Un luogo isolato e sconosciuto nella parte sud-orientale della Sardegna, una città fantasma nata accanto ad una miniera da cui venivano estratti preziosi metalli. A San Vito, in provincia di Cagliari, ancora oggi è presente, tra le macerie nascoste dal Monte Narba, un villaggio nato nel 1864, all’indomani dell’Unità d’Italia. Si tratta di una cittadella sorta accanto alla miniera di argento e piombo, in grado di accogliere fino a mille lavoratori e dotata di tutto ciò che era ritenuto essenziale per la comunità ed anche oltre. Qui, infatti, oltre alle abitazioni riservate agli operai, si trovava un piccolo ospedale, una falegnameria ed un’officina meccanica. La particolarità del villaggio era che il piccolo centro estrattivo era dotato di energia elettrica e di telefono. Un vero lusso per l’epoca.

VILLAGGIO MINERARIO DI MONTE NARBA: LA STORIA

Miniera di Monte Narba

Miniera di Monte Narba

Il sottosuolo della Sardegna era conosciuto fin dall’antichità per i suoi giacimenti ricchi d’argento e di piombo tanto che i Romani iniziarono l’attività estrattiva di questi metalli per utilizzarli nella vita quotidiana: l’argento era utile per battere moneta mentre il piombo veniva usato per la costruzione delle condutture idriche o per la produzione di forchette. L’attività di estrazione continuò anche nelle epoche successive e le popolazioni che si susseguirono durante la dominazione dell’isola sfruttarono queste risorse per i propri scopi. Alla Società Anonima delle Miniere di Lanusei, costituita nel 1872 da alcuni genovesi, vennero date le concessioni per iniziare l’attività estrattiva.

Intorno alla miniera di Monte Narba, sviluppata su 14 livelli e dotata di un sistema di gallerie lungo ben 18 chilometri, si sovrappose la vita di intere famiglie che qui trovarono la possibilità di lavorare e sostentarsi. Le gallerie che scendevano per oltre 500 metri all’interno del sottosuolo, venivano esplorate quotidianamente da schiere di minatori provenienti da tutta Italia ed il lavoro non mancava, se è vero che alla fine dell’800 si riuscivano ad estrarre oltre 1400 tonnellate di argento e piombo. Accanto alla miniera si sviluppò un villaggio abitato dagli stessi operai che vi lavoravano e dal dirigente che dimorava con la sua famiglia nella residenza a lui dedicata, villa Madama.

Villaggio minerario di Monte Narba

Villaggio minerario di Monte Narba

La crisi del settore si verificò agli inizi del Novecento quando la materia prima estratta cominciò a diminuire e, contestualmente, il prezzo dell’argento scese precipitosamente a causa della concorrenza messicana. La miniera di Monte Narba venne chiusa nel 1935 quando la società che controllava l’estrazione decise di rinunciare alla concessione a causa delle perdite economiche che si erano verificate.

UN ESEMPIO DI ARCHEOLOGIA MINERARIA

Villaggio minerario di Monte Narba: l'interno di Villa Madama

L’interno di Villa Madama

Oggi di quel villaggio minerario rimangono alcuni edifici diroccati che l’incuria ed il tempo stanno fagocitando e portando a rovina completa. Eppure qui l’edificio di rappresentanza, villa Madama, doveva essere davvero imponente a dispetto di come appare oggigiorno. La palazzina a due piani era una residenza signorile di tutto rispetto con i suoi due avancorpi e le sue fini decorazioni. Progettata dall’ingegnere Giovanni Battista Traverso, la dimora era riservata alla famiglia del direttore della miniera. È ancora oggi visibile, al primo piano, il lungo balcone con ringhiera in ferro battuto e sopra l’ingresso il monogramma  recante le lettere SL della Società Lanusei.

Le stanze, durante la stagione fredda, erano riscaldate da una caldaia a legna, ancora oggi presente, così come in cucina era installato un refrigeratore per la conservazione dei cibi (lo potete vedere all’interno). Al piano nobile si possono osservare decorazioni in stile liberty ed affreschi realizzati probabilmente da un ufficiale austriaco, fatto prigioniero durante la Prima Guerra Mondiale, che decise di passare il suo periodo di prigionia in questa attività ricreativa. All’interno di Villa Madama, inoltre, erano ospitati anche gli uffici amministrativi dove si trova ancora oggi ben visibile una rastrelliera su cui un tempo erano collocati carte topografiche e documenti del luogo.

Oggi il villaggio minerario è un paese fantasma, avvolto dal silenzio del monte Narba e dalla vegetazione circostante. Tetti scoperchiati, muri scrostati, tegole cadute, persiane divelte, piante al posto del pavimento, alberi ed arbusti che recuperano il proprio spazio vitale sottratto dalla mano dell’uomo. Vite passate e non più tornate in questo luogo abbandonato da tutti mentre la vegetazione si sta riprendendo via via quanto il cemento le aveva sottratto. Di quella miniera di Monte Narba, che agli inizi del Novecento era la più ricca ed importante d’Italia per l’estrazione dell’argento e che è stata fonte di lavoro e storia per tutta l’area del Sarrabus, non rimangono che tracce della ricchezza passata.

Tutte le foto qui riprodotte sono state reperite sul sito Sardegna Abbandonata.

Per saperne di più:

Leggi anche:
Trekking a Cala Goloritzé: la Sardegna da perdere il fiato