Ci sono luoghi da visitare possibilmente in silenzio, soprattutto predisponendosi all’ascolto multisensoriale, così da poter cogliere e assorbire dallo spazio ogni frammento di memoria che vi è rimasto incagliato. Il Museo storico della Liberazione a Roma, oltre a conservare collezioni, cimeli e documenti relativi agli anni dell’occupazione nazista nella capitale, è soprattutto un luogo della memoria, spettatore delle atrocità e delle violenze commesse dalla Polizia tedesca ai danni di chiunque fosse anche solo sospettato di collaborare con le forze Alleate o con le organizzazioni partigiane.

MUSEO DELLA LIBERAZIONE A ROMA

Tutti, in quella Roma Città Aperta eccellentemente rappresentata da Roberto Rossellini, tremavano solo a sentir pronunciare quell’infernale metonimia: via Tasso. Era la strada in cui si trovava l’edificio sito ai civici 145 – 155, nel rione Esquilino, che nei giorni successivi all’8 settembre del 1943 e fino alla Liberazione di Roma l’anno successivo, ospitò l’Aussenkommando (commissariato) della Polizia di Sicurezza (SIPO) e del servizio informazioni nazista (SD), agli ordini del tenente colonnello Herbert Kappler.

Museo Storico della Liberazione di Via Tasso

Museo Storico della Liberazione di Via Tasso

Si stima il passaggio per via Tasso di circa 2000 persone, uomini e donne, partigiani, soldati e civili. Difficilmente si usciva dall’edificio da uomini liberi. Molti dei reclusi furono tradotti nel Carcere di Regina Coeli e alcuni deportati nei Lager tedeschi. I condannati a morte venivano portati a Forte Bravetta per essere giustiziati. Un numero consistente di detenuti venne condotto alle Fosse Ardeatine dopo l’attentato di via Rasella. Un gruppo di detenuti, tra cui il sindacalista Bruno Buozzi, furono trucidati nell’eccidio de La Storta.

Vagando per le stanze di quello che all’esterno e dalla tromba delle scale pare un condominio come ce ne sono centinaia in una metropoli come Roma, si ha la sensazione di respirare quell’aria viziata dal dolore e rimasta attaccata alla carta da parati (quella originale), di vedere mani martoriate che tracciano simboli e scritte disperate sul muro delle celle d’isolamento, di patire la claustrofobica occlusione delle finestre murate.

All’interno del Museo storico della Liberazione ogni oggetto, ogni elemento d’arredo, ogni mattonella, sembra voglia raccontarci una storia.

LA VITA QUOTIDIANA DI UN DETENUTO A VIA TASSO

Non c’era un motivo particolare per finire reclusi in via Tasso. I nazisti erano molto duri con chiunque potesse collaborare con gli Alleati o che fosse anche solo a conoscenza di informazioni o indizi utili. Infatti vi transitarono donne uomini di ogni classe e ceto sociale, dalle storie più disparate: oltre ai militari italiani del Fronte Clandestino della Resistenza, ai partigiani, agli ebrei, venne trattenuto e interrogato chiunque sapesse o avesse visto o poteva sapere qualcosa.

Museo della Liberazione Roma

Interno del Museo: a sinistra la disperazione gli ex detenuti incisa sulle pareti

Lo stato d’animo che si provasse varcando la soglia dell’Aussenkommando, salendo le scale, per poi essere denudati e perquisiti, ce lo raccontano i memoriali dei pochi sopravvissuti.

All’interno del Museo Storico della Liberazione è possibile però cogliere la disperazione impressa sui muri delle celle d’isolamento, le uniche non ricoperte di carta da parati, ma intonacate. Sulle pareti, incise con chiodi o unghie, sono ancora visibili le preghiere, i messaggi per le famiglie, il conforto e l’invito a resistere per chi sarebbe venuto dopo di loro. Questo lo scrivevano dopo l’interrogatorio, che a volte durava ore ed era particolarmente feroce. Ciò che traspare dai graffiti, è la certezza che la morte sia ormai vicina e inevitabile.

Era un carcere ricavato da precedenti appartamenti, e le celle di detenzione non erano altro che vani riadattati: le porte blindate, le finestre murate e una piccola feritoia che consentisse l’areazione. Le celle di Via Tasso erano sovraffollate, il rancio pessimo, le condizioni igieniche al limite. Inoltre i detenuti erano costretti all’ascolto delle urla disumane di loro compagni sotto interrogatorio, seviziati con gli strumenti più subdoli.

COME VISITARE IL MUSEO A VIA TASSO

Il Museo Storico della Liberazione è dislocato su tre piani dell’edificio di via Tasso. Rappresenta uno strumento fondamentale per la ricerca storica tramite l’archivio, la biblioteca, le raccolte di stampa clandestina e molto materiale relativo alla Roma occupata, sia librario che audiovisivo. Il secondo e il terzo piano costituiscono il carcere vero e proprio, rimasto intatto dopo la fuga dei tedeschi e corredato da un ricco percorso espositivo.

Museo Storico della Liberazione a Roma

Museo Storico della Liberazione a Roma: a sinistra don Pietro Pappagallo, in alto a destra una “bocca di lupo”

Si suggerisce di avvalersi dell’esaustiva ed approfondita audioguida che viene consegnata all’ingresso che è anche un ottimo ausilio per immergersi nelle suggestioni del luogo. Celle che hanno visto transitare tanti volti anonimi ma anche personaggi di spicco della Resistenza e dell’antifascismo. Il citato Bruno Buozzi, ad esempio, don Pietro Pappagallo, il prete cattolico ucciso alle Fosse Ardeatine, che ispirò a Rossellini il personaggio di don Pietro Pellegrini interpretato dal grande Aldo Fabrizi. Ci si può soffermare nella cella n.5, ricavata da una piccola cucina, in cui soggiornò in isolamento il Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, capo del Fronte Militare Clandestino.

Gli spazi sono angusti, poca luce penetra nelle stanze, e un odore acre e stagionato di carta da parati. Pochi suoni filtrano dalle finestre murate. Pochi suoni a ricordare che la fuori c’è una città, che ora, come allora, continua vivere, rumorosa, nonostante tutto. In un pomeriggio di un giorno qualsiasi, dalle “bocche di lupo”, unica ferita nei mattoni che sigillano le grandi finestre, penetrano gli schiamazzi dei bambini che giocano e strillano da un vicino oratorio. Voci e suoni pieni di vita, di speranza, come a dire che il tempo nuovo, trasportato dal vento, oltrepassa ogni muro, squarcia ogni silenzio, può redimere gli spazi dannati.

ORARI E COME RAGGIUNGERE IL MUSEO STORICO DELLA LIBERAZIONE

Il Museo Storico della Liberazione è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00. Si può raggiungere:

  • in metropolitana: scendere alla fermata Manzoni – Museo della Liberazione e procedere su viale Manzoni in direzione via Labicana. Svoltare a sinistra in via Tasso;
  • da Piazza San Giovanni in Laterano, guardando la Scala Santa, individuata a sinistra la libreria San Paolo, superarla e poi voltare a sinistra in via Tasso;
  • altri mezzi che portano nelle adiacenze di Via Tasso: 3 (fermata viale Manzoni), 85 (Piazza S. Giovanni in Laterano), 87 (idem e via Labicana), 16 (idem e via Merulana), 415 (via Merulana), 617 (via Merulana).

 

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