Quando a Roma non c’era ancora la possibilità di parlare liberamente, dissentire, esprimere giudizi la cittadinanza ricorreva all’utilizzo delle statue, sculture collocate in varie parti della città che parlavano riportando la voce del popolo. Le cosiddette statue parlanti esprimevano i malumori e l’insoddisfazione della comunità, manifestando quel carattere irriverente e sfrontato che ha sempre caratterizzato il popolo romano.

LE STATUE PARLANTI DI ROMA: PASQUINO

La statua parlante di Pasquino

La statua parlante di Pasquino

A partire dal Cinquecento, ebbe inizio quell’abitudine di lasciare, di notte, fogli, biglietti, carte che riportavano versi satirici indirizzati ai detentori del potere, in genere i papi. L’autorità veniva presa di mira e ne venivano colpiti gli aspetti più meschini e prepotenti. La statua più antica e più conosciuta è quella di Pasquino. Ritrovata nel 1501 durante dei lavori nei pressi di Piazza Navona, venne collocata dal cardinale Oliviero Carafa su un piedistallo di travertino. Risalente al III secolo a.C., la statua tronca fu subito apprezzata da artisti del calibro di Michelangelo e Bernini. Nel 1788 Ennio Quirino Visconti, presidente del Museo Capitolino, interpretò quel busto come Menelao nell’atto di sorreggere Patroclo morente. Il nome di Pasquino gli venne attribuito dal popolo romano, in ricordo di un sarto, un oste o forse di un professore che abitava in quella zona della città.

La statua di Pasquino divenne, quindi, causa di irritazione e risentimento da parte dei potenti di turno tanto che papa Adriano VI ne ordinò la distruzione, disponendo di gettarla nel fiume Tevere. Fu il duca Ludovico di Sessa a convincere il papa a ritornare sulle sue decisioni ma la statua rischiò l’abbattimento anche sotto Sisto V e Clemente VIII. Si arrivò così, ben presto, all’emanazione di un editto papale che disponeva la condanna a morte per gli autori delle satire, le cosiddette pasquinate. Eppure, nonostante le nuove pene ed i controlli eseguiti di notte dalle truppe papaline, Pasquino continuava a parlare. E non solo lui.

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LA STATUE DI MARFORIO E MADAMA LUCREZIA

Il suo interlocutore, la sua spalla era rappresentata dalla statua di Marforio [qui raffigurata nella foto di copertina], una raffigurazione di Oceano o del dio Nettuno, risalente al I secolo d.C. e ritrovata nell’area del Foro di Augusto. La statua si trova attualmente nel cortile del Palazzo Nuovo, in Campidoglio. Celebre il dialogo tra Pasquino e Marforio durante l’occupazione francese della città di Roma, quando Napoleone portò oltralpe molte opere d’arte italiane:

Marforio: È vero che i francesi sono tutti ladri?                           

Pasquino: Tutti no, ma BonaParte

Statue parlanti: Madama Lucrezia

Statue parlanti: Madama Lucrezia

Davanti a Palazzetto Venezia, in Piazza San Marco, si trova l’unica statua parlante donna. Con il volto sfigurato ed un busto colossale alto tre metri, Madama Lucrezia ogni Primo Maggio veniva agghindata con cipolle e carote e la popolazione si scatenava in danze e canti. Secondo il Winckelmann doveva trattarsi della statua di Iside; sull’origine del nome esistono teorie discordanti: per alcuni sarebbe la moglie di Collatino, per altri una signora bolognese che abitava nella zona, per altri ancora si tratterebbe di Lucrezia d’Alagno, amante del re di Napoli, Alfonso V.

IL BABUINO, IL FACCHINO E L’ABATE LUIGI

Statue parlanti: il Babuino

Statue parlanti: il Babuino

Il Babuino, invece, fu realizzata nel 1576 in Via Paolina come ornamento ad una vasca di epoca romana. A causa della bruttezza del Sileno raffigurato e della sua somiglianza con una scimmia, sia la statua che la via presero il nome di Babuino. Anche questa scultura entrò ben presto nella cerchia del Congresso degli Arguti, di quelle statue cioè deputate ad esprimere la voce del popolo.

Statue parlanti: il Facchino

Statue parlanti: il Facchino

In Via Lata si trova la quinta statua parlante, trasferita da Via del Corso nel 1872. Si tratta di un personaggio maschile realmente esistito e denominato il Facchino. Raffigurato nell’atto di versare l’acqua da una botte, questo personaggio doveva far parte della corporazione degli acquaiuoli, che vendevano l’acqua dopo essersi riforniti nelle fontane pubbliche.

Statue parlanti: Abate Luigi

Statue parlanti: Abate Luigi

In Piazza Vidoni, sul muro laterale della chiesa di Sant’Andrea della Valle, si trova la sesta statua parlante. Si tratta della scultura dell’abate Luigi, un uomo rivestito da una tunica, forse un magistrato. Sul piedistallo è collocata un’iscrizione che ne ricorda l’antica fama di autore di pasquinate.

ALCUNE PASQUINATE FAMOSE

Anno 1520 In occasione della morte di papa Leone X apparve questa satira che colpiva l’uso ‘allegro’ delle indulgenze plenarie da parte del pontefice:

Gli ultimi istanti per Leon venuti,  egli non poté avere i sacramenti. Perdio, li avea venduti!

Anno 1534  Alla morte di papa Clemente VII, sotto il ritratto del suo medico, il dottor Curti, comparve questa scritta:

Ecce qui tollit peccata mundi [Ecco colui che toglie i peccati del mondo].

Anno 1555-1559 Contro Paolo IV e l’Inquisizione:

Figli, meno giudizio e più fede comanda il sant’Uffizio. E ragionate poco, ché contro la ragion esiste il foco, e la lingua a suo posto, ché a Paolo IV piace assai l’arrosto.

Anno 1938 Preparativi per la visita di Hitler a Roma:

Povera Roma mia de travertino, te sei vestita tutta de cartone pe’ fatte rimira’ da ‘n imbianchino venuto da padrone! 



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