Alzi la mano chi da piccolo, magari sotto l’amorevole supervisione della mamma o ancor meglio di una nonna premurosa, non ha mai dipinto a ridosso della Pasqua un uovo. Approfittando delle vacanze pasquali si prendeva un uovo sodo e poi immergendo il pennello nei colori si dava sfogo alla fantasia. I risultati non sempre erano dei migliori, ma la magia era assicurata. Una tradizione millenaria, che affonda le radici in età pagana e che è strettamente legata all’uovo come simbolo di rinascita.
L’USANZA DELLE UOVA DIPINTE
Un costume che, con l’avvento del cristianesimo, non ha perso di valore, assumendo solamente simbologie prettamente religiose. Nel corso del medioevo era consuetudine, infatti, regalare nel periodo pasquale uova sode dipinte, usanza che è arrivata, più o meno intatta, fino ai nostri giorni. In passato era il rosso il colore più usato, gradazione per antonomasia legata alla Passione di Cristo.
Un’antica leggenda narra che quando Maria Maddalena andò dai discepoli per annunciare la Resurrezione di Cristo, questi, piuttosto scettici, sulle prime non credettero alle parole della donna. Pietro, addirittura, sfidò Maria Maddalena, sostenendo che avrebbe prestato fede a quanto da lei riferito solo se le uova che aveva nel paniere fossero improvvisamente divenute rosse. E quelle per miracolo divennero rosse.
MUSEO DELL’OVO PINTO: COSA VEDERE
Dal 1982 c’è un paese nello splendore dell’Umbria, dove questa tradizione è qualcosa di più che una semplice inveterata usanza. A Civitella del Lago, un posto incantevole dove l’azzurro del cielo e quello del lago sottostante gareggiano fra loro in un contesto di eterna bellezza, questa antica forma di folklore si è trasformata in concorso nazionale e così, ogni anno, centinaia di artisti danno vita a produzioni sorprendenti ispirate ad un tema specifico.
Quest’anno il tema del concorso è Leonardo Da Vinci, il genio assoluto del Rinascimento, di cui ricorre il cinquecentesimo anniversario della morte, avvenuta il 2 maggio 1519 e che Civitella ricorda con una bellissima mostra dal titolo Sulle tracce del genio: mappe e cosmografie ai tempi di Leonardo.
Camminando per le vie di questo borgo si arriva come per magia in piazza Mazzini dove ha sede il Museo dell’Ovo Pinto, un unicum assoluto. Sì perché non esiste nulla di simile al mondo.
Opere esposte al Museo dell’Ovo Pinto di Civitella del Lago
Al piano nobile dell’edificio, posto di fronte al duomo, sono raccolte una quantità innumerevoli di uova dipinte, di tutte le grandezze e principalmente di tutte le fogge. Sembra di entrare in un posto incantato, nella stanza di un illustratore magico, dove la realtà assume le linee del sogno.
E qui lo sguardo si sperde, inseguendo i colori e le fantasie di centinaia di uova che, nel corso degli anni, sono state oggetto delle varie edizioni dei concorsi indetti dall’Associazione Culturale Ovo Pinto.
In questo posto, che ha i contorni della nostra infanzia, le centinaia di uova presenti, istoriate inseguendo la più fervida creatività, regalano sprazzi di sogni. Impossibile descriverle tutte. Lo sguardo, come una giovane farfalla, spazia fra le decine di storie che queste uova, come bellissimi e colorati fiori, raccontano. Da un pagliaccio che ricorda i personaggi di Alice nel paese delle meraviglie, realizzato da Vanessa Mancini nel 2006, a una fiabesca carrozza frutto della fantasia di Pasqualino Mungari, realizzata incidendo un uovo di struzzo.
“Uovo in carrozza” di Pasqualino Mungari
Da applausi la cella a forma di uovo, con tanto di grata dalla quale si intravedono i letti a castello dei detenuti, opera prodotta da un artista anonimo della Casa circondariale di Terni nel 2017.
Bellissimo l’uovo che riproduce il locale lago di Corbara con il quale Cecilia Piersigilli vinse l’edizione del 2002 o il gruppo di uova che due bambini, Francesco Carboni e Francesco Morelli, hanno dipinto ricreando i famosissimi Minions.
Impossibile non soffermarsi su L’Uovo di Modrian, realizzato da Luca Cazzaniga nel 2007 o Su sentirsi all’altezza, opera di Riccardo Danielli in cui un normalissimo uovo si specchia vedendosi pieno di spine.
Passeggiando per la sala espositiva ecco palesarsi le grazie del volto di una donna spagnola dipinto da Josè Carlos Araoz e, poco dopo, una tenerissima famigliola di pinguini, tutti realizzati da Simona Campanella partendo solo e soltanto da delle uova.
Il consiglio è di andare a vedere, in questa settimana che precede la Pasqua, il piccolo paese di Civitella e fra un panorama mozzafiato e la bellissima mostra sulle mappe, che a breve recensiremo, tornare per un giorno bambini e farsi rapire dalla magia del Museo dell’Ovo Pinto.
Un particolare ringraziamento all’Ufficio stampa Benedetta Tintillini e a Barbara Bilancioni, presidente dell’Associazione Ovo Pinto, che ci hanno accompagnato alla scoperta di luoghi da fiaba.
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