La sua forma ellittica è il suo biglietto da visita. Lucignano, adagiato su una collina da cui scrutare la splendida Valdichiana, è uno di quei paesini della Toscana di cui innamorarsi è semplicissimo, basta solamente visitarlo.

LA STORIA DI LUCIGNANO

In origine fu un castrum romano fondato dal console Lucio Licinio Lucullo, membro della celebre gens Licinia, sull’attuale altura, un luogo strategicamente perfetto che dopo la conquista da parte di Lucio Silla nel I secolo a,C., fu chiamato, Lucinianum, toponimo che in seguito si trasformerà nel definitivo Lucignano.

Ma fu in pieno Medioevo che Lucignano assunse quel carattere architettonico che, ancora oggi, lo contraddistingue, rendendolo una sorta di unicum in tutto il territorio toscano e non solo.

La particolare ubicazione geografica fu alla base dell’affermazione del paese, strategicamente inserito in mezzo a grandi centri urbani quali Arezzo, Siena, Perugia e Firenze, una posizione che scatenò inevitabili appetiti politici e militari.

Fu proprio Arezzo la prima città toscana a estendere il suo potere sull’ex castrum romano. Ma i disastrosi effetti della battaglia di Campaldino (alla quale prese parte anche Dante Alighieri), ebbero più di una conseguenza sul borgo di Lucignano che passò dal dominio aretino a quello senese.

I nuovi padroni incisero e non poco sull’architettura del borgo, dotandolo di un’ampia ed efficiente cinta muraria, con tanto di torre di avvistamento da cui controllare tutta la valle sottostante.

Nel 1554 Lucignano cambia ancora padrone, passando sotto il dominio di Firenze. Cosimo I Medici mostra fin da subito molto interesse per il paese, ampliando prima la cinta muraria e poi, nel 1558, commissionando all’architetto Bernardo Puccini la costruzione di una fortezza da realizzarsi, come raccontano le cronache del tempo, «fuori del paese dal lato di libeccio».

È in questo periodo che il paese toscano assume l’attuale conformazione architettonica, motivo di vanto per gli abitanti e di interesse per i tanti turisti che annualmente lo visitano.

COSA VEDERE A LUCIGNANO

Il primo consiglio a chi visita per la prima volta questo splendido borgo, prima ancora di entrare nelle sue splendide chiese e nel delizioso museo comunale, è quello di girarlo a piedi, senza una vera e propria meta, facendosi rapire dalla magnifica vista sulla Val di Chiana e da quel reticolo di strade e vicoli che lo innerva da secoli.

Entrate da Porta San Giusto, l’ingresso principale del paese e scegliete, poi, se girare a destra, incamminandovi su via Matteotti, (nota come la via ricca, essendo abitata un tempo dalle famiglie più ricche e in vista del paese), o a sinistra, su via Roma, tradizionalmente conosciuta come via povera, per la presenza di dimore più umili.

Alla fine della vostra camminata, dopo aver attraversato i quattro rioni in cui si divide il paese, stimolati dagli odori provenienti dalle tante botteghe artigianali dove si vendono prodotti locali (dagli ottimi formaggi passando per i deliziosi salumi, senza dimenticare i celebri vini della zona), siete finalmente pronti per visitare il primo luogo degno di nota di Lucignano: la Collegiata, l’edificio religioso più importante di Lucignano.

Cosa vedere a Lucignano

Lucignano: a sinistra Porta San Giusto

Dedicata all’Arcangelo Michele, la chiesa, posta alla fine di una breve salita da cui si può godere di una vista privilegiata, fu riedificata sul finire del XVI secolo su progetto dell’architetto Orazio Porta. L’esterno è caratterizzato, oltre che dall’ampio sagrato, opera di Andrea Pozzo, soprattutto dalla facciata, la cui parte superiore è rimasta incompleta.

L’interno, invece, decisamente più ricco e decorato, si contraddistingue per l’ampia navata e per la cupola emisferica sormontata dal tiburio ottagonale. Tra le opere presenti in quella che è la cattedrale di Lucignano, meritano una particolare menzione il bellissimo crocifisso ligneo policromo della fine del XIV secolo, collocato nella Cappella del Sacramento e le diverse tele risalenti al XVII secolo.

Tra queste La visitazione a Santa Elisabetta del pittore fiorentino Matteo Rosselli, Il Transito di San Giuseppe di Onorio Marinari, allievo di Carlo Dolci, e principalmente le due opere firmate dal pistoiese Giacinto Gimignani, apprezzato pittore che lavorò per diversi anni a Roma, collaborando con Gian Lorenzo Bernini e partecipando anche alla decorazione di Palazzo Barberini e che nella Collegiata di Lucignano realizzò San Carlo visita gli appestati e il Martirio di Santa Lucia.

