La Tuscia è una terra antica, ricca di storie, necropoli etrusche e di luoghi più o meno conosciuti. Lontana dal turismo d’assalto che subisce Roma, questa parte del Lazio sembra essere rimasta ancorata ai tempi antichi, aggrappata ai ritmi leggeri e delicati che custodisce ancora gelosamente. La sorprendente necropoli di Norchia, nel comune di Vetralla (VT), ne rappresenta uno splendido esempio. Immersa nel tufo e nel fitto bosco, l’antico centro etrusco esplode potente con le sue tombe che si affacciano sull’antico tracciato romano della via Clodia, collocata tra il fosso delle Pile, il fosso d’Acqualta ed il fosso del Biedano. E poi sorprendenti sono i resti dell’abitato medievale che qui sorse sulle vestigia etrusche e romane. Tra gli anfratti del paesaggio selvaggio appaiono gli antichi insediamenti che restituiscono a questo luogo la magia e la sensazione di essere fuori dal tempo. La scarsa antropizzazione avvenuta nei secoli successivi ha protetto quest’area circondata dalla boscaglia selvaggia.

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LA NECROPOLI DI NORCHIA

Orcla, questo l’antico nome di Norchia, era abitata già durante il periodo del Paeolitico superiore e dell’Età del Bronzo ma fu con il popolo etrusco che ebbe il maggiore sviluppo. Costruita sulle alture poste dove si intrecciano i torrenti del Pile e di Acqualta, si erge in posizione elevata, ideale per difendersi da attacchi nemici e dagli ambienti malarici. L’acropoli e la necropoli etrusca si trovavano vicine, costruite tra le pareti tufacee isolate dai fossi e dal torrente del Biedano. Oggi della città dei vivi non rimane nulla mentre si sono conservate numerose tombe della città dei morti, tutte orientate verso l’abitato dell’acropoli.

Tombe della necropoli di Norchia

Alcune tombe della necropoli di Norchia


Le tombe a dado e semidado che si aprono maestose a due o tre strati sotto le pareti di tufo risalgono ad un periodo che va dal IV al II secolo a.C. e sono tutte rivolte ad occidente, dove tramonta il sole. Le camere sepolcrali che ospitavano i defunti con i loro corredi funerari (armi, gioielli, pettinini, cibo, vestiti) si trovavano nell’ambiente ipogeo, accessibile dopo un lungo corridoio (il dromos).

Al di sopra di queste camere, i parenti ed i familiari banchettavano in onore dei defunti per celebrare il passaggio ad una nuova forma di vita. Al piano superiore invece era ben visibile il blocco di tufo squadrato, che prende il nome di dado, in cui si trovava il bassorilievo di una porta, quella che doveva varcare il defunto per accedere all’oltretomba.

Sulle tombe sono state ritrovate le iscrizioni che hanno consentito di attribuire le sepolture di appartenenti alle famiglia dei Ziluse, dei Veie, degli Smurina, dei Tetatru, solo per citarne alcune. All’interno dei sepolcri poi sono stati rinvenuti sarcofagi e corredi funerari che dovevano accompagnare il defunto nel viaggio con Charun, il traghettatore di anime.

Dell’acropoli, come si diceva in precedenza, non è rimasto nulla ma l’antica città etrusca era sicuramente ben difesa dai tre torrenti. L’unica parte esposta era quella meridionale che gli Etruschi provvidero a difendere con la costruzione di un muro e di una torre d’avvistamento.

Con la sconfitta degli Etruschi sopraggiunse il popolo romano e Norchia entrò a far parte del municipio di Tarquinia, con cui ebbe importanti contatti commerciali già in precedenza. Furono, infatti, gli stessi Etruschi a collegare Orcla con Tuscania, che si trovava un po’ più a nord, e con la più meridionale Blera. Quell’antico tracciato venne poi ripreso ed allargato dal popolo romano che vi costruì la via Clodia, l’antica direttrice che congiungeva Roma a Saturnia e che, proprio qui a Norchia, oltrepassa il Biedano per infilarsi in una bellissima Via Cava di 400 metri.

Durante il periodo dell’alto e del basso Medioevo la città di Orcla venne ribattezzata Norchia e rimase in vita fino al  1453, anno in cui fu abbandonata definitivamente dai suoi abitanti a causa di una terribile epidemia di malaria. Di quel periodo rimangono numerose testimonianze come il castello, appartenente alla famiglia Di Vico e distrutto da papa Eugenio IV, e come la chiesa di San Pietro risalente al IX secolo. L’abside adornato con finestre e colonnine è ancora oggi visibile e caratterizza il paesaggio di questa porzione di Tuscia.

UN’ESCURSIONE TRA NATURA E ARCHEOLOGIA

Escursione a Norchia

Escursione a Norchia

Dal parcheggio si scende rapidamente lungo la parete di tufo ed incontrando subito le tombe a dado scolpite nella roccia. Dopo avere fotografato ed essersi fermati a guardare questi sepolcri meravigliosi si prosegue, arrivando in prossimità di uno slargo erboso dove si trova un pannello dell’area. Si prosegue lasciandosi il fosso sulla sinistra e si seguono le scarse indicazioni in legno che ogni tanto sono presenti e che indicano i luoghi ed i monumenti più importanti di questa preziosa area archeologica. Il pregevole contesto naturalistico in cui sarete avvolti si sposa bene con l’interesse storico-artistico dell’intero sito. Alcuni ponti piuttosto malconci consentono di attraversare i fossi presenti e di muovervi all’interno di un’area dove a tratti si perde il tracciato. Da non perdere, oltre alle tombe a dado, i resti del castello medievale, la chiesa di San Pietro ed i colombari.

Colombario a Norchia

Colombario a Norchia

Bellissimi anche la tagliata etrusca ed il panorama che si apre su tutto il paesaggio circostante. Il percorso non è segnato ma ogni tanto compaiono delle frecce che indicano la direzione da prendere per i monumenti principali. Il consiglio che diamo, quindi, è quello di scaricare le tracce GPS in modo da non perdere nessun luogo di questo archeotrekking.

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CONSIGLI UTILI

L’ambiente è molto umido per la presenza dei corsi d’acqua (alcuni da guadare) e di una fitta boscaglia ma le pareti tufacee, le tombe a dado, la grotta e l’arco romano valgono la pena di essere visitati. Vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo e di essere in cerca di una città nascosta e di una popolazione oramai scomparsa. Portate scarpe da trekking e pantaloni lunghi. Una torcia potrebbe essere utile per illuminare gli ambienti interni delle tombe e della grotta.

 

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COME ARRIVARE

La necropoli di Norchia, scarsamente segnalata, si trova nel comune di Vetralla, comune della Tuscia raggiungibile sia dalla S.S.1 Aurelia che dalla S.S.2 Cassia. L’area archeologica è ubicata in località Cinelli dove ad un incrocio stradale troverete le indicazioni per il sito. Occorre svoltare e proseguire per 6 Km fino ad uno slargo dove è possibile lasciare la macchina.

Ringraziamo Sara Dante per le foto.



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