L’8 settembre 2009 moriva a Montecarlo Mike Bongiorno, uno dei volti più celebri della televisione italiana, il conduttore venuto dall’America, colui che ha fatto la storia del più importante media del secolo scorso.

Mike Bongiorno ha condotto decine di trasmissioni di successo ma una, più di tutte, ha davvero lasciato un segno indelebile: Lascia o raddoppia? Questa è la storia di una trasmissione che ha fatto scuola, del primo storico quiz della televisione italiana, un fenomeno non solo mediatico ma anche sociale e culturale.

LASCIA O RADDOPPIA? L’EDIZIONE CULT CON MIKE BONGIORNO

La nostra storia inizia nei primi anni Cinquanta del secolo scorso quando, un curioso elettrodomestico venuto dall’America, inizia a fare innamorare gli italiani.

La guerra è alle spalle e il benessere comincia a fare capolino nelle case di molti connazionali. Il simbolo di questa inaspettata ricchezza è rappresentato anche e soprattutto dalla televisione.

Come per altri oggetti di consumo, anche questo arriva dalla lontana America e si diffonde rapidamente nel nostro tessuto sociale per la sostanziale assenza, come ricorda lo storico Franco Monteleone, «di una forte cultura nazionale, di forti e radicati sedimenti nella coscienza e nella tradizione italiana che potessero fare da filtro contro quella invasione».

In un paese completamente da ricostruire, uno degli emblemi del progresso e della civiltà americana, non può non attecchire.

Giovanni Prezzolini, a tal proposito, dagli Stati Uniti, aveva profetizzato che anche gli italiani, non appena avessero fatto conoscenza con quel curioso elettrodomestico, si sarebbero follemente innamorati, diventando del tutto dipendenti.

Lascia o Raddoppia? I concorrenti

Lascia o Raddoppia? Mike con il concorrente Lando Degoli, esperto di musica operistica

Se oltreoceano la tv già impazza da alcuni anni, influendo e non poco sulle campagne elettorali presidenziali, è il caso della sfida fra il repubblicano Eisenhower e il democratico Stevenson del 1952, in Italia solo a partire dal 1954 entra di diritto nelle case di alcune migliaia di italiani.

Alle ore 11 del 3 gennaio 1954 la Rai comincia ufficialmente la programmazione televisiva sull’unico canale allora esistente, patriotticamente ribattezzato Programma Nazionale.

È il volto dell’annunciatrice Fulvia Colombo a dare inizio a quella storica avventura, a cui segue la benedizione di papa Pio XII e la prima puntata del programma Arrivi e partenze, condotto da un giovane Mike Bongiorno, portato in Rai da Vittorio Veltroni.

Si tratta di un breve rotocalco, della durava di quindici minuti, durante il quale il futuro re del quiz intervista dei viaggiatori in procinto di partire o appena sbarcati negli aeroporti italiani.

Il successo del programma e ancor più quello di quel curioso e insolito conduttore nato a New York ma di chiare origini italiane (il nonno Michelangelo era nativo di Mezzojuso in Sicilia), convincono i vertici della Rai che si può scommettere su Mike e non sbagliano.

Per questo l’anno dopo, quando gli abbonati alla televisione sono considerevolmente cresciuti, passando dagli iniziali 88.118 a 178.793 unità, la Rai manda in onda la prima puntata di Lascia o raddoppia?

L’ESORDIO DELLA TRASMISSIONE TELEVISIVA

Il 26 novembre 1955, alle 21 in punto, dallo Studio 3 di Milano, Mike Bongiorno presenta agli italiani il suo quiz, non immaginando che quel programma entrerà di diritto nella storia della televisione italiana.

Non si tratta, tuttavia, del primo gioco a premi mandato in onda dalla Rai.

Nei mesi precedenti, i vertici della RAI, avevano già saggiato l’appeal esercitato dal quiz con Duecento al secondo.

Andato in onda sul Programma Nazionale dal 19 giugno al 18 settembre, per un totale di 15 puntate, scritto dal formidabile duo Garinei e Giovannini, che fece la fortuna del musical italiano, questo programma, condotto da Mario Riva, era la riproposizione del format americano Beat the clock.

L’aspetto geniale di Duecento al secondo, non riguardava tanto la bravura dei concorrenti nel rispondere a una serie di domande, per la verità piuttosto semplici, quanto la loro capacità nel superare le penitenze previste nel caso di risposta errata.

La straordinaria comicità di Mario Riva, la singolarità di alcune penitenze previste, unita alla goffaggine di alcuni concorrenti chiamati a scontarle, rappresentava la vera cifra del programma che, pur di successo, venne tuttavia sospeso.

Fatale, in tal senso, fu l’intervento di un parlamentare. Questi chiese e ottenne la chiusura del programma, ritenendo come alcune punizioni fossero troppo indegne.

