Quandoque bonus dormitat Homerus. Così Orazio nella sua Ars poetica sottolineava che anche il grande Omero talvolta potesse sonnecchiare, ovvero potesse incappare in qualche errore, in una disattenzione tale, tuttavia, da non pregiudicare il suo stesso nome. Una locuzione, quella del poeta latino che, divenuta celebre, viene ancora oggi utilizzata per giustificare le scivolate, gli errori di persone famose, che, come l’autore dell’Odissea e dell’Iliade, ogni tanto possono anche appisolarsi.

Anche Gian Lorenzo Bernini, uno dei più grandi scultori e architetti di sempre, una volta sonnecchiò e quel fatale colpo di sonno rischiò di pregiudicare una carriera fino a quel momento decisamente unica. Ecco la storia dei campanili del Bernini e del loro abbattimento.

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LA COMMISSIONE DI URBANO VIII

Cosa farai quando sarai a Roma?Roma, gennaio 1637. Bernini è convocato dalla Reverenda Fabrica Sancti Petri, l’ente che dal 1523 per volontà di Clemente VII sopraintende alla basilica petrina per ogni tipologia di intervento. L’incarico è di quelli importanti. Allo scultore, infatti, viene affidato il progetto di realizzare, su specifica indicazione di papa Urbano VIII, due torri campanarie alle due estremità della facciata di San Pietro.

Tale idea, in verità, non è affatto nuova. In passato, infatti, lo stesso architetto Carlo Maderno, a cui si deve la costruzione della facciata, aveva iniziato, per volere di papa Paolo V, appositi scavi per creare le fondamenta per la realizzazione di due campanili da sistemare, come i desiderata del pontefice stesso, ai lati della facciata, mentre il Maderno, in verità, avrebbe preferito costruirli a ridosso delle cappelle all’entrata della chiesa.

Da sinistra a destra. Urbano VIII e Innocenzo X

Cosa farai quando sarai a Roma?Paolo V aveva proposto tale soluzione nella speranza di rendere meno sproporzionata e anonima la facciata stessa della basilica dedicata all’apostolo. Fin dalla sua realizzazione, infatti, la facciata di san Pietro aveva raccolto più biasimi che favori. Era ritenuta disarmonica estendendosi eccessivamente in larghezza piuttosto che in altezza e aveva il gravissimo difetto per i romani di non permettere, a chiunque si trovasse direttamente di fronte la basilica, di poter vedere in tutta la sua magnificenza la cupola michelangiolesca che, invece, era osservabile da ogni punto di Roma. I lavori di scavo, tuttavia, mostrarono fin da subito evidenti problemi di natura geologica. Il terreno, infatti, risultava sabbioso e oltretutto esistevano pericolose sorgenti sotterranee che sconsigliavano vivamente la prosecuzione dei lavori per realizzare le fondamenta.

Quando a Bernini viene affidata questa commissione le fondamenta realizzate dal Maderno erano state lasciate incompiute sia per le problematiche insorte che per la morte, sopraggiunta nel 1629, dell’architetto.

Un incarico prestigioso, certo, ma anche terribilmente difficile per la particolare composizione dell’area su cui sarebbero stati innalzati i campanili. Bernini, tuttavia, artista ambizioso ed eclettico, accetta, anche perché si tratta della prima vera committenza per la basilica, visto che per la realizzazione del baldacchino era stato “costretto” a collaborare con il poco amato Borromini oltre che con altri importanti artisti.

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Fin dall’accettazione dell’incarico da parte del Bernini nella città eterna, da sempre incline ai pettegolezzi e alle stroncature, inizia a circolare la voce che l’architetto non sarà mai in grado di portare a termine l’opera fortemente voluta da papa Urbano, lo stesso che aveva commissionato il baldacchino, suo convinto estimatore.

Bernini è sicuro del successo dei lavori. Accantonati i progetti del Maderno, che prevedevano due basse torri anche per non insistere troppo sul terreno, Bernini propone, invece, due alti campanili di tre piani ciascuno, per un’altezza di circa trenta metri. Quando il papa, riunito con i cardinali della Reverenda Fabrica Sancti Petri vede il modellino ligneo realizzato, come racconta Filippo Baldinucci, gli applausi nell’ampia sala letteralmente si sprecarono. Ma quegli iniziali entusiasmi non saranno purtroppo forieri di successivi successi.

