Un giovane marinaio, Edmond Dantes, dal futuro radioso e che sta per sposare una bellissima ragazza che ama incondizionatamente da anni, viene improvvisamente accusato di collaborazionismo, di tramare per un possibile ritorno di Napoleone Bonaparte, confinato nella piccola isola d’Elba. Quella terribile e infamante calunnia, abilmente tessuta dal complesso inganno di uomini invidiosi e senza scrupoli, conduce il povero Dantes, arrestato proprio nel corso della sua festa di fidanzamento, nella tetra e buia prigione sull’isola di If, da cui difficilmente si esce vivi. In quel luogo di disperazione, di pianti silenziosi, di sconfortante amnesia, Dantes sarà sorretto solo dal desiderio di vendetta che animerà tutte le sue future azioni. Questa, in estrema sintesi, l’incipit della trama di un libro bellissimo: Il Conte di Montecristo.

IL CONTE DI MONTECRISTO, IL CAPOLAVORO DI A. DUMAS

L'isola di Montecristo

L’isola di Montecristo

Uscito dalla fervida penna di Alexandre Dumas, l’autore della saga dei Tre moschettieri, Il Conte di Montecristo fu pubblicato a puntate sul Journal des Debats fra il 1844 e il 1846, divenendo un vero e proprio caso editoriale. I francesi, infatti, letteralmente impazzirono, attendendo febbrilmente il nuovo numero del giornale per conoscere il districarsi delle infinite avventure di Dantes e della miriade di personaggi che affollano le pagine del romanzo di Dumas.

Uno dei segreti di questo romanzo è proprio da ricercare nell’avvincente trama che incolla il lettore fin dall’inizio. Una fitta rete di minuscoli fili che si intrecciano lentamente fra loro, storie che si dipanano in un perfetto e complesso gioco di incastri, alla fine del quale tutto magicamente torna. Personaggi sapientemente descritti, dal vivido spessore narrativo unico, come nel caso dell’abate Faria. Il vecchio compagno di cella di Dantes, che sbuca fuori da un tunnel pazientemente scavato da anni nella dura roccia e che sarà il vero artefice della trasformazione del giovane e ingenuo marinaio nel mitico Conte di Montecristo, è uno dei personaggi più riusciti non solo del libro ma anche della letteratura europea, un gregario che conduce silenzioso la volata del protagonista.

Per anni ho rimandato la lettura di questo libro solo e soltanto per la sua mole effettivamente non indifferente, oltre mille pagine. Mettete, dunque, da parte, questo facile e inutile pregiudizio e fatevi semplicemente rapire dal libro di Dumas e dalle decine di storie raccontate dalla felice mano di uno dei più grandi narratori di sempre.

Oggi, ossessionati dal tempo e dai ritmi che perfidamente impone, si fa mentalmente fatica a pensare anche solo di aprire una simile opera ma sarebbe un imperdonabile errore. Il Conte di Montecristo è un romanzo che regala l’emozione più bella che un libro possa donare: quella di estraniarsi da tutto e di immergersi nel mondo della fantasia. Un libro che magicamente porterà il fedele lettore dai lidi assolati di Marsiglia alle ammuffite celle di If, e poi ancora sull’inospitale isola di Montecristo e a Roma e, infine, nella Parigi di metà Ottocento.

Prendetevi allora almeno dieci minuti al giorno da dedicare alla lettura di questo classico della letteratura, un libro che, come accade solo per i veri capolavori, non sente il peso dei secoli. Ritagliatevi un piccolo lembo di tempo per vivere le decine di suggestioni che il romanzo di Dumas regala e credetemi vi dispiacerà, alla fine di questo avventuroso viaggio di parole, terminare la sua lettura. E allora, quel tempo rubato alla quotidianità, vi sembrerà davvero un bene caro, da custodire preziosamente.

Buona lettura.

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