Al di sotto di Palazzo Valentini, attuale sede della Provincia di Roma e della Prefettura, si trova un’area archeologica straordinaria e riportata alla luce solo a partire dal 2005, quando sono iniziati i lavori di scavo e riqualificazione del complesso. Ad una profondità che varia dai cinque ai sette metri rispetto al piano di calpestìo, si trovano due dimore patrizie del IV secolo d.C. comprensive di un’area termale privata. Attraverso una ricostruzione multimediale di un’ora e mezza è possibile rivedere e comprendere la magnificenza delle Domus romane di Palazzo Valentini, in origine abitate da nobili romani che avevano stabilito la loro dimora a due passi dal Foro di Traiano.

PALAZZO VALENTINI ROMA: LE DOMUS ROMANE

Ingresso delle Domus Romane di Palazzo Valentini

Ingresso delle Domus Romane di Palazzo Valentini

Il percorso si snoda attraverso le fondamenta del cinquecentesco Palazzo Valentini ed i visitatori hanno il privilegio di camminare sospesi sul sito archeologico grazie all’installazione di una pavimentazione trasparente, artificio che consente di ammirare dal vivo i resti romani e, attraverso dei giochi di luce, di osservare la ricostruzione di quegli ambienti. Va ricordato che il sistema di approvvigionamento e smaltimento delle acque era appannaggio delle case dei ricchi e queste ne erano dotate.

La visita alle Domus romane di Palazzo Valentini inizia dal complesso termale di una domus di età imperiale in cui si trovava la palestra dotata di una grande piscina centrale ed una più piccola, un luogo in cui era possibile rilassarsi, chiacchierare e parlare di lavoro. Si prosegue, quindi, il percorso entrando nel laconicum, una sorta di sauna, in cui l’ambiente raggiungeva la temperatura di 50 gradi grazie ad una fornace posta al di sotto dell’area ed alimentata dalla legna che veniva continuamente bruciata dagli schiavi. I Romani avevano compreso bene l’importanza ed i benefici del rilassamento e della cura del corpo. Accanto a questa sala si trovavano le altre vasche delle terme: il calidarium, il tepidarium ed il frigidarium, ambienti con diverse temperature utilizzati per adattare il corpo al passaggio di calore.

Domus di Palazzo Valentini

Domus di Palazzo Valentini

DOMUS PALAZZO VALENTINI: COSA VEDERE

Le sale risultano alterate da muri medievali e rinascimentali costruiti nel corso dei secoli; è presente anche una strada medievale con i segni dei carri dell’epoca. La testa marmorea della dea Minerva (dea della Sapienza) è stata rinvenuta proprio nella stanza del frigidarium; si trattava di una statua del I secolo, dunque costituiva già un’antichità per quell’epoca. Quando gli archeologi hanno iniziato a lavorare per riportare alla luce quest’area delle terme private, hanno trovato la stanza piena di detriti dovuti al crollo del piano superiore. L’ipotesi avanzata dagli archeo-sismologi è che a Roma fosse avvenuto, forse nel 538 d.C., un terremoto. Si sono infatti ritrovati delle fratture orizzontali nelle lastre marmoree e delle tracce di un incendio scatenatosi  probabilmente dopo il sisma.

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Da qui si passa, quindi alla casa patrizia e si entra subito in uno dei salotti della domus, che presenta un pavimento policromo e delle pareti rivestite di marmi pregiati. La ricchezza degli ambienti doveva essere indiscutibile, qui i muri erano ricoperti di marmi e si aprivano delle absidi che probabilmente fungevano da nicchie, la cui funzione era quella di contenere statue. Gli archeologi, togliendo i detriti da questa domus romana, hanno trovato una porzione di strada romana in basolato (I secolo d.C.), una via cioè costituita da grandi blocchi di pietra spessi 30 centimetri e del peso che variava da 50 a 300 chili.

Ma in questa zona sono state rinvenute altre cose interessanti: due statue romane posizionate in mezzo ai detriti, usate per riempire il terreno prima della costruzione di palazzo Valentini. La domus, inoltre, aveva un piano superiore collegato a quello sottostante attraverso una scala monumentale con marmi policromi. Al piano superiore si trovavano le camere da letto, di dimensioni piuttosto ridotte. Le case patrizie, che raggiungevano qualche migliaio di metri quadri, erano dotate anche della biblioteca, luogo adibito allo studio ed alla lettura dei papiri, nonché di una grande cucina in cui venivano preparate le pietanze. Le stalle, invece, consentivano di riparare i cavalli ed i carri.

Si prosegue l’itinerario attraverso la seconda domus, contigua alla prima e con un salone rivestito da un pavimento con un mosaico dall’andamento geometrico e floreale, tagliato in due dal muro cinquecentesco del palazzo. Si è stimato che ci siano volute mezzo milione di tessere per realizzarlo, centinaia di migliaia di tasselli sapientemente installati dalle mani dei suoi realizzatori. Nella stanza adiacente al salone si trovava un altro mosaico con probabilmente un colonnato che si apriva ai giardini della casa.



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