L’eremo di Poggio Conte, situato nell’alto Lazio, è uno dei tanti romitori sorti dopo l’anno Mille, con lo scopo di vivere secondo i dettami evangelici. Nati soprattutto nelle vicinanze dei confini tra Stati e nei luoghi di frontiera, questi posti suggestivi raccontano della vita dura che qui si conduceva. Antichi siti, un tempo abitati da altre popolazioni, vennero così riadattati e trasformati. Uno di questi eremi, avvolto dalla vegetazione e pieno di straordinaria bellezza, si trova nella Valle del Fiora. L’eremo di Poggio Conte, nel comune di Ischia di Castro (Viterbo) emana un profondo senso di spiritualità e un bisogno assoluto di solitudine e di meditazione da parte dell’uomo.
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EREMO DI POGGIO CONTE, COSA VEDERE
Eremo di Poggio Conte, volta a crociera
Nella località in cui sorge l’eremo di Poggio Conte e nel territorio circostante della alto Lazio sono stati rinvenuti numerosissimi resti risalenti all’epoca etruscha. La Tuscia, che prende il nome proprio dalla presenza di questo antico popolo, è ricco di siti archeologici, di necropoli e di ambienti suggestivi. Basti ricordare la splendida necropoli di Monterozzi a Tarquinia, quella di San Giuliano a Barbarano Romano o quella di Pian del Vescovo a Blera. A queste si possono aggiungere l’affascinante città dei morti di Norchia e l’antica città etrusco-romana di Vulci immersa nella Maremma Laziale.
Anche a Poggio Conte, a pochi chilometri dal confine toscano, in un territorio di straordinaria bellezza in cui scorre il fiume Fiora, si sono ritrovati resti del popolo etrusco e, così come altrove, si ritiene che preesistenti tombe a camera intagliate nelle pareti tufacee e grandi colombari siano stati recuperati in epoca medievale ed adibiti ad alloggio per i monaci.
L’eremo di Poggio Conte, anche detto di San Colombano, si trovava in prossimità della dogana tra i territori pontifici e la Toscana. Le prime tracce scritte del sito si riscontrano in una antica carta risalente al 1027 ma, con molta probabilità, è nel corso dei secoli XII-XIII che il romitorio fu abbellito architettonicamente e pittoricamente.
Eremo di Poggio Conte, interno della chiesa
In contrasto aperto con l’opulenza della Chiesa romana, a partire dell’anno Mille si fece strada l’esigenza di abbracciare una vita spirituale pura ed ascetica, lontana dai fasti e dagli intrighi della Curia.
L’adozione di questi nuovi modelli di vita diede il via a forme di fede radicali e a scelte consapevoli di allontanamento dalla società. Le enormi ricchezze della gerarchia pontificia venivano così dimenticate in questi luoghi di venerazione del Divino e della Natura. Sotto la spinta del monachesimo occidentale, che ha preso avvio con la figura di San Benedetto da Norcia, si sono andati via via riadattando antiche strutture rupestri.
L’eremo di Poggio Conte, così come il vicino eremo di Ripatonna Cicognina, dipendeva probabilmente dall’abbazia benedettina di San Colombano, e sorgeva in prossimità della Via Clodia, antica strada etrusca poi ripresa e riadattata dal popolo romano per collegare l’Urbe con la Tuscia e Saturnia.
L’eremo si presenta ancora oggi a strapiombo sulla vegetazione sottostante, avvolto da un bosco rigoglioso. La chiesa rupestre, a cui si accede da un portale sovrastato da un foro, è costituita da due ambienti affrescati arricchiti da pilastri, montanti, capitelli. Colonnine ricavate dal tufo sostengono la copertura di questa chiesa abbellita da un altare e da una cattedra vescovile.
Il sentiero che porta all’eremo di Poggio Conte
Le pareti della chiesa sono affrescate con motivi floreali e geometrici di colore rosso, ocra, nero e azzurro. Decorazioni davvero insolite per una chiesa cristiana.
È proprio per questo motivo che gli studiosi ritengono che il sito dell’eremo, almeno all’inizio della sua storia, nel XII secolo, sia appartenuto all’Ordine dei Templari e che, successivamente, con la loro soppressione nel 1312, sia stato modificato attraverso una ristrutturazione della volta.
A suffragare questa ipotesi suggestiva, oltre alle numerose decorazioni naturalistiche, vi sarebbe la collocazione dell’eremo. Poco distante da qui infatti si trovava la Via Clodia che, come tutte le vie di comunicazione, doveva essere controllata e protetta dall’Ordine.
Nelle dodici nicchie della chiesa erano presenti affreschi degli apostoli ritratti in vari atteggiamenti. Nel 1964 ne furono trafugati sei, i restanti si trovano esposti al Museo Civico di Ischia di Castro (VT).
Immagine di Cristo, particolare all’interno dell’eremo di Poggio Conte
COME ARRIVARE ALL’EREMO
Per arrivare all’eremo di Poggio Conte occorre percorrere la Strada Provinciale nr.109 e parcheggiare in prossimità della strada sterrata che si trova a circa 20 chilometri da Ischia di Castro (direzione Manciano). Dopo avere lasciato il veicolo, percorrete la carrareccia in discesa che diventa poi un evidente sentiero. Proseguite lungo i campi che costeggiano il fiume Fiora e, dopo avere superato dei rigagnoli ed un cancello, addentratevi nel bosco. Attraverso dei gradini in legno vi ritroverete all’interno di una bellissima gola. Sul fondo appare una parete tufacea a strapiombo ed una cascata, che rende il posto irreale (45 minuti). Sulla sinistra si trovano la chiesa e la dimora dell’eremo, probabilmente abitata da un solo monaco.
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