Il lago di Garda è una meta turistica fra le più note in Italia. Ogni anno, infatti, accoglie milioni di persone che ne apprezzano i paesaggi suggestivi, le bellissime località, il clima mite e i panorami mozzafiato. Scrivere di questo luogo può sembrare un esercizio retorico, perché chiunque conosce questo che è il più grande bacino lacustre italiano. Eppure il lago di Garda racchiude, come uno scrigno segreto e impenetrabile, luoghi ai più sconosciuti che, tuttavia, non hanno nulla da invidiare a quelli più celebri, come Campo di Brenzone.

In questo nostro viaggio alla scoperta del Garda segreto ci accompagnerà una guida speciale, che sulle rive di quel lago, che Gabriele D’annunzio elesse a buen retiro al Vittoriale, non solo è nata ma di cui non può più fare a meno, perché in quei luoghi ritrova le sue radici, il mondo della sua infanzia, fatto di gente semplice, aperta, cordiale ed accogliente, dove, come amava ripetere la nonna, “se se voliva pu bee” (ci si voleva più bene).

Il nostro Virgilio al femminile che ci accompagna però in Paradiso, è Donatella Danieli, nata a Castelletto di Brenzone ma da venti anni “in esilio”, per ragioni di lavoro, in Brianza dove insegna materie letterarie presso il Centro di formazione professionale “Giuseppe Terragni” di Meda, provincia di Monza e Brianza.

Campo di Brenzone su Lago di Garda

Campo di Brenzone su Lago di Garda

La prima meta che Donatella ci propone è quella di Campo di Brenzone, un minuscolo borgo alle pendici del Monte Baldo che strizza l’occhio al placido lago, abitato da poche decine di abitanti,  con un’età superiore ai sessant’anni. Campo  di Brenzone è raggiungibile soltanto a piedi, percorrendo la strada mulattiera che unisce i paesi di Castelletto e Prada e che all’epoca veniva percorsa oltre che a pè, come si direbbe nel dialetto locale, anche a dorso di asino o utilizzando le baresole, una sorta di slitte locali, che hanno lasciato sul selciato le loro inconfondibili impronte, tracce lontane di un mondo contadino che ha lasciato il posto all’industria turistica.

A Campo di Brenzone tutto sembra rimasto identico al passato, ai primi anni del secolo scorso. La totale assenza di comodità – nel borgo non esistono fogne, né acqua corrente nelle case, tantomeno riscaldamenti – ha preservato questo luogo dalla speculazione selvaggia ma se vogliamo anche da accenni di modernità, cristallizzandolo, come una sorta di presepe vivente, trecentosessantacinque giorni all’anno. Camminando per la strada che sale dal lago di Garda e si inerpica, sempre più stretta fra gli antichi muretti a secco, le marogne, ci si può imbattere in qualche vecchio abitante che con intercedere lento va alla fontana a prendere l’acqua fresca per bere ma anche per lavarsi, azioni che sembrano uscite davvero dal passato.

Un altro motivo per visitare Campo di  Brenzone, da Castelletto ci si arriva con un’ora di buona camminata, è la piccola ma deliziosa chiesa di San Pietro in Vincoli, un piccolo e ben conservato gioiello incastonato nel verde degli ulivi e dei faggi che fanno da collana al paese

Campo di Brenzone, l'interno della chiesa

L’interno della chiesa

Eretta fra il XII ed il XIII secolo, questa chiesa, che nei documenti più antichi si chiama San Pietro del Campo, conserva al suo interno un bellissimo ciclo di pittorico, di evidente influenza bizantina, opera del Maestro Giorgio figlio di Federico da Riva.  Gli affreschi, in ottimo stato, si possono leggere, partendo da settentrione, sulla sinistra per chi entra, con un Cristo in croce,  ai lati  Maria VergineSan BartolomeoSan Giovanni Evangelista  e un santo vescovo. Nei semipennacchi dell’archivolto, a sinistra San Giacomo Maggiore e a destra Sant’Antonio Abate. Sulle estremità dell’archivolto l’Annunciazione: l’Arcangelo Gabriele a sinistra, la Vergine a destra.

Al vertice dell’archivolto la Pietà con un Cristo senza testa, per la caduta dell’affresco. Nel catino dell’abside il Cristo Pantocrator racchiuso in un’ampia mandorla dipinta con i colori dell’iride. Ai lati i simboli apocalittici dei quattro evangelisti. Sulla sinistra del Leone di San Marco la Vergine che intercede per l’umanità intera. Sulla destra, poco, visibile, forse un altro San Giovanni Battista.

Nella cornice inferiore dell’abside, il restauro di Erminio Signorini ha riportato alla luce le seguenti iscrizioni: Hoc opus pinxit Çorcius filius magistri Federici e sulla parete di destra, vicino alla finestra …ann(o) D(omi)ni M(…)LVIII in(dicione X)I. Documentazione fondamentale per conoscere la data di fabbricazione dell’edificio e l’autore degli affreschi: Giorgio, figlio di Federico da Riva, anche altrove testimoniato e facente parte di una bottega di pittori trentini operanti in più luoghi sul lago: in San Nicolò di Lazise, San Gregorio a Pai ed altri.

Sulla parete meridionale, a destra per chi entra, tre riquadri, di cui il primo è scomparso per l’apertura di una finestra (così potrebbero essere scomparsi gli affreschi della controfacciata con il rifacimento settecentesco della facciata). Qualcosa rimane: la figura di un vescovo e quella della Vergine in trono. Segue San Pietro in trono con le due grandi chiavi, ai lati un santo vescovo, santa Dorotea e Santa Caterina d’Alessandria. In ginocchio davanti a San Pietro, due devoti uno dei quali dovrebbe essere quel Pietro, come dice la scritta sottostante, che commissionò l’opera. Quindi la Madonna della Misericordia e i santi Antonio Abate, Caterina d’Alessandria e Santa Maria Maddalena; infine un’altra figura di Sant’Antonio Abate.

Uscendo dalla piccola chiesa, con negli occhi ancora la bellezza e la semplicità di quegli affreschi, ci si riimmerge nell’atmosfera unica di questo posto dove il tempo sembra essersi davvero fermato, fra ritmi lenti, quasi immobili, infinito silenzio, circondati dall’azzurro del cielo e dal verde di una natura che, almeno qui, è ancora, dolcemente, la padrona di casa.

Descrizione degli affreschi di Donatella Danieli

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