Papa Celestino V, dopo appena cinque mesi di pontificato, prese la decisione di dimettersi e di rinunciare al soglio pontificio. Era il 1294 e la Chiesa di Roma si trovò ad affrontare una nuova elezione. In soli undici giorni venne designato il nuovo pontefice Bonifacio VIII, mentre il papa emerito fuggì verso l’amato Abruzzo, sul monte Morrone. Ecco la storia di questa clamorosa decisione.
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PIETRO L’EREMITA, IL FUTURO CELESTINO V
Nato nel 1209 da una famiglia umile, penultimo di ben dodici figli, il giovane Pietro Angelerio aveva le idee chiare sulla sua vita: diventare un eremita. Interessi nei confronti delle alte cariche ecclesiastiche, difatti, non ne ebbe mai. Così, in giovane età, decise di trasferirsi dal natìo Molise alle terre abruzzesi, in cerca di un’esistenza dedita all’ascesi e alla contemplazione.
Eremo di San Bartolomeo in Legio
Lasciato il gruppo della Maiella, nel 1234 si recò a Roma per essere consacrato sacerdote. Una volta presi i voti, tornò in Abruzzo stabilendosi definitivamente sul monte Morrone, nei pressi di Sulmona. E qui sarebbe rimasto se non fosse accaduto un gran guazzabuglio nato per l’elezione del papa che doveva succedere a Niccolò IV, morto nel 1292.
Come mai il candidato ideale divenne proprio un ottuagenario eremita che nulla aveva a che fare con i palazzi del potere e le alte sfere ecclesiastiche?
LA SUCCESSIONE A PAPA NICCOLO’ IV
Dalla morte dell’ultimo pontefice, e per più di due anni, si era protratta la guerra tra la famiglia Colonna e la famiglia Orsini. Ognuna delle due voleva prevalere sull’altra e le trattative tra le parti in causa non diedero i loro frutti. I cardinali divisi tra i due schieramenti non erano venuti a più miti consigli. A causa della situazione di stallo protrattasi per tutto quel tempo, cominciava a serpeggiare il timore che la mancata designazione del pontefice avrebbe danneggiato la Chiesa.
Per questo motivo gli undici cardinali, preposti all’elezione del nuovo papa, decisero di eleggere una figura nuova. Volendo abbracciare le nuove istanze di pauperismo proposte da molti credenti, i prelati pensarono bene di proporre una persona lontana dai fasti della Curia. La scelta cadde su un umile eremita avanti con l’età, una persona mite che avrebbe dovuto incarnare una Chiesa rivestita di un manto più austero.
La motivazione più terrena era che si doveva superare velocemente un’impasse che durava da troppo tempo e, contestualmente, rimandare lo scontro tra famiglie che si era venuto a creare. L’eremita, inoltre, appariva una figura facilmente manipolabile agli occhi dei porporati, essendo digiuno di esperienze di potere e di lotte intestine.
IL CONCLAVE
L’11 luglio 1294 i cardinali deputati alla elezione del nuovo pontefice, riuniti nel conclave, scrissero una lettera all’indirizzo dell’eremita con la quale lo informavano e, al contempo, lo supplicavano di farsi carico della Chiesa. Pietro Angelerio da Morrone, difatti, era stato scelto come successore di Niccolò IV.
Così gli undici cardinali inviarono al neo-eletto due pergamene, attualmente conservate negli Archivi Vaticani: il decreto di elezione e la lettera di supplica. I messaggeri, giunti a destinazione sei giorni dopo, portarono la notizia dell’elezione ad un Pietro incredulo, appesantito dall’età e dalla responsabilità che gli era stata conferita con quella carica.
PIETRO DIVENTA CELESTINO V
“Chi sono io per farmi carico di un così grande peso, di un così tanto potere? Io non sono in grado di salvare me stesso, come potrò salvare il mondo intero?” avrebbe detto dopo avere ricevuto la notizia della sua elezione. Ad agosto, in sella ad un asino, Pietro da Morrone scese verso L’Aquila per essere incoronato papa all’interno della basilica di Collemaggio. Ma il suo pontificato ebbe breve durata.
IL GRAN RIFIUTO
Sprovveduto ed incapace di fare fronte alle esigenze della Chiesa, il 13 dicembre 1294 formalizzò la sua rinuncia al pontificato, con le seguenti parole:” Io, Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta[…]”.
A lui probabilmente fa riferimento Dante nel terzo canto dell’Inferno, nella terzina 58-60:
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
Undici giorni dopo la sua abdicazione, il conclave elesse un nuovo papa: il Cardinale Benedetto Caetani, che prese il nome di Bonifacio VIII.
LA PERDONANZA DI CELESTINO V
La facciata della basilica di Collemaggio a L’Aquila
La celebrazione religiosa nota come Perdonanza venne istituita da papa Celestino V attraverso una bolla, nota come Bolla del Perdono, redatta il 29 settembre 1294. Il documento in pergamena, attualmente conservato nel Palazzo Civico de L’Aquila, concedeva un’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, pentiti e confessati, fossero entrati nella basilica di Collemaggio tra la sera del 28 e la sera del giorno successivo.
Un sorta di Giubileo con cadenza annuale, creato sei anni prima di quello ufficiale istituito nel 1300 da papa Bonifacio VIII. Ancora oggi si celebra l’evento con un corteo storico che raggiunge la basilica di Collemaggio. Al suo arrivo avviene l’apertura della Porta Santa.
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