Papa Alessandro VI, il famigerato Rodrigo Borgia, non solo scomunicò il malcapitato Gentile Virginio, ma decise nel 1497, di attaccare il paese, accerchiando il castello di Bracciano, già dieci anni prima devastato dalle truppe papali al comando di Prospero Colonna. Fu un lungo assedio, conclusosi soltanto nel 1501, quando le truppe pontefice riuscirono finalmente ad espugnarlo. La proprietà della fortezza passò quindi di mano, diventando feudo papale. Fu solo nel 1560 che, per volontà di papa Pio IV, il castello tornò in mano agli Orsini.

Fu quello un anno decisamente fausto per via anche della nozze di Paolo Giordano Orsini, nato a Bracciano nel 1541, con Isabella de’ Medici, figlia di Cosimo de’ Medici e di Eleonora di Toledo.

Non si trattò, tuttavia, di un’unione fortunata. La ragazza nel 1576 morì in circostanze sospette nel castello di Cerreto Guidi, vicino Firenze. La vulgata popolare vuole che il marito, scoprendo l’infedeltà della moglie, l’abbia personalmente strangolata.

Nel 1696 la proprietà del castello di Bracciano cambiò nuovamente. Gli Orsini, infatti, piuttosto indebitati, furono costretti a venderlo agli Odescalchi che, a loro volta, nel 1803 lo cedettero alla ricca famiglia dei Torlonia. Fu, tuttavia, una parentesi piuttosto breve. Nel 1848 gli Odescalchi tornarono nuovamente padroni del castello che da diversi anni è regolarmente aperto al pubblico.

La particolarità di questo edificio risiede nel suo ottimo stato di conservazione e nella quasi originalità degli arredi, specie per la mobilia quattrocentesca e cinquecentesca, aspetti che lo rendono uno degli migliori esempi di architettura militare e gentilizia in tutta Italia.

L’edificio si struttura su una pianta pentagonale impreziosita dalle cinque poderose torri cilindriche che serrano le cortine a due ordini di finestre e dal cammino di ronda che corre lungo tutto il perimetro del castello.


Se imponente è l’esterno, decisamente suggestivi sono gli spazi interni ai quali si accede entrando dal cancello d’ingresso sormontato dal massiccio arco realizzato da Jacopo del Duca per volere di Paolo Giordano Orsini.

Diversi gli ambienti degni di nota del castello. Innanzitutto la Sala della Biblioteca che, posta al primo piano, è  anche conosciuta come la Camera papalina, per aver ospitato nel 1481 papa Sisto IV. Il pontefice, infatti, si era rifugiato a Bracciano per sottrarsi alla terribile pestilenza che stava mietendo numerose vittime a Roma.

La sala presenta un suggestivo apparato decorativo caratterizzato da stucchi d’oro e da affreschi opera di Taddeo e Federico Zuccari. Fra questi il bellissimo Oroscopo delle nozze, dipinto nel 1560 in onore del matrimonio fra Paolo Giordano e Isabella de’ Medici. In questa sala impossibile non scorgere dalla finestra aperta in una delle spesse torri, la magnifica veduta del sottostante lago.

I fratelli Zuccari non si limitarono ad affrescare solo la sala della Biblioteca ma intervennero anche sui soffitti di altri due ambienti del castello. Ecco, cosa scrive a proposito Vasari, nella sua celebre Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani:

Poco dopo dipinse in Bracciano, [si riferisce a Taddeo Zuccari n.d.r.] al signor Paolo Giordano Orsini, due cameroni bellissimi ed ornati di stucchi ed oro riccamente: cioè, in uno le storie d’Amore e di Psiche; e nell’altro, che prima era stato da altri cominciato, fece alcune storie di Alessandro Magno; e altre che gli restarono a fare, continuando i fatti del medesimo, fece condurre a Federigo suo fratello, che si portò benissimo”.

Impossibile non soffermarsi, sempre al piano nobile del castello, nella Sala del Trittico, così chiamata per la presenza di una pala d’altare del XVI secolo, raffigurante una Crocifissione con un’inconsueta raffigurazione degli astri, e due ante da organo, realizzate da Antoniazzo da Romano, che legò il suo nome anche ad altri ambienti del castello, raffiguranti un’Annunciazione e l’Arcangelo Gabriele.

Sempre al primo piano degna di nota è la Sala Umberto I, dal nome del sovrano italiano che vi dimorò nel 1900. L’ambiente è caratterizzato dalla presenza di un maestoso letto a baldacchino che troneggia sotto lo splendido soffitto ligneo realizzato da Antoniazzo da Romano e dai suoi collaboratori, che, secondo le cronache, erano sessanta.

Completano il primo piano la Sala del Pisanello, nome dato per un’errata attribuzione al pittore di un fregio posto sul soffitto; la Sala dei Cesari, così chiamata per la raccolta di alcuni busti di imperatori romani, la Sala degli Orsini e, infine, la Sala di Isabella, camera da letto della sfortunata erede di casa Medici.

Non meno interessanti sono i diversi ambienti al secondo piano. Fra questi meritano una menzione speciale la Sala delle Armi, ricavata nel 1906 soppalcando la sottostante Sala dei Cesari e che si contraddistingue per la collezione di armi e armature, di notevole pregio, e la Sala di Ercole, che deve il suo nome agli affreschi legati al mitico eroe greco.

L’INCANTO DEL LAGO 

Lago di Bracciano

Lago di Bracciano

Ma Bracciano, ovviamente, non è solo il suo bellissimo castello. Altri sono i luoghi meritevoli di una visita, ad iniziare dalla chiesa di Santa Maria Novella, dallo stile tardo barocco, impreziosita da alcune opere del pittore polacco Taddeo Kunz e dal duomo, dedicato a Santo Stefano. La chiesa, costruita nel corso del XIII secolo, è stata più volte oggetto di interventi di restauro che ne hanno modificato l’aspetto, specie per quanto concerne l’attuale facciata barocca.

L’interno del duomo, inizialmente cappella privata della famiglia Orsini, è suddiviso in tre navate e impreziosito da diverse opere. Fra queste un crocifisso ligneo di scuola fiamminga e, nella prima cappella di sinistra, un affresco appartenente alla scuola del Guercino e raffigurante il battesimo di Cristo.

Una visita a Bracciano non può non comprendere una sosta, magari anche breve, al lago. Secondo per superficie del Lazio, ottavo d’Italia, il lago di Bracciano occupa una vasta e profonda depressione a forma di cono rovesciato. Conosciuto nell’antichità come Sabatinus lacus, il lago, che ha una forma pressoché circolare, occupa un’area pari a 57 km² con una profondità massima di circa 160 metri.

Fra bellezze architettoniche e naturalistiche impossibile non farsi rapire dai sapori locali, tra cui le celebri anguille, la cui fama culinaria solleticò anche Dante Alighieri che le citò nella sua Commedia,  ancora oggi pescate secondo la tradizione con le tipiche barche triangolari.

Bracciano, insomma, è un posto ideale per la classica gita fuori porta, un luogo dove tradizione e storia si fondono perfettamente in un incantevole connubio.

 

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