Al centro di Roma, lungo via dei Coronari, si apre una piazzetta intitolata ad una donna: Fiammetta. Anche il palazzetto porticato costituito da due piani porta il medesimo nome. Ci siamo chiesti chi fosse questa donna ricordata già nella toponomastica cittadina in una pianta di Roma del 1625 ed abbiamo trovato una storia interessante da raccontare, una narrazione che intreccia prostituzione e clero. Fiammetta Michaelis (questo il suo cognome) è una ragazza fiorentina di soli tredici anni che giunge a Roma insieme alla madre. Siamo nel 1478 e le due donne svolgono nella città del papa l’attività di meretrici. Non si tratta di prostitute di basso rango ma di donne che venivano definite cortigiane oneste, figure femminili che non offrivano soltanto i propri corpi ma che erano in grado di sostenere conversazioni dotte con uomini di cultura. In poco tempo madre e figlia conquistano i favori di numerosi uomini facoltosi, tra cui porporati, tanto che già nel novembre del 1479 Fiammetta diviene erede di tutti i beni intestati al cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini, di cui è stata amante per oltre un anno.
CASA DI FIAMMETTA A ROMA
Casa di Fiammetta a Roma
Lo scandalo a Roma è tale che nella vicenda interviene direttamente papa Sisto IV che affida ad un’apposita commissione la gestione dell’eredità. Alla fine del procedimento, dopo una valutazione del caso, il collegio decide di lasciare alla “damigella di singolare beltà” una parte del lascito “per amore di Dio e per provvederla di una dote”. Si tratta, comunque, di una parte sostanziale dei beni del cardinale, consistente in una vigna con casino ubicata nei pressi del Vaticano e di tre palazzi dislocati nella zona dei Coronari: uno al civico 157 della via (ancora esistente), uno in vicolo della Palma, uno in via Acquasparta 16. Proprio quest’ultimo, affittato per 26 ducati l’anno, sarebbe l’attuale palazzo denominato casa di Fiammetta, un edificio costituito da un torrione ed una loggia a tre archi. Nel 1493 la donna diviene poi l’amante preferita del cardinale e condottiero Cesare Borgia, figlio illegittimo di papa Alessandro VI, che, apprezzando le arti amatorie di donna Fiammetta, si reca spesso a trovarla nel casino vaticano.
Fiammetta Michaelis muore nel febbraio del 1512, lasciando con un espediente tutti i beni in eredità al figlio illegittimo Andrea (nel testamento viene chiamato fratello) ed ottenendo, come da sua volontà, di essere seppellita all’interno della chiesa di Sant’Agostino dove già si trovava il suo vecchio protettore, il cardinale Ammannati Piccolomini. Lo stesso Pietro Aretino nel Ragionamento del Zoppino scrive: “La Fiammetta ancor fece bello fine, e ho visto in Sant’Agostino la sua cappella”, cappella di proprietà della prostituta già nel 1506.
In quel periodo le prostitute venivano sepolte nel cimitero sconsacrato del Muro Malo (oggi Muro Torto) perché considerate alla stregua dei peggiori assassini. Fiammetta, così come altre tre prostitute divenute amanti di uomini appartenenti alle classi agiate e colte, avranno invece riservato un trattamento ben diverso dalle altre meretrici, vedendo il loro corpo giacere accanto a quello di santi e cardinali. Oggi le tombe sono scomparse ma un tempo nella chiesa di Sant’Agostino si trovavano i corpi di Fiammetta Michaelis, di Giulia Campana e delle sue figlie Tullia d’Aragona e Penelope, tutte cortigiane di alto rango.
Per approfondire:
Leggi anche: Beatrice Cenci. Storia di un processo nella Roma di fine Cinquecento La Pimpaccia di Roma, Olimpia Maidalchini tra storia e leggenda