Nello scenario naturalistico dei Monti Ceriti, su una sommità tufacea a nord di Cerveteri, si trova la necropoli della Banditaccia, la città dei morti costruita dagli Etruschi per seppellire in quel luogo i propri defunti. L’area archeologica è una delle più estese al mondo con una superficie in grado di ospitare circa duemila tombe, un luogo dedicato esclusivamente al culto dei morti e collegato all’acropoli tramite la Via degli Inferi.
Il popolo etrusco ancora oggi affascina per la sua provenienza enigmatica e per la lingua ancora da decifrare che non offre collegamenti con quelle finora conosciute.
LA NECROPOLI DI CERVETERI
La necropoli di Cerveteri si sviluppò a partire dal IX secolo a.C. in periodo villanoviano, così chiamato perché caratterizzato dalla presenza di questa civiltà non ancora identificata con altre popolazioni italiche ma che, secondo il Pallottino, sarebbe proprio da collegare alla prima fase di sviluppo della civiltà etrusca. La cultura di Villanova, infatti, si estendeva in un’area geografica che grosso modo nei secoli successivi sarebbe stata interessata dalla civiltà etrusca e che si caratterizzava per l’uso delle sepolture a incinerazione.
Di quel periodo rimangono le tombe più antiche dette a pozzo che ospitavano i vasi biconici utilizzati dai villanoviani per custodire le ceneri dei defunti. Nella zona dei Tumuletti Arcaici, dove si concentrano le sepolture più primitive, sono presenti anche i primi esempi di tombe a fossa che segnano un passaggio verso un nuovo tipo di seppellimento, quello dell’inumazione del defunto.
Il motivo è semplice, nasce il culto dei morti e si comincia a credere che dopo il trapasso ci sia una prosecuzione della vita. Per tale motivo le tombe cominciano ad essere realizzate ad immagine della casa, uno spazio comodo, talvolta con troni posti accanto ai giacigli, e riempite di oggetti utili nella quotidianità come coppe, ampolle, pettinini, armi, olii.
LA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA DAL VII AL V SECOLO A.C.
A partire dal VII secolo a.C., denominato periodo orientalizzante, cominciano a sorgere nell’area strutture funerarie imponenti, grandi tumuli sconosciuti alle altre civiltà mediterranee, costituiti da basamento circolare scavato nel tufo e in grado di ospitare al loro interno più tombe, dentro le quali vennero rinvenuti importanti e pregiati corredi funerari, il segno evidente che i defunti qui seppelliti appartenevano alle famiglie di rango. La Tomba della Capanna, il Tumulo Maroi ed il Tumulo Mengarelli ne costituiscono degli esempi importanti con la loro imponenza e monumentalità.
Nel VI secolo a. C., detto periodo arcaico, i tumuli circolari vedono ridurre le dimensioni ed inizia una standardizzazione planimetrica degli ambienti costituiti da un corridoio (dromos) e due celle dotate di arredamenti per così dire domestici. Ne è un notevole esempio la Tomba dei Capitelli.
Necropoli della Banditaccia, Tomba dei Capitelli (prima metà VI sec. A. C.)
A partire dal V secolo a.C. si comincia ad edificare una nuova tipologia di costruzioni adibite al seppellimento: le tombe a dado, in cui si comincia a delineare il gusto per il particolare e per la decorazione. Nella necropoli di Cerveteri questo tipo di tombe si trovano allineate lungo strade quali la via dei Monti Ceriti e la via dei Monti della Tolfa e sono la conseguenza della razionalizzazione degli spazi dovuta alla carenza di spazio all’interno della necropoli.
L’emergere di nuovi ceti in grado di acquistare uno spazio per la vita ultraterrena comporta un aumento delle richieste di nuove tombe. Le pietre utilizzate per le nuove strutture sono di differenti colori (macco e peperino) e tendono a giocare con la policromia mentre l’ambiente interno si restringe pur mantenendo due sale che, nei secoli successivi, vengono ridotte ad un’unica stanza fornita di colonne o di un pilastro centrale.
Cerveteri, tombe a dado
MUSEO ARCHEOLOGICO DI CERVETERI: IL CRATERE DI EUFRONIO
Nel borgo medievale di Cerveteri, a piazza Santa Maria, si trova il Museo Nazionale Archeologico Cerite, ospitato dal 1967 nel castello che un tempo era di proprietà della famiglia Ruspoli.
All’interno si trovano reperti che partono dal periodo villanoviano (IX secolo a.C.) ed arrivano alla tarda età ellenistica (III-II secolo a.C.) tra cui bracieri, coppe, vasi di bucchero, anfore.
Il cratere di Eufronio nel Museo Archeologico di Cerveteri
Il pezzo pregiato della collezione è senza ombra di dubbio il Cratere di Eufronio, che prende il nome dal ceramista greco che lo dipinse e testimonia l’intensa attività commerciale tra il popolo etrusco e quello greco con l’assimilazione di modelli culturali ellenici da parte del popolo tirrenico.
Il vaso databile al 510 a.C., sottratto illecitamente nel 1971 nella necropoli di Greppe Sant’Angelo, è tornato in Italia solo nel 2006 dopo una lunga vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto il nostro paese ed il Metropolitan Museum di New York che lo aveva acquistato per un milione di dollari.
Dal 2015 si trova stabilmente a Cerveteri e rappresenta un pezzo unico della ceramica attica a figure rosse. Sulla parte frontale è raffigurato un episodio tratto dall’Iliade che rappresenta la morte di Sarpedonte, sollevato dai gemelli Hypnos (Sonno) e Thanatos (Morte) per essere condotto nel luogo di sepoltura. Sul retro, invece, sono dipinti tre giovani che si stanno armando prima della battaglia. Un capolavoro che da solo merita la visita a Cerveteri.
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