Vestiti colorati, scarpe enormi, nasi rossi e sorrisi ampi caratterizzano chi nasce con lo scopo di farci sorridere e divertire, eppure alcuni sono terrorizzati dai clown. Una paura irrazionale e persistente, la fobia, che paralizza e fa percepire come minaccioso qualcosa che in realtà non lo è. O forse sì. La coulrofobia è il termine che definisce la paura nei confronti dei clown, sebbene non sia attualmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’origine della parola non è certa, forse deriva dal greco “Kolon”che significa trampoli, usati spesso dai pagliacci durante le loro esibizioni, oppure da “Cloyne” o “Clod” termini che indicano l’essere zuccone, rustico, stolto, una persona a cui manca il buon senso.

COULROFOBIA: PERCHE’ I CLOWN CI FANNO PAURA?

La coulrofobia, che scaturisce alla vista di un clown o persino al solo pensiero, fa sentire impauriti e traumatizzati. Per la psicologia questa irrazionale paura dei clown affonda le radici nel nostro bisogno atavico di riconoscere i nostri simili dalle caratteristiche del volto e dagli atteggiamenti che manifestano, per riuscire a decodificare emozioni e reazioni di chi abbiamo di fronte. Il clown con il suo sorriso forzatamente allargato oltre il naturale, la capigliatura dai colori sgargianti, gli occhi grandi, le mani e i piedi sproporzionati e i movimenti goffi e imprevedibili, fa scattare in noi un meccanismo di difesa, proprio perché riconosciamo in un’immagine familiare qualcosa che non va. E questo ci mette in allarme e un senso di inquietudine ci investe. Il timore di quello che può esserci sotto a un trucco così bizzarro e eccessivo ci fa pensare di essere ingannati. C’è da aggiungere, poi, che in noi esiste un’innata diffidenza verso chi si presenta sorridente senza alcun apparente motivo.

Dispettoso e imprevedibile, il clown provoca in chi lo guarda uno stato d’ansia perché solo lui sa cosa sta per farti. Uno studio condotto in un ospedale del Regno Unito mostrò come la decorazione di un reparto eseguita con immagini di pagliacci, anziché suscitare apprezzamenti positivi da parte degli ospiti del reparto (campione di 250 bambini in età compresa tra i 4 e i 16 anni), diede vita a reazioni negative.

La coulrofobia non è, tuttavia, esclusiva dei bambini, ne soffrono molti adulti. I sintomi variano dalla sudorazione, nausea, battito accelerato, pianto a sentimenti di paura, disagio o rabbia per trovarsi un luoghi in cui sono presenti i clown.

CLOWN HYSTERIA 

Cinema e romanzi hanno contribuito a intensificare la fobia, dando vita a personaggi tutt’altro che divertenti, come il terrificante pagliaccio che anima le pagine di “IT”, romanzo di Stephen King, che grande influenza avrà dalla metà degli anni Ottanta nella cultura di massa.

Nel 2016 dilagò dagli Stati Uniti all’Europa il fenomeno sociale della clown hysteria. Individui con intenzioni criminali o semplicemente di macabro divertimento, mascherati da clown apparivano in strade e parchi per delinquere o solo per terrorizzare i malcapitati. Alcuni casi furono registrati anche in Italia.

LA PAURA DEI CLOWN: DALLA FINZIONE ALLA REALTA’

Terrificante come l’entità maligna nel romanzo di Stephen king o criminale e psicotico come Joker in Batman, il clown trova il suo “antenato” nella figura medievale beffarda, e talvolta sinistra, del giullare di corte.

Il giullare, il pagliaccio o “il Matto” era lo scemo del villaggio (in realtà si trattava di veri professionisti con una buona cultura) a cui era permesso di deridere chiunque, persino il re. Poteva essere irriverente, blasfemo o osceno. Anche gli antropologi ci raccontano di una figura simile presso le tribù native americane, dove i “pagliacci” eseguivano atti sessuali davanti all’intera comunità.

Dal medioevo ai nostri giorni, il clown si riscopre, soprattutto negli ultimi decenni, protagonista nella letteratura e nella cinematografia horror, dove verrà consacrato a personificazione del male. Ma, come spesso si dice, la realtà può essere più spaventosa della fantasia.

Fonte di ispirazione per alcuni di questi personaggi, infatti, fu un prolifico serial killer statunitense, che amava travestirsi da clown, John Wayne Gacy.

JOHN WAYNE GACY: IL KILLER CLOWN

John Wayne Gacy, il killer clown

John Wayne Gacy, il killer clown

Passato alla storia con il soprannome di Killer Clown, tra il 1972 e il 1978 (anno della sua cattura) John Wayne Gacy rapì, torturò, sodomizzò e uccise 33 vittime, tra adolescenti e uomini, per poi seppellirli sotto la sua abitazione. Si presentava alle feste di bambini organizzate per beneficenza, travestito da clown, con il nome d’arte, da lui inventato, di “Pogo il clown”.

Amato dai bambini, molto socievole e cordiale con chi lo conosceva, John sembrava aver messo da parte un’infanzia e un’adolescenza terribili, caratterizzate da significativi abusi fisici e psicologici ad opera del padre alcolizzato e violento.

Segretamente omosessuale, era sposato e aveva due figli. Abile manager e direttore di imprese di ristorazione, era figura di spicco nella sua comunità cittadina. Divenne molto attivo nel settore sociale, tanto da diventare membro di un “Jolly Joker Clown Club”, dove, insieme agli altri membri, tutti mascherati da clown, si esibiva in manifestazioni di beneficenza intrattenendo bambini malati in ospedale, con il suo nome d’arte.

In seguito agli omicidi da lui commessi, venne catturato e condannato a morte per iniezione letale. Negli anni che rimase nel braccio della morte, Gacy dipinse numerose opere i cui soggetti erano soprattutto clown, ritratti con espressioni tristi o malinconiche. Alcune di queste opere erano autoritratti dove il Killer si presentava nelle vesti di Pogo.

Dopo la morte di Gacy, molti di questi ritratti furono messi all’asta e il ricavato devoluto in beneficenza.

Alcune opere furono acquistate al solo scopo di distruggerle da parte dell’acquirente, che le bruciò organizzando un falò dove tra i numerosissimi presenti, vi erano anche i famigliari delle vittime.

 

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