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO E IL TRIONFO DELLA MORTE DI BARTOLO DI FREDI

Costruita a partire dal 1248 e terminata nel 1289, la chiesa di San Francesco, uno dei più rilevanti esempi di architettura gotica francescana, si caratterizza per la splendida facciata bicroma (in cui fasce orizzontali in travertino si alternano a quelle in pietra bigia locale, secondo la maniera senese), per il bellissimo portale strombato, arricchito dalla lunetta cuspidale, nonché per l’elegante rosone centrale in pietra arenaria.

Ancora più stupefacente è l’interno, la cui navata a pianta unica, sormontata da un bellissimo soffitto a capriate policrome e terminante con un transetto voltato e raccordato alle cappelle absidali da archi a sesto acuto, è arricchita da una serie di preziosi affreschi di scuola senese, tra i quali spicca senza dubbio Il trionfo della morte di Bartolo di Fredi.

Lucignano Arezzo

“Il trionfo della morte” di

Il pittore, originario di Siena, attivo oltre che nella sua città anche a Volterra, San Gimignano e Montalcino, realizzò questo affresco presumibilmente intorno al 1330. La scena è dominata dalla presenza della Morte, raffigurata con le fattezze di un’anziana donna, con tanto di rughe e capelli bianchi, con l’immancabile falce ben affilata infilata nella bianca cintura che cinge una nera veste.

La Morte, a cavallo di un nero destriero, è ritratta mentre si lancia al galoppo, pronta a scagliare dal suo arco teso la freccia ferale, non prima di aver proclamato il suo sinistro obiettivo:

IO NON BRAMO SE NON DI SPEGNER VITA / E CHI MI CHIAMA LE PIÙ VOLTE SCHIVO / GIUNGENDO SPESSO A CHI MI TORCE IL GRIFO

La scena si arricchisce della presenza, in alto a sinistra, di Cristo (che invita lo spettatore a meditare su quanto sta osservando), mentre alle spalle della Morte, di quattro anziani raffigurati in abiti dimessi e di alcuni corpi di persone decedute per l’effetto dell’acuminata falce.

Ma le figure che maggiormente suscitano interesse nel bellissimo affresco del di Fredi sono quelle dei due giovin signori, dal bell’aspetto e dagli abiti ricercati, impegnati, come alcuni indizi fanno facilmente supporre (uno ha un falco sul braccio, l’altro un arco), in una battuta di caccia e, al tempo stesso, ignari di essere il prossimo obiettivo della cavalcante Morte.

L’affresco di Bartolo di Fredi non è l’unico elemento decorativo di San Francesco. Meritoria è anche la pittura murale posta nella parete a sinistra del transetto attribuita a Taddeo di Bartolo e raffigurante il momento in cui San Francesco riceve le stimmate.

Di valore è anche il polittico al centro dell’altare, recentemente restaurato, opera di Luca di Tommè, artista senese vissuto nella seconda metà del Trecento. L’opera raffigura la Madonna in mezzo ai santi, tra cui San Michele Arcangelo, il patrono di Lucignano, rappresentato con la mappa del paese.

Meritevole di una visita sono anche il Santuario della Madonne delle Querce, attribuito al Vasari, la rinascimentale chiesa della Misericordia, che conserva al suo interno due statue in terracotta invetriata realizzate da Andrea Sansovino sul modello delle opere dei fratelli Della Robbia e la Fortezza, solo in parte, però, visitabile.

IL MUSEO DI LUCIGNANO

Al pianterreno del Palazzo Comunale sorge il Museo di Lucignano, inaugurato il 2 maggio 1984 dopo anni di lavori volti a riadattare i locali un tempo adibiti a prigioni e all’amministrazione della giustizia.

Il museo, che accoglie il visitatore con una bellissima Pietà, affresco di scuola vasariana, un tempo collocato nel Santuario della Madonna delle Querce, ospita una serie di importanti opere d’arte, tra queste le quattro testate di bara, dipinte su entrambi i lati e che in origine facevano parte di due cataletti, lettighe funerarie sulle quali venivano collocati i defunti per la rituale esposizione della salma, prima della definitiva sepoltura.

Altro pezzo pregiato della collezione museale è la tavola a forma di lunetta raffigurante San Francesco che riceve le stimmate, opera di Luca Signorelli, il grande pittore cortonese che nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto realizzò una delle più straordinarie rappresentazioni di sempre del Giudizio universale.

