Voli su scope, raduni notturni, orge con il Diavolo, sono alcuni degli elementi più suggestivi nell’immaginario collettivo, se si pensa alle streghe. Tutti questi elementi, trovano la culla della loro esistenza in un paese della Campania: Benevento.

LE STREGHE DI BENEVENTO

Le streghe di BeneventoBenevento, anticamente chiamata Maleventum, era capoluogo di un ducato Longobardo. I Longobardi erano pagani e adoravano il dio Odino. Per onorarlo si riunivano davanti a un grande albero di noce, nei pressi del fiume Sabato. Il rito pagano, essendo loro un popolo guerriero, consisteva nell’appendere pelli di montone ai rami e colpirli con lance e frecce, mentre cavalcavano al contrario, in sella ai loro cavalli, riducendo le pelli in pezzi piccolissimi, che poi finivano per mangiare. Assistevano a tali riti anche le donne longobarde, che gridavano e incitavano gli uomini a consumare il rito.

Per ottenere l’appoggio della Chiesa per sconfiggere i Bizantini, il Duca longobardo, Romualdo, accettò di essere convertito al Cristianesimo e con lui, tutti i Longobardi.

Il grande albero di noce attorno al quale si consumava il rito pagano per il dio Odino fu abbattuto e la leggenda narra che, appena l’albero cadde in terra, ne uscii fuori una vipera, simbolo di un legame satanico.

Anche dopo la conversione, i Longobardi di Benevento non rinunciarono ai loro riti pagani e continuarono a praticarli di notte. Intorno alle campagne, fuori dalle mura, tra fuochi e grida. Gli abitanti di Benevento scambiarono gli uomini e le donne longobarde con demoni e streghe. Le notti del Sabba continuarono.

ZOCCOLARA, JANARA E MANOLONGA: LE STREGHE DI BENEVENTO

Stregoneria nel MedioevoLe streghe di Benevento erano di tre tipi: la Zoccolara, la Janara e la Manolonga. Le Zoccolare erano streghe che di notte correvano per i vicoli, facendo riecheggiare il rumore dei loro zoccoli e attaccando i passanti alle spalle. Le Janare, invece, erano le donne nate la mezzanotte di Natale e che non avevano ricevuto il sacramento della cresima in modo corretto (per esempio errori di formule da parte del sacerdote). Di giorno si confondevano tra le donne comuni, sebbene avessero un carattere aggressivo, e la notte si ricoprivano di un unguento magico che consentiva loro di volare e di diventare incorporee. Erano streghe “solitarie” al contrario delle altre che la notte usavano dedicarsi a banchetti, danze, orge con il Diavolo (le notti del Sabba) prima di maledire e torturare i malcapitati.

Le Janare, quindi, si recavano nelle case di coloro verso cui nutrivano del risentimento, passando da sotto la porta. Si sedevano sul petto del malcapitato, mentre dormiva, impedendogli di respirare. Andavano a far visita alla stessa persona per tre notti di seguito, per poter rinsaldare il maleficio. Altre notti rubavano i bambini e li rendevano storpi. Infine solevano intrufolarsi nelle stalle e cavalcare le giumente fino a che, per lo sfinimento, queste morivano. Per lasciare traccia del loro passaggio, le Janare facevano delle treccine al crine della cavalla. Durante le persecuzioni delle streghe, le Janare di Benevento venivano indicate come origine del male e, senza mezzi termini, da sterminare.

La Manolonga (Maria la longa) era invece una donna che era morta cadendo in un pozzo e, poiché non aveva trovato pace, si divertiva a tirare giù nel pozzo chi si affacciava. Nota la filastrocca che di bocca in bocca si passavano le streghe di Benevento e non solo, come simbolo di appartenenza:

“nguento ‘nguento, manname a lu nocio ‘e Beneviente, sotto ll’acqua e sotto o viento, sotto a ogne maletiempo”.

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