Immaginate un luogo posizionato tra il mare, un antico porto con un canale navigabile ed una via (la Flavia-Severiana) che collegava questo sito ad Ostia Antica. Pensate ad un viavai di persone sulla strada lastricata, a carri, merci, uomini che transitavano con un passaggio continuo dato dalle fiorenti attività commerciali. Quello che avete provato a vedere con la mente esisteva ed era la necropoli di Portus, un cimitero riservato a quanti lavoravano in quest’area.

NECROPOLI DI PORTUS, COSA VEDERE

Oggi i resti di questo luogo dell’antica Roma si trovano a Fiumicino, più precisamente ad Isola Sacra (la cui denominazione si deve a Procopio nel VI secolo), una porzione di territorio un tempo unita alla terra poi divenuta isola con la costruzione della Fossa Traiana, che collegava il porto imperiale di Portus sia al mare che al Tevere e che ancora oggi porta il fiume al Tirreno. Il porto romano rappresentò un progetto ingegneristico avveniristico se si pensa che fu realizzato tra il I ed il II secolo d.C. dagli imperatori Claudio e Traiano i quali, con la costruzione della via Flavia, lo collegarono alla cittadella dei commerci di Ostia Antica. La linea costiera, in quel tempo, era più arretrata rispetto all’attuale perché il Tevere ancora non aveva depositato le sue sabbie, motivo per il quale il mare ricopriva per 3/4 l’attuale Isola Sacra, lambendo il porto e la necropoli posta un poco più a sud. Ma in questa area c’erano anche le terme ed il ponte di Matidia (il cui nome è dovuto all’amatissima nipote di Traiano) che l’associazione Laborastoria sta cercando di recuperare dalle sterpaglie e dai rovi attraverso una partecipazione attiva della cittadinanza locale.

Necropoli di Portus, tombe romane

Necropoli di Portus – A sinistra un sarcofago romano in cui un bambino indossa la maschera di un satiro per spaventare il suo amico; a destra una porzione del mosaico della Mietitura raffigurante Ercole che ha strappato Alcesti a Thanatos (la morte)

La necropoli di Portus è un complesso costituito da circa duecento tombe sviluppatesi tra il II ed il IV secolo d.C. proprio davanti alla via Flavia-Severiana, strada a doppia carreggiata lastricata con basoli su cui sono ancora visibili le tracce dei carri e che prevedeva la presenza, a latere, di marciapiedi per il transito pedonale. Sugli edifici funerari sono ancora oggi presenti iscrizioni che riportano il nome del proprietario, il lascito testamentario e le regole per l’uso degli stessi e, talvolta, anche mattoni con figure che ricordano il lavoro dei defunti.

A Portus ci troviamo davanti ad una necropoli destinata ad uno strato sociale medio: artigiani, medici e liberti che qui lavoravano svolgendo, soprattutto questi ultimi, un’attività di fatica. Molti degli scheletri rinvenuti ed analizzati presentavano, infatti, fratture da carico e rottura del timpano, dovuto alla pratica di recupero delle merci che cadevano sui fondali marini.

NECROPOLI DI FIUMICINO, LE TOMBE

Necropoli di Fiumicino, le tombe

Necropoli di Fiumicino – La via Flavia-Severiana con il segno del passaggio dei carri ed affreschi all’interno di una tomba

L’area archeologica fu rinvenuta nel 1925 durante lavori di bonifica di Fiumicino da parte degli uomini dell’Opera Nazionale Combattenti che si trovarono davanti agli occhi un sepolcreto intatto, preservato per secoli grazie ai cinque metri di sabbia che lo protesse dalle intemperie. Le tombe, in cui le pratiche funerarie erano sia l’incinerazione che l’inumazione, erano decorate con affreschi, pitture e mosaici che vennero ben presto distaccati e traslocati nei depositi ostiensi. Le tombe a cella, oltre ad ospitare i defunti, avevano uno spazio esterno costituito da banconi utilizzati per sedersi. I parenti delle persone decedute, infatti, dopo avere osservato nove giorni di lutto, si riunivano davanti alla tomba dei cari estinti e consumavano il banchetto funebre. A conferma di quanto a Roma fossero sentiti i riti dedicati ai morti, ricordiamo che nel mese di febbraio si svolgevano i Parentalia, celebrazioni dei defunti che culminavano il 21 febbraio nei Feralia che prevedevano sacrifici ed offerte. I vivi portavano ai morti pane, vino, grano e sale, non dimenticando di lasciare un obolo a Caronte, il traghettatore di anime. 

Necropoli di Portus, tomba

Necropoli di Portus, tomba

Bellissimi gli intonaci affrescati che ancora si trovano all’interno di alcune tombe, gli stucchi colorati, i sarcofagi con bambini che giocano ed i mosaici come quello della Mietitura in cui primeggia il mito di Admeto ed Alcesti, simbolo della fedeltà e della devozione coniugale.

Un ringraziamento particolare va al custode della necropoli di Portus, Pasquale, che ci ha condotto nell’area archeologica, in compagnia dei suoi due cani, e ci ha illustrato con passione ed estrema simpatia quanto vi abbiamo raccontato.

 
 
 
 
 
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