Giordano Bruno è stato filosofo, viaggiatore, scrittore, pensatore e soprattutto sacerdote domenicano. Le sue convinzioni e la fedeltà alle sue idee lo videro osteggiato dalla Chiesa, dai luterani, dai calvinisti, dagli anglicani. Fu un intellettuale europeo a tutto tondo: tenne lezioni all’università di Oxford, fu correttore di bozze a Ginevra e soprattutto si fece portavoce di una nova filosofia in cui venivano indagati, con animo ed occhi rinnovati, la natura ed il mondo esterno in cui viveva l’uomo. Quello che lo muoveva era l’elaborazione di un nuovo concetto di religione svincolato dalle fedi che venivano professate.
IL PENSIERO DI GIORDANO BRUNO
Nato a Nola nel 1548, Giordano Bruno entra nel convento di San Domenico Maggiore quando ha ancora 17 anni. Dopo essere divenuto sacerdote iniziano i primi contrasti con la Chiesa: la dottrina e la teologia del domenicano si scontrano ferocemente con quanto professato dalla fede cattolica. Inizia così un periodo lungo di vagabondaggio in Europa che vede Giordano Bruno muoversi attraverso la Svizzera, la Francia, l’Inghilterra, la Germania.
Tenta in ogni paese di affermare il principio della verità troppo spesso offuscata e oscurata dalla barbarie, quell‘eroico furore, come lo chiama, che è portatore di amore per ciò che è vero. E per farsi ascoltare scrive.
Tra il 1582 ed il 1591 elabora testi rivoluzionari per quel periodo, concetti che vengono espressi sia nel latino del pubblico accademico che nel volgare della lingua parlata. Il concetto di infinito rappresenta il pensiero più originale della filosofia e del pensiero di Giordano Bruno.
Il domenicano si spinge ben oltre le teorie copernicane, formulando il principio di un universo ‘infinito, immobile’ di cui ‘invano si cerca il centro o la circonferenza’, una cosmologia che non solo accoglie la tesi eliocentrica ma si allarga alla formulazione di un mondo infinito, senza centro, costituito da illimitati sistemi solari. Una visione laica, nuova, in cui viene rigettata ogni narrazione geocentrica o antropocentrica. Bruno scardina anche la teoria della creazione riconoscendo che la materia non è generata da Dio perché la divinità stessa è dentro di essa.
LA CONDANNA AL ROGO
Giordano Bruno. A destra la statua a Campo de’ Fiori
‘Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla’ dice ai suoi accusatori Giordano Bruno prima dell’annuncio della sentenza che lo porterà al rogo.
Tornato in Italia nel 1591 per insegnare la mnemotecnica al nobile veneziano Giovanni Mocenigo viene da questi denunciato alla Santa Inquisizione per blasfemia ed oltraggio alla religione. Incarcerato presso il Sant’Uffizio a Roma preferisce morire anziché abiurare, confermando ancora una volta il suo temperamento pugnace e battagliero.
Giordano Bruno si rifiuta di disconoscere l’infinità dell’universo, la sfericità della Terra, la non creazione della materia, l’eliocentrismo, la mortalità dell’anima. L’8 febbraio 1600 assiste inginocchiato alla pronuncia della sentenza di condanna e, nove giorni dopo, viene condotto in Piazza Campo de’ Fiori. Legato ad un palo, denudato, dopo avere rinunciato ai sacramenti, viene arso vivo e le sue ceneri vengono gettate nel fiume Tevere. Sul luogo dell’efferata esecuzione si trova oggi un monumento realizzato nel 1889 da Ettore Ferrari. La statua ritrae un Giordano Bruno con lo sguardo rivolto verso il basso e le mani incrociate che stringono un libro.
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