Ogni mattina Jean-Claude Romand si prepara per andare a lavoro. Tutti (i suoi familiari, i suoi amici e i suoi conoscenti) credono che si rechi all’OMS, dove svolge il suo incarico prestigioso. Lui è un medico di successo e la sua è una carriera brillante. Ma le cose non stanno proprio così. Il suo incarico non esiste. Il suo titolo di medico non esiste. È tutto finto, è solo una menzogna. Una vita costruita su bugie. Una vita immaginaria, piena e appagante, che serve a nascondere quella reale, di un uomo che ha fallito e ha preferito inventarsi una vita piuttosto che vivere la sua, con esiti inimmaginabili e distruttivi. Un clamoroso caso di pseudologia fantastica.
JEAN-CLAUDE ROMAND: UN CASO DI PSEUDOLOGIA FANTASTICA
Jean-Claude Romand nasce a Lons-le-Saunier, in Francia, nel febbraio del ’54. Studente per nulla brillante nelle scuole secondarie, si iscrive al primo anno di Medicina, ma fallisce l’esame di ammissione al secondo anno di università perché diserta la prova. I suoi genitori gli chiedono come è andata e lui, senza esitazioni, afferma di averla superata.
Questo è anche il periodo in cui conosce Florence Cloret, sua cugina di grado lontano, e se ne innamora. Ma lei non lo ricambia. Siamo nel 1975, l’anno in cui inizia la vita parallela di Jean-Claude Romand, fatta di bugie e mistificazioni.
Dal 1975 al 1986 si iscrive ben dieci volte all’esame del secondo anno di Medicina, per poter produrre la documentazione che attesti la sua vita universitaria. Durante il terzo anno, una forte depressione si impadronisce di lui e si chiude nel suo alloggio. Un suo caro amico lo cerca, lo interroga, lo pressa e Jean-Claude, anziché confessare, coglie l’occasione per giustificarsi con una nuova menzogna: è malato di cancro. Ha il linfoma di Hodgkin. Questa menzogna lo aiuta ad evitare domande difficili da gestire.
Si sa che i problemi di salute muovono la compassione e gli animi e questo gioca a favore di Jean-Claude, che riesce ad avvicinare anche Florence, fino a farsi sposare da lei nel 1980. La coppia avrà due bambini.
Ma una carriera universitaria porta alla laurea. E Jean-Claude finge di prendere anche quella. Inventarsi una carriera di medico non è semplicissimo. Aprirsi uno studio proprio, riuscire a districarsi nell’iter burocratico… troppo complesso. Allora il finto medico si inventa un incarico di tutto rispetto. È stato assunto all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Durante gli anni dell’Università e successivamente, l’uomo attinge continuamente ai conti dei genitori e inizia a contrarre debiti. Debiti ingenti. Con tutti. Anche con l’amante, che arriva a prestargli una cifra altissima: 900.000 franchi.
QUANDO LE BUGIE SI IMPOSSESSANO DELLA TUA VITA
Jean-Claude Romand e le sue vittime
Ma i debiti sono anche altri, inimmaginabili. Infatti Jean-Claude non si inventa solo il suo incarico all’OMS, ma anche una cattedra universitaria, di cui è titolare e poi anche un ruolo da ricercatore. Chiede ad amici e familiari di investire nelle sue ricerche e li convince, persino, a versare enormi somme di denaro in una banca svizzera, promettendo redditizi investimenti. Un castello di bugie. Che inizia a scricchiolare.
L’amante, dentista affermata, gli chiede indietro i soldi investiti. La moglie inizia a sospettare, gli amici anche… e Jean-Claude capisce di essere con le spalle al muro.
Una mattina invece di andare al suo finto posto di lavoro, va a comprare un vero fucile e una tanica di benzina. Non può affrontare tutti. Non può affrontare la vergogna e l’umiliazione. E poi i creditori, i parenti, gli amici reclamano i prestiti e Jean-Claude non potrebbe rimborsarli neanche in una vita intera.
La sera uccide la moglie. Le sfonda il cranio colpendola con un mattarello. Il giorno dopo uccide a sangue freddo i loro due bambini, Caroline di 7 anni e Antoine di 5 anni. Poi si dirige a casa dei suoi genitori e apre il fuoco sulla madre e il padre. Uccide anche il cane della coppia.
Rimane solo una persona che mina la sua tranquillità e la sua credibilità, Chantal Delalande, la sua amante. Va da lei e prova a strangolarla ma non ci riesce. L’unico modo per uscirne è giustificarsi con la scusa del tumore che lo affliggerebbe. È il tumore che lo porta ad avere raptus di follia. Implora il suo perdono e torna a casa. Incendia la sua abitazione con dentro i corpi dei suoi cari ormai privi di vita. E tenta di suicidarsi. Ma non è un vero suicidio… Infatti ingerisce un flacone di barbiturici scaduti. Sopravvive. Finto persino il suicidio.
Il castello di bugie è crollato e gli investigatori riescono subito a incriminarlo. Sono passati 26 anni da allora e la Corte d’appello di Bourges, dopo una condanna di ergastolo, ha deciso di concedere la libertà vigilata a Jean-Claude Romand. D’altronde lui è un carcerato modello. Mite e tranquillo, proprio come è stato durante la sua vita, prima che tutto crollasse.
Sul perché l’uomo abbia dato vita a questa “follia” che ha avuto un esito disastroso, abbiamo solo la sua spiegazione, fornita durante gli interrogatori: “Quando non posso aggirare l’ostacolo, lo elimino”.
Entro il 28 giugno 2019 uscirà con l’obbligo del braccialetto elettronico per due anni.
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