Il 20 maggio 1638 Bernini, non senza orgoglio, pone la prima pietra delle nuove fondamenta. Pochi mesi dopo la torre sud è già in avanzato stato di costruzione tanto da colpire per la sua imponenza, nonostante non fosse ancora del tutto conclusa, uno studente inglese di passaggio a Roma che così racconta: “I pilastri erano rivestiti di marmo bianco con scanalature, i piccoli pilastri o piedistalli sotto la base delle arcate erano modellati e abbelliti con marmi bianchi di diversi colori.”

La costruzione della torre campanaria meridionale procede speditamente. Il 29 giugno 1641, solenne festività di San Pietro e Paolo, Bernini la mostra al papa, seppur in forma approssimata in quanto solo la parte inferiore è realmente terminata mentre quella superiore è un modello in legno. L’atteso giudizio di Urbano VIII, tuttavia, non è quello sperato dal Bernini. Al papa, infatti, il campanile non piace. Lo trova poco imponente e oltretutto gli fanno notare la presenza di allarmanti crepe sulla facciata della chiesa, proprio a ridosso del campanile. Le preoccupazioni del Maderno sembrano essersi tristemente avverate.

Storia dei campanili di Bernini

Bernini e il Baldacchino di S. Pietro

 

Come già accaduto per il baldacchino di San Pietro anche in questo caso Bernini sembra essere stato più interessato a questioni di carattere estetico, scenografico piuttosto che tecnico-ingegneristico. In occasione del baldacchino, però, la figuraccia era stata evitata dal sapiente intervento del Borromini. Questi, infatti, aveva suggerito di collocare alla sommità del baldacchino stesso, come poi fu effettivamente fatto, non la statua del Cristo Redentore, come previsto dall’ambizioso progetto berniniano, bensì una più leggera croce poggiante su una sfera.

Le critiche pontificie determinano l’abbattimento della parte in legno del campanile e la temporanea sospensione dei lavori che ripresero solo mesi dopo e interessarono anche l’inizio della costruzione della torre settentrionale. Tuttavia l’entusiasmo iniziale sembra molto scemato. Alle negative osservazioni del papa si aggiunge anche la drastica riduzione di finanziamenti, diretta conseguenza del gravoso impegno del papa nella guerra contro il ducato di Castro che assorbe energie e tanti, troppi soldi. A mettere la parola fine sulla già fragile storia dei campanili, termine non sembra essere più adatto, è la morte di Urbano VIII.

INNOCENZO X ORDINA DI ABBATTERE I CAMPANILI

ll 29 luglio 1644 papa Maffeo Barberini muore e per Bernini questa non è la sola brutta notizia. La peggiore, infatti, arriva qualche settimana dopo quando il conclave elegge al soglio pontifico il cardinale Giambattista Pamphili, Il nuovo pontefice, che assume il nome di Innocenzo X, non è certo uno sponsor di Bernini e questo l’architetto napoletano lo sa bene. Per questo teme per la continuazione dei lavori dei campanili e non a torto. Bernini, convocato dal papa, cerca di spiegare le ragioni delle crepe comparse sulla facciata della chiesa. Tenta di giustificarsi, sottolineando che non sono addebitabili, almeno non interamente, alla costruzione dei campanili, che per certi aspetti sono naturali, dipendendo dall’inevitabile assestamento delle fondamenta stesse della chiesa ma tutto ciò invano. Il papa non vuole sentire ragioni e forte anche di una perizia tecnica prodotta dall’acerrimo rivale Borromini, che sottolinea il legame fra le crepe e l’innalzamento dei campanili, ordina, nonostante Bernini difenda con tutte le proprie forze e con altre perizie la fondatezza delle proprie posizioni, l’abbattimento della torre meridionale e di quel poco della settentrionale. Inoltre a titolo risarcitorio dispone il blocco del pagamento di successivi emolumenti destinati da contratto al Bernini per la realizzazione dei campanili.

IL RISCATTO DI BERNINI

Sembra la fine personale e artistica per il grande scultore, l’inizio del tracollo ma non sarà così. La realizzazione della fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona, commissionata proprio da Innocenzo X, la costruzione di Sant’Andrea al Quirinale e quella dello splendido ed inimitabile colonnato di San Pietro, esattamente nel luogo del misfatto, rappresenteranno il grandioso riscatto di Bernini come architetto.

 

 



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