Castel Sant’Angelo, anche detto Mausoleo di Adriano, è il monumento di Roma che racchiude in sé la storia che la città ha vissuto e le vicende attraverso cui è passata. Posto sulla riva destra del Tevere, in una zona un tempo esposta alle inondazioni del fiume e denominata dai Romani ager vaticanus, il monumento è sopravvissuto ai fasti, agli scompigli, alle glorie e alle vicissitudini di Roma in un arco temporale amplissimo che abbraccia duemila anni. Modificato nei secoli, Castel Sant’Angelo ha subito numerosi trasformazioni, vedendone cambiato e alterato l’uso che ne veniva fatto. L’edificio è stato, infatti, un mausoleo, un baluardo difensivo, un carcere, una dimora rinascimentale ed infine un museo.
CASTEL SANT’ANGELO, LA STORIA
Il Mausoleo di Adriano cominciò ad essere chiamato Castel Sant’Angelo solo in un momento successivo alla sua edificazione. La nuova denominazione è dovuta ad una leggenda che narra dell’apparizione di San Michele. Nel 590 d.C. papa Gregorio Magno, in una città devastata dall’incuria, dalla carestia e dalla peste, decise di svolgere una processione per le vie di Roma per chiedere un’intercessione divina.
Quando i fedeli arrivarono all’altezza del Mausoleo di Adriano, l’arcangelo apparve in cielo nell’atto di riporre la spada fiammeggiante, ponendo fine alla pestilenza. Quell’avvenimento venne ricordato con l’apposizione della statua di San Michele sulla cima del mausoleo.
Il corso degli avvenimenti portò, poi, alla distruzione ed alla successiva sostituzione di nuove statue raffiguranti il santo, che via via vennero installate sul monumento. Quello che è possibile ammirare oggi è il sesto angelo collocato sopra Castel Sant’Angelo e fu realizzato in bronzo nel 1752. Le statue precedenti vennero distrutte dalle intemperie o dagli assalti degli eserciti nemici.
Iniziato a costruire intorno al 123 d.C. per volere dello stesso imperatore Adriano, il Mausoleo divenne alla sua morte un monumento funebre a lui dedicato, il luogo che doveva accogliere le sue spoglie e quelle della famiglia degli Antonini.
Il luogo prescelto fu quello degli Horti di Domizia, appartenenti all’Ager Vaticanus e posti in una zona di campagna, tanto che – per consentire un collegamento diretto tra il Mausoleo di Adriano e la zona di Campo Marzio – venne costruito un ponte, allora denominato Aelius (oggi ponte Sant’Angelo).
Castel Sant’Angelo e Ponte Sant’Angelo
DA MAUSOLEO A MUSEO
Il Mausoleo di Adriano cambiò per la prima volta la sua funzione durante la fine dell’Impero, quando Roma era direttamente minacciata dalle popolazioni barbariche. Nel 403, difatti, l’imperatore Onorio ne cambiò la destinazione, inglobandolo nelle Mura Aureliane e utilizzandolo come baluardo difensivo. E fece bene a proteggere la città imperiale perché il castello resse bene contro gli attacchi portati dai Visigoti (410 d.C.) e dai Vandali (455 d.C.).
Divenuta successivamente una dimora aristocratica, Castel Sant’Angelo legò la sua storia alla famiglia romana degli Orsini. Proprio grazie ad un suo componente divenuto papa con il nome di Niccolò III, Castel Sant’Angelo legò la sua storia a quella del papato. Questi, difatti, nel 1277 fece realizzare un corridoio di 800 metri che collegava il castello ai Palazzi Vaticani e che doveva servire al papa per fuggire in caso di tumulti ed assedi: il passetto di Borgo.
Passetto che dovette essere molto apprezzato da papa Alessandro VI e da papa Clemente VII quando lo utilizzarono alla fine del Quattrocento e all’inizio del Cinquecento per fuggire dagli eserciti nemici dei Francesi e dei Lanzichenecchi.
Sotto i vari pontefici che si susseguirono vennero realizzate poi opere di fortificazione della struttura e furono costruiti nuovi bastioni come la cinta poligonale.
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Nel corso del XVII secolo Castel Sant’Angelo cominciò ad essere utilizzato soprattutto come carcere e nelle sue celle furono tenuti in condizione di prigionia personaggi illustri. Qui vennero rinchiusi Benvenuto Cellini ed il conte di Cagliostro, oltre a numerosi patrioti. Qui venne condannato a morte Giordano Bruno ed eseguita la condanna a morte di Beatrice Cenci. È nel 1906 che il monumento venne trasformato in museo che oggi ospita collezioni donate da privati, ceramiche e mobili antichi.
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