Le assaggiatrici di Rosella Postorino, edito da Feltrinelli, è uno di quei romanzi contemporanei che molto probabilmente diventeranno un classico della letteratura. Il merito principale dell’autrice è stato quello di scrivere un pezzo poco noto di storia, con la forza unica del romanzo. Piccole storie sulle quinte di una storia più grande, immensa.
Rastemburg, Germania, autunno 1943. Ogni mattina dieci ragazze, tutte rigorosamente ariane, “con la docilità delle vacche” attraversano un lungo corridoio alla fine del quale si arrestano. In silenzio sono perquisite dai soldati delle SS e solo dopo possono cominciare il loro lavoro. Non si tratta di una normale, comune professione. Quelle dieci ragazze sono, infatti, le assaggiatrici ufficiali del cibo destinato ad Adolf Hitler.
IL ROMANZO DELLA POSTORINO SULLE ASSAGGIATRICI DEL CIBO PER HITLER
Wolfchanze, la Tana del Lupo. Nascosto in un bosco fitto e frondoso si trova una delle residenze del capo della Germania nazista. La guerra che l’ex imbianchino di Linz ha fortemente voluto sembra ben lontana dall’essere vinta. Nella sua abitazione segreta e inaccessibile, Hitler teme di essere avvelenato, per questo fa assoldare delle cavie umane, ragazze in buona salute che rischiano la loro vita pur di far vivere il loro Führer. Si tratta di un lavoro semplice, ben pagato ma con lo spettro della morte sempre innanzi. Ogni boccone potrebbe essere fatale, ogni pietanza una possibile sentenza. Come ripetevano gli adagi delle nonne, a tavola si combatte con la morte e per quelle ragazze quel proverbio contadino è molto più che una massima, può essere una sentenza, una condanna inappellabile.
Le assaggiatrici di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello, è stato vero caso editoriale. Con uno stile delicato ma al tempo stesso incalzante, illumina uno dei fatti meno noti della storia del nazismo che venne alla luce solo nel 2014 quando, Margot Woolk, l’ultima assaggiatrice di Hitler ancora in vita, decise alla veneranda età di novantasei anni di raccontare quel suo singolare lavoro. Narrato in prima persona da una delle dieci ragazze, Rosa Sauer, Le Assaggiatrici racconta quel minuscolo e isolato universo femminile, rinchiuso in quel bunker introvabile.
A sinistra l’autrice, al centro la coprtina del libro, a destra Margot Wolk
Intorno al desco, mentre sperano che in quei cibi non si celi la loro fine, quelle ragazze si conoscono, si studiano, e intrecciano le loro esistenze con i fili della speranza, delle delusioni, del dramma e di un inconfessabile segreto. Un libro che intreccia piccole storie sullo sfondo di una storia più grande, universale. Una scrittura intima ma al tempo stesso incalzante, con una tensione narrativa mai scontata, sempre originale.
Rosanna Postorino disegna con la leggiadria di parole mai superflue, ritratti incisivi che, anche se appena abbozzati, non sono mai banali. Un libro popolato di personaggi forti, efficacemente descritti, come Rosa, una ragazza di ventisei anni rimasta orfana, a cui la ferocia della guerra ha tolto un marito appena sfiorato, spedito sul fronte russo a difendere l’abominio nazista. Con la stessa delicatezza de La vita è bella di Roberto Benigni, Le assaggiatrici affronta l’orrore delle leggi razziali e le drammatiche conseguenze, disegnando, senza indugiare, i contorni di una tragedia indicibile.
Il libro della Postorino piace per la raffinata scrittura, per la forza descrittiva, per l’intreccio narrativo che stupisce sempre, per il gioco di costanti rimandi, per alcuni personaggi descritti in controluce. Un romanzo che ricorda, nell’originalità della trama e nella forza evocativa della narrazione, A voce alta – The reader di Bernard Schlink. Un libro che, per la sua scrittura potentemente cinematografica, fatta di primi piani straordinari e sofisticati campi lunghi, potrebbe trasformarsi in un film indimenticabile.
«Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue.
Hitler era salvo.
Io avevo di nuovo fame.»
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