Andrea Perinelli ha tre grandi passioni: la Capoeira, di cui è un apprezzato maestro, il Brasile e i viaggi che, però, non sono propriamente classificabili nella categoria normali. Perché viaggiare, per Andrea, è un’esperienza da vivere pienamente, con tutti i sensi. Uno di questi viaggi non “normali” lo ha compiuto dal 30 marzo al 12 aprile 2016: in bici verso Santiago de Compostela partendo da Lisbona, più di seicento chilometri fra vie impervie, strade statali, dolci pianure e ripide colline, solo con la bicicletta verso la meta sognata. Lo abbiamo intervistato.


DA LISBONA A SANTIAGO IN BICI

Come è nata l’idea di fare il cammino di Santiago, oltretutto in bicicletta?

È nata prima l’idea di fare un viaggio in bicicletta, un mezzo che amo fin da bambino, poi è venuta quella di andare a Santiago, ma da Lisbona, attraversando, quindi, buona parte del Portogallo, un paese che non avevo mai visitato, pur conoscendo bene la lingua. Onestamente nella scelta della meta non ha prevalso una spinta di tipo religioso, piuttosto quella di dare un senso alle mie pedalate.

Perché hai deciso di fare il viaggio da solo?

Sulle prime ho pensato di compiere il viaggio in compagnia di un mio amico, l’unico tanto matto da potermi supportare in una simile impresa, poi, però, la sua impossibilità a farlo mi ha fatto pensare all’opportunità di realizzare il viaggio da solo e ho fatto la scelta migliore della mia vita.

Andrea e la sua bici fino a Santiago

Andrea e la sua bici fino a Santiago

In media quanti chilometri facevi al giorno e quali sono state le principali difficoltà in cui ti sei imbattuto?

In media percorrevo giornalmente circa sessanta chilometri, suddivisi fra mattina e primo pomeriggio, perché dalle 17 in poi, con il buio, pedalare diventava onestamente pericoloso. Quanto alle difficoltà incontrate, devo dire che non sono state poche, di certo più di quante ne avessi ipotizzate. Alla difficoltà ricorrente di arrivare giornalmente alla meta prefissata, rispettando così il ruolino di marcia, avevo diviso in fase di programmazione il viaggio in undici tappe, si sono aggiunti ostacoli prevedibili e altri decisamente meno. Fra i primi senza dubbio la pioggia. Non sono stato molto fortunato con le condizioni meteo, ha piovuto spesso, ma il quarto giorno è stato terribile. La pioggia, infatti, mi ha seguito fedelmente da quando sono uscito dalla caserma dei pompieri di Alvaiazere (spesso i pellegrini dormono nelle caserme dei “bombeiros”) all’arrivo all’albergo di Coimbra dove ho trascorso il pomeriggio e la sera ad asciugare i vestiti con il phon.

Quanto agli ostacoli imprevisti certamente il peggiore è stato l’incidente con una macchina il quinto giorno di viaggio che ha seriamente danneggiato la mia bicicletta.  Arrivare alla meta finale con il telaio piegato non è stato semplice, oltretutto avevo anche riportato una fastidiosa lussazione alla spalla che mi ha fatto penare e non poco nei giorni successivi.

Quali sono stati i posti più belli in cui ti sei imbattuto durante il viaggio?

Il Portogallo è tutto bello, per cui mi riesce francamente difficile indicare un posto piuttosto che un altro. Le città, come i piccoli paesi, sono oggettivamente molto suggestivi ma è la natura, sorprendentemente selvaggia, ad aver catturato la mia attenzione, suscitando emozioni bellissime. Il mio percorso, purtroppo, non è sempre stato lungo il cammino dei pellegrini perché pedalare sul fango è assai pesante e così, più di una volta sono stato costretto a percorrere la strada statale. In entrambi i casi, tuttavia, ho avuto la possibilità di immergermi in luoghi incantevoli, attraversando posti in cui l’unica colonna sonora era un silenzio quasi surreale, rotto solo dal battito accelerato del mio cuore e allora, per assaporare meglio quella musica, mi fermavo per udire il suono del vento, per guardare gli animali allo stato brado, per farmi rapire da tutto ciò che mi circondava.

Sul piano umano cosa hai riportato con te a Roma?  

Tantissime emozioni, come la cordialità e la disponibilità della gente, fotografie che sfoglierò spesso perché sono fra le più belle mai scattate. Un viaggio del genere ti fortifica ma può anche demoralizzarti se non sei pronto ad affrontare e risolvere i problemi e gli imprevisti in poco tempo. Arrivare alla fine di ogni giornata, per me, voleva dire mettere un bel mattone sul muro della mia autostima e aiutava la mia mente ed il mio corpo a prepararsi ad affrontare la giornata successiva. Sono una persona che si emoziona molto, non nascondo di aver pianto e riso da solo più volte, a volte anche nello stesso tempo, come quando sono arrivato davanti alla cattedrale di Compostela. Ho conosciuto tante persone di diverse nazionalità lungo il mio cammino, e ognuna mi ha aiutato, a modo proprio, ad andare avanti e spero anche io di essere stato utile a loro come lo sono stati con me. Ho ritrovato la voglia di parlare con le persone, senza nascondersi dietro un tablet o uno smartphone, di osservare i volti dei miei interlocutori mentre raccontano il loro cammino, riconoscendomi nei loro racconti e in quegli istanti, con il cuor pieno di una gioia infinita, non ero più solo.

Quali sono i consigli che ti sentiresti di dare a chi volesse fare un’esperienza simile alla tua?

Non sono un viaggiatore così esperto, i miei consigli provengono dagli sbagli fatti in questo e in altri viaggi precedenti; tuttavia posso affermare con certezza che intraprendere un’avventura come questa è un’esperienza unica che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, dovrebbe assolutamente fare. E allora consiglio di buttarsi, di lasciarsi andare alle sensazioni e alle emozioni, senza pensare troppo, come ho fatto io che, in modo spensierato, ho intrapreso qualcosa che è iniziato come un viaggio, è divenuto strada facendo un’avventura, e si concluso come un’indimenticabile impresa.

Il tuo prossimo viaggio?

Naturalmente in Brasile ma questa volta, a differenza delle scorse volte, con la mia compagna. Condividiamo la stessa passione per questo paese e per la capoeira e passeremo il capodanno a Rio de Janeiro, poi andremo a trovare un nostro amico Maestro di capoeira a Santos, risalendo di nuovo verso Rio, fermandoci in alcune città qua e là, insomma fedele al principio a me caro del “di chi si ferma è perduto.”

Grazie Andrea per le emozioni che ci hai regalato e che dire… buon viaggio.

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