Perché ci sono così tanti eremi celestiniani nella Majella? Quella abruzzese è una montagna sacra, una terra difficile, aspra eppure benedetta, il massiccio amato dai pastori, dai carbonai e dagli eremiti, è il corpo di Maja che qui si è adagiato, distrutta dalla perdita del figlio Ermes che diede il nome alla montagna presso la quale venne seppellito, il Gran Sasso, ancora oggi chiamato ‘il gigante’. Sua madre, addolorata da quella perdita, invece, si rifugiò su un altro massiccio poco distante da lì che prese poi il nome di Maiella.
Legata ai culti preistorici ed alle pitture rupestri la montagna sacra è stata la casa di monaci ed anacoreti che proprio qui durante il Medioevo trovarono la loro dimora ideale, alla ricerca del divino e della spiritualità che la Chiesa ufficiale aveva perduto.
Le sue vette che raggiungono i 2800 metri racchiudono paesaggi lunari costituiti da pietraie, pianori erbosi, ripide gole e torrenti che le attraversano. Luogo di spirito, di misticismo e di profonda riflessione interiore, il massiccio della Maiella venne scelto da due eremiti saliti poi al soglio pontificio: Dauferio divenuto papa Vittore III ed il più conosciuto Pietro da Morrone eletto al soglio pontificio con il nome di Celestino V.
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EREMI CELESTIANI NELLA MAJELLA
Il rapporto con la Montagna Madre caratterizzò tutta la vita di Pietro Angelerio (o da Morrone), nato in Molise, che appena ventenne, nel 1231, si mise in viaggio verso Roma per farsi consacrare sacerdote dal papa. Ma fu proprio una bufera di neve a farlo desistere e a cercare riparo proprio sulla Majella, dimorando inizialmente per tre anni presso una grotta del monte Palleno.
Da allora ebbe inizio la vita eremitica del giovane che si spostò lungo la montagna alla ricerca di luoghi sempre più nascosti dove non essere disturbato dai pellegrini che lo andavano cercando con lo scopo di conoscerlo e manifestargli la proprio fede. Divenuto prete, infatti, decise di dimorare presso una grotta del monte Morrone e successivamente presso la valle di Roccamorice.
Partiamo, dunque, alla scoperta degli eremi celestiniani nella Majella.
EREMI CELESTIANI DI S. BARTOLOMEO IN LEGIO E SANTO SPIRITO A MAJELLA
Eremo di San Bartolomeo in Legio
Abbiamo pensato di andare alla scoperta di alcuni di questi eremi celestiniani lungo i sentieri della Majella per far conoscere questi posti unici. Si tratta di luoghi dello spirito nonché di luoghi di montagna per cui si raccomanda sempre di avere un comportamento moderato e rispettoso della natura. Noi talvolta non lo abbiamo trovato.
Il primo eremo che consigliamo di visitare è quello di San Bartolomeo in Legio che si raggiunge attraverso un sentiero percorribile in 25-30 minuti, scendendo lungo il vallone di Santo Spirito. Siamo nel comune di Roccamorice, il versante pescarese della montagna, ed in località Macchie di Coco si abbandona la macchina per iniziare il percorso. L’eremo costruito da Pietro da Morrone si trova a 600 metri di altitudine ed è interamente scavato nella roccia, in un contesto naturalistico davvero meraviglioso.
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Poco distante da questo luogo di preghiera se ne trova un altro, posizionato ad un’altezza più elevata (1132 metri), si tratta di Santo Spirito a Majella (foto iniziale), raggiungibile anche in macchina. L’eremo, costruito sotto una roccia, venne realizzato probabilmente intorno all’anno Mille e ristrutturato da Pietro da Morrone nella metà del Duecento.
EREMI DI SANT’ONOFRIO AL MORRONE E DI SAN GIOVANNI ALL’ORFENTO
Eremo di Sant’Onofrio al Morrone
Sul versante meridionale della Maiella, nel comune di Sulmona, si trova invece l’eremo di Sant’Onofrio dove Pietro da Morrone si trasferì nel 1293 e dove nel luglio dell’anno successivo ricevette da parte di tre ecclesiastici partiti da Roma la notizia di essere stato prescelto come papa. È possibile raggiungere questo suggestivo luogo percorrendo in circa venti minuti un sentiero che conduce all’entrata dell’eremo. Il luogo di pellegrinaggio è letteralmente incastonato nella montagna e dal suo terrazzo si può guardare la città di Sulmona.
Eremo di San Giovanni all’Orfento
Nella valle dell’Orfento infine si trova l’ultimi degli eremi celestiniani, quello di San Giovanni, il più affascinante e il più difficile da raggiungere, adatto solo a chi ha coraggio e non soffre di vertigini. L’accesso all’eremo infatti è difficoltoso e consigliabile soltanto a quanti hanno dimestichezza con l’esposizione. Una scalinata conduce ad una cengia lunga 16 metri che via via si restringe tanto da dovere negli ultimi 3 metri strisciare a pancia in giù lungo la roccia. Per visitare la valle bisogna munirsi del permesso rilasciato dal Corpo Forestale di Caramanico Terme.
Il Parco Nazionale della Majella offre la possibilità di mettersi in viaggio sulle tracce di Celestino V percorrendo un trekking della durata di quattro giorni per una lunghezza complessiva di 73,8 km. L’inizio del trekking è presso la sede operativa del Parco dell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone a Sulmona ed ha termine all’Abbazia di San Liberatore a Maiella di Serramonacesca.
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