La lunetta, che racconta uno degli episodi della vita di San Francesco narrati da San Bonaventura nella sua Legenda Maior, proviene dalla chiesa di San Francesco e secondo gli studiosi è ciò che resta dell’antico armadio all’interno del quale era custodito l’Albero d’oro.

L’ALBERO D’ORO

Conservato oggi all’interno di una teca a forma di mandorla, che ne asseconda la silhouette, l’Albero d’oro è senza ombra di dubbio il simbolo di Lucignano, per questo è stato collocato al centro di quella che una volta era la sala delle udienze dell’antico Tribunale, uno spazio interamente affrescato secondo la tradizione umanistica, su commissione dei Priori del Comune lucignanese, tra cui spicca Sant’Agata raffigurata con in mano una coppa al cui interno si trovano i suoi seni, a ricordo del martirio che la giovane subì per volontà di Quinziano, nel 251 d.C.ù

Lucignano Toscana

Lucignano: a destra l’Albero d’oro

Realizzato tra il 1350 e il 1471 da Ugolino Vieri, prima, e da Gabriello Di Antonio, poi,  maestri orafi provenienti dalle botteghe senesi e aretine, l’Albero d’oro, che Vittorio Sgarbi ha definito «uno dei pezzi unici d’arte più importanti al mondo», altri non è che un antico e ricchissimo reliquiario, riproducente le fattezze di un albero composto dal fusto centrale, in rame dorato, culminante nel crocifisso, sormontato da un pellicano, che nella simbologia cristiana rappresenta l’amore estremo di Cristo per i suoi figli, attribuzione derivante dell’errata credenza che voleva che i pellicani si lacerassero il ventre per nutrire i piccoli con il loro sangue.

Ma la parte più suggestiva dell’Albero d’oro, appartenente alla tipologia dei reliquiari fitomorfi (riproducenti, cioè, forme del mondo vegetale), è senza dubbio quella rappresentata dai dodici rami, che si dipartono, sei per parte, ai lati del tronco.

Tra le foglioline che rivestono i rami ci sono anche delle piccole teche trilobate, due per ramo, al cui interno si trovavano originariamente delle reliquie francescane e delle schegge della croce di Cristo, mentre ogni estremità dei dodici rami termina con un medaglione, decorato da rametti di corallo, simbolo del sangue di Cristo, chiusi da cristalli di rocca, dove erano raffigurate immagini di santi.

Albero a parte, la visita al museo è da consigliare anche per le diverse sale riccamente affrescate e le tante opere d’arte conservate al suo interno, tra cui una pregevolissima tavoletta raffigurante la crocifissione, realizzata nel corso della seconda metà del XIII secolo da un artista rimasto anonimo ma presumibilmente legato all’Umbria o alle vicine Marche.

DOVE SI TROVA LUCIGNANO: COME ARRIVARE

Arrivare a Lucignano è piuttosto semplice. Se si sceglie di prendere l’A1 e si viene da Sud, l’uscita consigliata è quella di Valdichiana, seguendo, poi, le indicazioni per Lucignano; mentre se si proviene da Nord, il casello consigliato è quello di Monte San Savino, per poi seguire, ovviamente, le indicazioni stradali per il paese.

Dove si trova Lucignano

Lucignano: a sinistra Palazzo Comunale e chiesa di San Francesco, a destra La Collegiata

Se, invece, si viene da Sarezzo si deve prendere la E78 e seguire le indicazioni per Lucignano, mentre se si viene da Perugia il consiglio è quello di percorrere la SS Trasimeno in direzione Raccordo Autostradale Bettolle-Perugia e, poi, di proseguire sulla SP Siena-Cortona fino ad arrivare a Lucignano.

DOVE DORMIRE E MANGIARE

Lucignano offre diverse soluzioni per soggiornare, a seconda dei gusti e delle esigenze. Ci sentiamo di consigliare l’agriturismo Casal Gheriglio, un posto davvero incantevole che offre sia la soluzione di appartamenti e camere, oppure Villa Fosca, che dispone di appartamenti dotati di tutti i comfort, a pochi minuti dal centro del paese.

Quanto al cibo l’offerta proposta dai ristoratori di Lucignano è davvero ampia e gustosissima, in linea con la superba tradizione culinaria toscana. Qui i suggerimenti sono tantissimi, da Il Goccino, locale situato in Corso Matteotti e consigliato per gli amanti della carne, al Gallo (vi suggeriamo ravioli al sugo di capriolo) passando per La Rocca o per il raffinatissimo Desco e Zenzero.

 

Un ringraziamento particolare a Paola Posani, preziosa guida in questo nostro viaggio per i vicoli di Lucignano.

 

Per saperne di più:

 

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