Davvero un’altra tv e altri tempi. Polemiche a parte, Duecento al secondo aveva fatto conoscere agli italiani il quiz, un prodotto televisivo tipicamente americano che piaceva e molto anche qui da noi.

La strada ormai era tracciata, bisognava solo procedere. Serviva a questo punto il programma giusto, quello che avrebbe permesso la vera e propria svolta.

E quel programma fu Lascia o raddoppia? La prima puntata di questo nuovo quiz condotto da Mike Buongiorno è un successo incredibile. Il giorno dopo nei bar, negli uffici, per strada, non si parla d’altro.

Le successive puntate confermano l’iniziale successo. Gli ascolti sono straordinari, tanto da scatenare la reazione dei proprietari delle sale cinematografiche che ottengono lo spostamento del programma dal sabato, giorno tradizionalmente più redditizio per gli incassi al botteghino, al giovedì.

Le vendite dei televisori, grazie al programma condotto da Mike, nelle settimane successive alla prima puntata, crescono vertiginosamente, nonostante il prezzo non sia proprio alla portata di tutti.

Un televisore nel 1956 costa 160.000 lire, quattro volte lo stipendio medio di un operaio, a cui va aggiunto il costo dell’abbonamento televisivo che ammontava a 12.500 lire. Chi non può permettersi una televisione tutta sua si industria come può, pur di non perdersi il mitico Lascia o raddoppia?

I bar che posseggono il prezioso elettrodomestico allestiscono spazi comuni, trasformando i locali in una sorta di piccoli cinema. La gente arriva in tempo per prendersi i posti migliori e godersi lo spettacolo televisivo e non è raro che qualcuno si porti la sedia da casa.

Anche i cinema si attrezzano. Quando comprendono che la concorrenza di Lascia e raddoppia? è invincibile, nonostante lo spostamento della trasmissione dal sabato al giovedì, si organizzano di conseguenza, trasformando le sale cinematografiche in vere e proprie sale televisive.

Ma è nei salotti italiani che il fenomeno Lascia e raddoppia? diventa unico.

Gli italiani che non possono avere un televisore e che non vogliono ripiegare sui bar o sui cinema, si autoinvitano a casa di amici e parenti pur di vedere il mitico programma di Mike.

I salotti si trasformano in arene dove fare il tifo per il concorrente di turno, complimentandosi per le risposte giuste e adirandosi per quelle sbagliate.

Se il salotto è troppo piccolo, ecco profilarsi soluzioni di fortuna nel pieno rispetto dell’ingegno italico. La tv si sposta sul balcone, sulla terrazza, nel cortile, persino in cantina, ovunque pur di non perdersi nemmeno un istante di Lascia e raddoppia?

La febbre del giovedì contagia tutti, persino gli allora serissimi politici. «Anche i comizi – racconta lo storico Guido Crainz nel suo Gli anni del miracolo – furono del resto rimandati di un’ora, a Milano, nella fase conclusiva di una arroventata campagna elettorale per le elezioni amministrative».

LASCIA O RADDOPPIA? I MOTIVI DI UN SUCCESSO INCREDIBILE

Da cosa dipendeva questo incredibile successo? Da tanti fattori. Innanzitutto la riproposizione di un format, quello dell’americano The $ 64,000 Question, che aveva debuttato oltreoceano cinque mesi prima, ottenendo il favore del pubblico americano.

Ma ritenere Lascia o raddoppia? semplicemente una copia del fortunato programma stelle e strisce sarebbe un errore. Il quiz condotto da Mike piaceva e molto perché, alla fine, era un prodotto italianissimo. Gli ideatori, infatti, apportando significative modifiche all’originale americano, avevano creato qualcosa di sostanzialmente nuovo, a cominciare dalla durata.

Lascia e raddoppia? rispetto al format americano, non solo durava decisamente di più, ma offriva ai concorrenti in gara una gamma maggiore di domande su cui rispondere, aumentando notevolmente anche l’imprevedibilità del programma.

Insomma alle indubbie e già sperimentate qualità del prodotto americano, quello nostrano aggiungeva qualcosa in più, che lo rendeva tipicamente italiano.

«In un senso più profondo la trasmissione – afferma ancora lo storico Monteleone – rispecchiava i valori della cultura americana, la competitività, l’abilità individuale, la scalata alla ricchezza e al successo; ma, nello spettacolo, brillavano soprattutto i valori italiani di sempre, la speranza nella fortuna, la fiducia nel proprio fascino, l’arte di arrangiarsi, la vanità esibizionistica».

Lascia e raddoppia? piaceva perché permetteva agli italiani di distrarsi e di sognare, immaginando di poter essere lì un domani, proprio al posto del concorrente in gara.

