Nel basso Lazio, nel cuore della Ciociaria, sorge un paese particolare nel suo genere, un borgo che si apre e si taglia in due tra le rive di un fiume e delle sue cascate impetuose: Isola del Liri.

COSA VEDERE A ISOLA DEL LIRI

Quando lo storiografo tedesco Ferdinand Gregorovius vi arrivò a cavallo nel 1859 lo descrisse in questo modo: ‘Ad Isola v’è una rumoreggiante cascata d’acqua, una solenne ombra di salici chini sul fiume, una splendida vegetazione. […] Il bel fiume dal rapido corso smeraldo, rumoreggiando impetuoso si precipita sull’isola, cioè nel paese stesso, in forma di cascata. E la cascata si origina da una roccia alta 80 piedi, sulla cui cima torreggiano le ruine di un antico castello‘. Lo studioso, giunto alla dogana romana, aveva oltrepassato il confine tra lo Stato Pontificio ed il regno di Napoli e si era trovato davanti alle cascate e al castello di Isola del Liri.

IL CASTELLO DI ISOLA DEL LIRI

Castellum Insulae, questo era un tempo il nome della fortezza posta sulle cascate e che fu citata per la prima volta in un documento pontificio del 1100: la bolla papale di Pasquale II che elencava il castello di Isola del Liri tra i possedimenti della diocesi di Sora. Il maniero, appartenuto alla famiglia Della Rovere fino al 1579, fu acquistato in quello stesso anno da papa Gregorio XIII che lo donò a suo figlio naturale, Giacomo Boncompagni, divenuto duca di Sora e di Arce. Nel 1796 il ducato di Sora venne venduto al re di Napoli ed il castello divenne residenza reale.

Il castello e la cascata di Isola del Liri

Scorci di Isola del Liri (foto: Susanna Spada)

La vita nuova del castello iniziò nell’Ottocento quando ad Isola si stabilì Charles Lefèbvre, arrivato qui con Murat e poi rimasto sotto i Borbone. Il francese ebbe l’intuizione di comprare una piccola fabbrica dove installò una nuova macchina inglese che generava meccanicamente la carta, che da quel momento venne esportata in tutta Europa. Nell’arco di vent’anni sul territorio vennero aperte altre fabbriche per la produzione della carta, rendendo il paese una potenza industriale. Anche il castello nell’Ottocento venne utilizzato con questo scopo: i suoi saloni furono adibiti ad opificio laniero.

IL FIUME LIRI E LA PRODUZIONE DELLA CARTA

Il fiume Liri, che caratterizza questo angolo di Lazio, nasce in Abruzzo e percorre più di cento chilometri per giungere al confine con la Campania, dove riceve le acque del fiume Gari, assumendo il nome di Garigliano. Citato e ricordato da Orazio come il taciturnus amnis, da Marziale come il Caeruleus Liris e da Dante come il Verde, il corso d’acqua è stato per secoli linea di confine, sbarramento e barriera naturale tra due stati, il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio.

Isola del Liri in Ciociaria

Isola del Liri in Ciociaria (foto: Susanna Spada)

Ancora oggi è il fiume Liri a caratterizzare il panorama di questo borgo ciociaro a metà strada tra Sora ed Arpino. Il corso d’acqua è stato ed è ancora oggi l’elemento essenziale e caratterizzante del paese di Isola del Liri; ha fornito per secoli pesce alla popolazione, ha consentito il pascolo delle greggi ed ha permesso la costruzione di fabbriche lungo il suo corso.

LE CASCATE DI ISOLA DEL LIRI

Oggi esattamente come allora il Liri si divide all’altezza del castello Boncompagni-Viscogliosi formando due cascate: la cascata Grande che precipita per 28 metri e la cascata del Valcatoio. È proprio questa contaminazione di natura e di opere architettoniche, questa mistione di acqua e pietra nel cuore di un paese a creare meraviglia ed incanto in chi si sofferma davanti a questo spettacolo naturale.

La cascata di Isola del Liri nel Basso Lazio

La Cascata Grande di Isola del Liri (foto: Susanna Spada)

La popolazione di Isola del Liri ha sempre amato il suo fiume, salvaguardandolo e difendendolo da progettazioni e lavori che prevedevano l’apertura di nuovi canali. Già nell’Ottocento, infatti, gli isolani scesero in piazza per proteggere le loro acque e lo fecero nuovamente il 29 luglio 1958 quando venne indetto uno sciopero per tutelare il Liri. Così la popolazione ha voluto ringraziare il proprio fiume e le due cascate a cui  ha sempre attribuito proprietà benefiche, caratteristiche precipue di quelle acque che hanno tenuto lontano malattie come la malaria, il colera, il vaiolo che invece avevano attecchito nelle zone limitrofe.

Acque che hanno donato ed assicurato lavoro e salute. Al fiume, proprio per questo, si perdonano ancora oggi gli eccessi e le bizzarrie di quando fuoriesce, ricoprendo le vie della cittadina laziale.

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