Un territorio racconta la sua storia attraverso le memorie architettoniche, i monumenti ed i palazzi che si sono innestati sulle sue strade. Quello della Tuscia non fa eccezioni, essendo stato legato per secoli ad un’importante casata nobiliare, quella dei Farnese, famiglia che ha lasciato notevoli tracce della sua presenza nel Lazio e che, a partire dal Quattrocento, ha visto affermarsi al suo interno esponenti ragguardevoli, membri che volevano rafforzare il proprio prestigio ed il proprio potere personale attraverso la realizzazione di opere architettoniche imponenti. Il meraviglioso palazzo Farnese a Caprarola, in provincia di Viterbo, rappresenta un esempio di questa volontà di primeggiare e di distinguersi dalle altre famiglie del territorio.
PALAZZO FARNESE A CAPRAROLA: STORIA DI UN GIOIELLO ARCHITETTONICO
Gli interni di Palazzo Farnese a Caprarola
L’edificio, sorto per la determinazione e l’impegno di alcuni suoi esponenti, è nato da una giocosa tenzone sviluppatasi tra prelati e principi, che gareggiavano e si sfidavano per rendere palazzo Farnese attraente ed armonioso, con costruzioni scenografiche, fontane, terrazze e giochi d’acqua. La famiglia Farnese cominciò ad incrementare la propria influenza durante il Rinascimento, ampliando i suoi confini territoriali fino a a comprendere le sponde del lago di Bolsena ed i territori che affacciavano sul mar Tirreno.
Si sa che la magnificenza di una famiglia e la sua popolarità, a quel tempo, era collegata anche all’edificazione di ville, edifici e palazzi sontuosi. Così, dopo la costituzione del Ducato di Castro, nei primi anni del Cinquecento il cardinale Alessandro Farnese (che nel 1534 sarebbe divenuto papa con il nome di Paolo III) commissionò ad Antonio da Sangallo il Giovane, coadiuvato da Baldassarre Peruzzi, un palazzo con scopi difensivi, una fortezza dotata di bastioni angolari in grado di dominare il territorio circostante. Ma ben presto i lavori si fermarono ed i gusti pure a quei cambiavano in fretta, anche in architettura.
Nel 1556 il cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III e uomo di grande cultura, si innamorò di Caprarola e di palazzo Farnese e riprese, dopo trent’anni, il progetto iniziale ma apportandone delle modifiche sostanziali, cambiamenti che trasformarono quello che doveva essere un palazzo difensivo in una dimora per l’estate.
I lavori vennero affidati a Jacopo Barozzi, detto il Vignola che cambiò il progetto, modificando il palazzo da baluardo difensivo a dimora rinascimentale.
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Per collegare l’edificio al resto del tessuto urbano di Caprarola vennero ideati due ampi scaloni ed un grande piazzale che prese il posto della progettata piazza d’armi. Era il 28 aprile 1559 e l’architetto diede l’avvio alla costruzione dell’edificio pentagonale, una delle opere più particolari del periodo, che divenne così la dimora estiva del cardinale, un luogo di pace e di tranquillità. Il casino ed i giardini furono realizzati in un secondo momento, quando il Vignola era già deceduto, ma sono così in armonia con l’imponenza di palazzo Farnese da poter ritenere che facessero parte del progetto ideato dall’architetto emiliano.
L’idea geniale del Vignola fu quella di trasformare uno spiazzo pentagonale destinato ai soldati e alle armi in uno spazio circolare su cui corrono due portici sovrapposti e affrescati da Antonio Tempesta.
L’interno di palazzo Farnese a Caprarola è spettacolare, con stanze interamente dipinte e decorate secondo il gusto dell’epoca.
Nella Sala di Giove si possono osservare gli affreschi di Taddeo Zuccari, pittore manierista del ‘500, che dipinse un ciclo riservato al dio dell’Olimpo attorniato da una decorazione a grottesca, di gran moda in quel periodo ed ispirata alla Domus Aurea neroniana scoperta pochi anni prima.
Poi la Sala del Mappamondo, un ambiente su cui sono state dipinte carte geografiche e che sulla volta del soffitto ospitano la rappresentazione dello zodiaco. Poi si attraversano la camera da letto del cardinale e la Stanza dei Fasti Farnesiani, in cui si celebra famiglia attraverso il racconto visivo dell’ascesa sociale del casato attraverso matrimoni, guerre, cariche politiche e religiose.
I giardini di Palazzo Farnese a Caprarola
All’esterno si trovano gli splendidi giardini di Palazzo Farnese, abbelliti da aiuole all’italiana e caratterizzati da statue pagane, ninfe nude, matrone voluttuose: un ambiente poco consono ad un ritiro per un prelato ma il parco doveva avere sicuramente una funzione di rappresentanza per gli ospiti.
Scalinate, archi, giochi d’acqua, colonne, terrazze ricche di statue: tutto era stato ideato per divertire e distrarre il padrone di casa ed i suoi ospiti. In verità, il palazzo Farnese è dotato anche di giardini più intimi, nascosti ad un osservatore esterno, quadrati perfetti, suddivisi in altri quadrati al loro interno, e decorati da piante e fiori. Un luogo più appartato e perfetto per la contemplazione e l’ozio.
Con la distruzione di Castro (1649), avvenuta per opera di Innocenzo X Pamphili, tutto il territorio del Ducato appartenente ai Farnese passò alla Chiesa e, proprio in questo contesto, il cardinale Camillo Pamphili, figlio di Olimpia Maidalchini, dopo avere abbandonato gli abiti talari, passò notti infuocate con la giovane moglie.
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