Non lasciatevi fuorviare dal titolo. Non si tratta di uno di quei romanzi rosa che abbondano sugli scaffali di alcune librerie o in molte edicole. Eleanor Oliphant sta benissimo, opera prima di Gail Honeyman, è un bel romanzo, un libro ben scritto, una storia tutta da leggere.

“ELEANOR OLIPHANT STA BENISSIMO”, OPERA PRIMA DI GAIL HONEYMAN

La protagonista, come facilmente intuibile, è Eleanor Oliphant, una giovane donna di cui senza fretta il lettore conoscerà la storia. Il bello di questo romanzo, edito da Garzanti, sta proprio nel suo lento dipanarsi, nel suo mostrarsi timido, in un climax letterario di tutto rispetto, con tanto di sorpresa finale.

Eleonor è una ragazza che ha compiuto da poco trent’anni ma conduce “poca vita, sempre quella”.

Un’esistenza monotona, sempre uguale, scandita da rituali immutabili e privi di senso.

I pochi sfizi che si concede sono il cruciverba del Telegraph, qualche bicchierino di vodka da bere la sera guardando qualcosa in TV, e la consueta telefonata alla madre, rigorosamente di mercoledì.

Un giorno della settimana che è diventato, per colpa di quell’appuntamento telefonico, un incubo. Eleanor non sa cosa sia un cinema, un ristorante, un teatro, un concerto ma neppure una semplice uscita con un’amica.

La sua principale occupazione, oltre al lavoro, è quella di prendersi cura di Polly, una piantina, unica vera forma di vita con cui interagisca. In ufficio, dove lavora da nove anni, lei, per i colleghi, è letteralmente un fantasma.

Gail Honeyman

Gail Honeyman

Un nome su una scrivania, qualcuna a cui chiedere ogni tanto dei soldi per qualche colletta. Educata, profondamente ipocondriaca, colta e lavoratrice, Eleanor di fatto non vive, semplicemente sopravvive. Non ha amici, né parenti, ancor meno conoscenti.  Non le importa piacere, tanto meno interessare.

Eleanor non sa cosa significhi comprarsi un vestito alla moda o andare dal parrucchiere.

Ha una madre rinchiusa in prigione, con la quale intrattiene un rapporto esclusivamente telefonico e una cicatrice che le deturpa il viso rendendola invisibile.

Poi improvvisamente tutto cambia e in modo straordinario.

La sua vita viene totalmente stravolta ed Eleanor inizia a fare cose che mai aveva neppure minimamente immaginato. Conosce persone, cambia look, inizia semplicemente a vivere, uscendo dal suo guscio e accorgendosi che fuori il mondo non è poi così brutto. Eleanor Oliphant sta benissimo è un libro che sorprende per l’apparente linearità della storia ma anche per la qualità della scrittura.

Una storia che si srotola lentamente attraverso una scrittura efficace, curata e mai banale. Un romanzo che piace per la sua perfetta semplicità, che è anche la sua maggiore cifra stilistica.

Dalla pubblicazione lo scorso anno, Eleanor Oliphant sta benissimo è diventato un caso editoriale, con traduzioni in ben 35 lingue. Il New York Times lo ha giustamente definito «uno degli esordi più riusciti dell’anno».

Perché la cosa più incredibile di questo romanzo che è ironico e commovente al tempo stesso, è che si tratta di un’opera prima.

Gail Honeyman, pur amando da sempre la scrittura, l’aveva sempre vista come un sogno lontano, un palloncino colorato impossibile da afferrare. Poi è arrivata un’idea e quel sogno ha assunto i tratti di un libro e poi di un successo editoriale.

Un’idea scaturita dalla lettura di un articolo in cui una giovane donna, raccontava dei suoi weekend trascorsi in solitudine, come monotone pause fra le varie settimane lavorative. La solitudine, dunque, è  il tema centrale del libro, ma anche l’idea di partenza per scriverlo.

Un fenomeno normalmente associabile alle persone anziane e che invece nella nostra società, dominata dal virtuale e dal bisogno di apparire nonostante tutto e tutti, può riguardare anche una giovane ragazza.

Eleanor Oliphant sta benissimo ha impegnato moltissimo la sua autrice, un percorso di due anni, fatto di notti insonni, di pause pranzo utilizzate per scrivere. Una fatica ampiamente ripagata, prima ancora che dal successo, dalla consapevolezza di aver scritto un buon libro.

C’è da crederci che una simile storia possa a breve solleticare la fantasia di qualche produttore cinematografico perché Eleanor Oliphant sta benissimo, sarebbe anche un perfetto film.

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