“Oggi a mezzogiorno per ordine superiore si è sparato un colpo di cannone regolato da un segnale della specola del Collegio Romano. Questo sparo, pare, dovrà continuarsi tutti i giorni per servire di norma a tutti gli orologi della città“. Così scriveva il primo dicembre 1847 sul suo Diario il principe Agostino Chigi. Questa annotazione del nobile romano riporta un evento accaduto in quella giornata e che si verifica ancora oggi a Roma allo scoccare delle ore dodici: lo sparo a salve del cannone posto sul Gianicolo.
LO SPARO A SALVE DEL CANNONE DEL GIANICOLO
Il monumento equestre dedicato a Giuseppe Garibaldi al Gianicolo
La motivazione per cui si adottò questa prassi la spiega il nobile stesso. Ogni sagrestano infatti era solito suonare le campane della propria chiesa secondo il proprio orologio che non corrispondeva mai alla stessa misurazione del tempo dei dispositivi degli altri sagrestani. Papa Pio IX aveva così ordinato che a partire dal dicembre 1847 si sparasse a salve il cannone in modo tale da uniformare e sincronizzare tutte le campane delle chiese di Roma che con questo escamotage potevano finalmente battere all’unisono.
Ma il principe romano ci suggerisce altro, ci dice che il cannone del Gianicolo non funzionava esattamente come oggi e che lo sparo era preceduto da un segnale proveniente dal Collegio Romano. Il palazzo in questione, costruito per volontà di Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei Gesuiti, si trova tra via del Corso ed il Pantheon ed è ben lontano dal luogo in cui oggi è installato il cannone. È bene chiarire fin da subito che il pezzo d’artiglieria in quel periodo era collocato sopra Castel Sant’Angelo, in linea d’aria con il palazzo del Collegio. Dopo la soppressione dell’ordine dei Gesuiti, infatti, per volontà espressa di papa Clemente XIV al Collegio era stata affiancata la torre Calandrelli, utilizzata come osservatorio astronomico su cui veniva issata la bandiera per indicare all’artigliere di Castel Sant’Angelo di sparare il colpo. Dopo un violento temporale che portò via la bandiera, si decise di segnalare il mezzogiorno utilizzando una cesta contenente una palla nera che veniva issata lungo un’asta di pino della lunghezza di sei metri posta sul timpano della chiesa di Sant’Ignazio e lasciata cadere allo scoccare delle dodici in punto. Il militare avvistava la caduta della palla tramite un cannocchiale e faceva partire il colpo di cannone.
STORIA DI UN ANTICO RITO
Panorama di Roma dal Gianicolo
Nell’agosto 1903 il cannone fu spostato a Monte Mario e lì rimase fino al 24 gennaio 1904 quando venne definitivamente trasferito sul colle del Gianicolo dove è attualmente. Soltanto il 25 ottobre 1925 l’evento della segnalazione tramite la discesa della palla di Sant’Ignazio venne soppressa per essere sostituita dall’utilizzo del telegrafo. I tempi moderni erano sopraggiunti ed avevano tolto alla popolazione romana il piacere di riunirsi sul Corso per osservare l’avvertimento visivo. Durante la seconda guerra mondiale l’usanza dello sparo si interruppe lasciando spazio al suono di una sirena. Fu necessario attendere il 1959 per il ripristino del cannone quando Mario Riva, conduttore de Il Musichiere, fece un appello. Così il giorno del natale di Roma, il 21 aprile, di quell’anno il cannone tornò a tuonare.
Dal 1991 per lo sparo viene utilizzato un obice della seconda guerra mondiale che viene caricato con un chilo di polvere da sparo. In precedenza fu usato un cannone della Prima Guerra mondiale ed ancora prima un obice che aveva contribuito alla apertura della breccia di Porta Pia.
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Ma il mezzogiorno non venne sempre ‘suonato’ con precisione. Il 10 maggio 1912 il cannone non sparò perché il colpo caricato a salve era andato a vuoto. Alle 16.50 il maresciallo Umberto Onori decise comunque di scaricare l’obice per questioni di sicurezza, facendolo detonare nel pomeriggio. Altre volte, invece, il cannone rimase addirittura muto come il 20 settembre 1870 durante l’assedio di Porta Pia e il 22 gennaio 2009 per l’indisponibilità del sottufficiale capo delle Forze Armate.
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