Al quiz potevano partecipare tutti coloro che erano in regola col canone di abbonamento. Nei primi tempi della trasmissione, i concorrenti potevano scegliere uno degli argomenti indicati sul monitor come musica lirica, sinfonica e da camera; musica leggera e jazz; teatro, cinema, arti figurative, ma anche materie quali storia d’Italia, letteratura italiana, ciclismo, moda, calcio o la gustosissima gastronomia.

Le regole del gioco erano semplici: nel corso della prima serata venivano sottoposte al concorrente 5 domande di media difficoltà sugli argomenti che erano stati scelti. La prima risposta esatta valeva 2.500 lire e il diritto di passare alla successiva, che valeva il doppio e così via con i raddoppi fino a raggiungere la cifra di 40.000 lire. Se il concorrente superava questa prima fase doveva rispondere ad altre tre domande e, continuando a raddoppiare, arrivava alla cifra di 320.000 lire.

Giunto a questa soglia il gioco si faceva davvero elettrizzante. Al concorrente Mike proponeva la fatidica domanda: lascia o raddoppia? Si trattava del bivio fondamentale. Se il concorrente avesse scelto di lasciare si sarebbe portato a casa la somma fino a quel momento vinta. Viceversa, se avesse optato per il raddoppio, sarebbe dovuto entrare nella famigerata cabina, rispondendo a una sola, fondamentale domanda con la possibilità di arrivare a vincere la cifra massima, ben 5.120.000 lire. Se, però, avesse sbagliato la risposta avrebbe perso tutto, consolandosi con una FIAT 600, nuova di zecca.

La domanda finale, ovviamente, non poteva che essere difficile. Per rispondere il concorrente aveva sessanta secondi, un tempo infinitamente lungo ma anche breve a seconda dei casi, scandito da un grosso orologio presente in studio e da un sottofondo musicale carico di suspense.

Durante quei secondi, tutti i telespettatori rimanevano letteralmente incollati agli schermi, per vedere se il concorrente avrebbe raddoppiato il montepremi o perso tutto.

Una formula azzeccatissima ma che, senza Mike, probabilmente, non sarebbe stata del tutto vincente.

Parlare del successo del più famoso quiz italiano, dimenticando il ruolo di Mike Bongiorno sarebbe un affronto imperdonabile.

Perché Mike di quella trasmissione fu l’assoluto mattatore. Non un mero presentatore ma il vero e proprio protagonista. Fu la trasmissione che si adattò a lui, così come i concorrenti, il compassato notaio Carlo Marchetti e le mitiche vallette, fra cui la leggendaria Edy Campagnoli che, in corso d’opera, sostituì Maria Giovannini.

Tutto passava da e per lui; nulla sfuggiva al mitico Mike, capace di dominare la scena come un attore navigato.

E alla fine Mike, grazie a Lascia e raddoppia? un attore lo divenne per davvero.

LASCIA O RADDOPPIA? IL FILM CON MIKE E TOTÒ

Lascia o Raddoppia? Il film

Lascia o Raddoppia? Il film con Totò

Nel 1956 interpretò se stesso nella pellicola di Camillo Mastrocinque dall’inequivocabile titolo Totò lascia o raddoppia?

L’idea del film nacque dalla vera storia di un concorrente, Lando Degoli, che il 17 dicembre 1955 decise di raddoppiare rispondendo a una fatidica domanda sulla storia della musica e sull’uso del controfagotto nelle opere di Giuseppe Verdi. Degoli sbagliò la risposta e perse il montepremi vinto con una coda infinita di polemiche.

Nel film di Mastrocinque, che ne girò ben undici con il grande comico, Totò impersona lo squattrinato duca Gagliardo della Roncoletta, che a Lascia e raddoppia? si presenta come esperto di ippica.

Il film, pur non essendo uno dei migliori di Totò, grazie a delle gag spassosissime, come quella in cui Bongiorno invita Totò a uscire dalla cabina, fu comunque un successo al botteghino, divenendo, come osservato dal critico cinematografico Morandini, «un curioso documento d’epoca», proprio perché eternava attraverso una pellicola una trasmissione leggendaria.

Lascia o raddoppia? si concluse nel 1959, passando il testimone a un’altra storica trasmissione Rai: Campanile sera.

Negli anni a seguire Lascia e raddoppia? fu più volte riportato sul piccolo schermo, prima dallo stesso Mike, nel 1979 e poi da Bruno Gambacorta, ma in nessun caso si ricreò quella magia che nel lontano 1956 aveva stregato gli italiani.

In fin dei conti l’Italia di Lascia e raddoppia? era una nazione diversa, che stava conoscendo il successo senza dimenticare la sofferenza, un’Italia, se vogliamo, ancora in bianco e nero.

 

Leggi anche:
I soliti ignoti. Genesi di un capolavoro del cinema italiano
Quando Pasolini scelse Totò. La storia di Uccellacci e uccellini
La voce di Ollio. La carriera da doppiatore di Alberto Sordi