La Casina delle Civette è un’autentica e raffinata delizia in stile liberty collocata all’interno di Villa Torlonia, uno dei parchi più caratteristici ed affascinanti della Capitale situato nel quartiere Nomentano. Anche se viene difficilmente citato dalle guide turistiche di Roma il parco è interessato da un flusso di visitatori attento alla sua storia. La fortuna del parco si deve alla famiglia francese dei Torlonia che nell’arco di un secolo scalò i vertici della società, passando da famiglia dedita al prestito di denaro e al commercio dei tessuti a casata nobile. Le ricchezze accumulate tramite l’acquisizione di proprietà e titoli favorì l’ascesa sociale della famiglia e Giovanni Raimondo Torlonia, divenuto marchese, nel 1797 acquistò i terreni dei Colonna per favorire la costruzione di un buen retiro che consentisse alla famiglia di competere con gli altri nobili romani. Gli interventi vennero commissionati all’architetto in voga in quel periodo a Roma, Giuseppe Valadier, che si occupò della ristrutturazione del Casino Nobile e del Casino dei Principi nonché della sistemazione del parco. Diversi interventi vennero effettuati negli anni successivi da altri architetti, tra cui Giuseppe Jappelli che ideò la Casina delle Civette.
CASINA DELLE CIVETTE, LE DECORAZIONI
Interno della Casina delle Civette
Nel 1840 il principe Alessandro Raffaele Torlonia sentì la necessità di costruire un luogo di svago e di evasione, un rifugio in cui passare il tempo libero lontano dagli impegni ufficiali. Per questo motivo affidò all’architetto Jappelli i lavori di costruzione di una residenza ai margini della villa che somigliasse ad un rifugio alpino, motivo per il quale venne denominata Capanna Svizzera. Interventi successivi commissionati da Giovanni Torlonia junior nel 1908 cambiarono le fattezze dell’edificio che, con l’aggiunta di logge, grandi finestre, porticati e torrette, venne qualificato come Villaggio Medievale. Di lì al nome di Casina delle Civette il passo fu breve.
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Nel 1914 cominciarono a comparire le prime decorazioni di civette sulle finestre della residenza con i primi due rapaci stilizzati collocati in mezzo a dei tralci di edera. Le vetrate policrome legate a piombo, collocate tra il 1908 ed il 1930, sono l’elemento distintivo della residenza liberty, un susseguirsi elegante di gufi, farfalle, civette e motivi floreali innestate su una struttura unica, ideazione di un uomo solitario ed amante dell’esoterismo. La bottega Picchiarini a Roma si occupò della realizzazione delle vetrate della Casina delle Civette, un esemplare unico dello stile liberty a Roma, coniugando con sapienza l’antica arte della vetreria con le nuove esigenze del tempo. Il laboratorio lavorò alacremente negli anni Dieci e Venti del secolo passato, riunendo nel suo entourage esponenti del liberty italiano come Duilio Cambellotti, Umberto Botazzi, Paolo Paschetto e Vittorio Grassi, che preparavano i bozzetti delle decorazioni da realizzare poi sul vetro.
Casina delle Civette: tre esempi di vetrate
L’interno della Casina delle Civette è un susseguirsi di sale con mobili e decorazioni floreali e zoomorfe, legni intarsiati, statue, maioliche, decorazioni a stucco, un luogo affascinante e degno dell’attenzione dei visitatori. Qui si ritirò definitivamente Giovanni Torlonia junior quando decise di affittare il Casino Nobile a Benito Mussolini, allora capo del governo. Era il 1925 ed il Duce insieme alla sua famiglia si trasferì nella nuova dimora pagando il prezzo simbolico di una lira. Il nobile, fondatore della Banca del Fucino, optò per questa residenza più appartata. Il suo carattere schivo, infatti, ben si adattava a quel luogo pieno di favola e magia che si era costruito.
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