La riapertura al pubblico, seppure parziale, di Palazzo Schifanoia a Ferrara, delizia Estense tra le più incantevoli ed emblematiche, in questo periodo così cupo, rappresenta un piccolo tassello di rinascita, seguente un periodo di chiusura lungo otto anni, conseguenza di un sisma, quello che colpì l’Emilia nel 2012, che ferì l’intera Città di Ferrara e molti siti di notevole interesse e pregio.

L’attuale Palazzo, che giganteggia su via Scandiana, nel quadrante sudorientale della Città intra moenia, è il prodotto di numerosi rimaneggiamenti e ampliamenti, intervenuti nel corso dei secoli, alcuni dei quali rappresentano dei crimini contro il buon senso, oltre a denotare la superficialità di alcuni proprietari, come nel caso della famiglia Tassoni nel XVIII secolo.

Nonostante ciò, Palazzo Schifanoia è impareggiabile dal punto di vista emblematico, perché è l’unica residenza urbana della famiglia d’Este, a conservare in forma quasi originale un esteso ciclo figurativo realizzato dall’Officina ferrarese, una scuola pittorica tra le più qualificate del Rinascimento italiano: è il Salone dei Mesi, pezzo forte che incanta la vista e i sensi di chi ne varca la soglia.

PALAZZO SCHIFANOIA A FERRARA: UNA DELLE DELIZIE ESTENSI

Il Palazzo Schifanoia, rientra nella variegata opera edilizia delle Delizie Estensi, ville di campagna e culle di arte rinascimentale, che i Signori di Ferrara usavano non solo come luoghi di svago e ritiro bucolico, ma che rappresentavano dei nodi decentrati del potere ducale nella vasta pianura che va dalla città alle paludi del delta del Po.

Un territorio ed un paesaggio che gli Este avevano trasformato proprio attraverso una grandiosa opera di bonifica. Gli ozi, quindi, e i vizi, andavano di pari passo con l’esercizio amministrativo e l’azione politica.

Sparse nell’area in cui il Ducato si proietta verso il mare, le Delizie, di cui le più note sono otto (il Palazzo Schifanoia, il Castello Estense della Mesola, la Villa della Mensa di Copparo, la Delizia del Belrigurado a Voghiera, la Delizia del Verginese a Gambulaga di Portomaggiore, la Delizia del Benvignate di Argenta, la Delizia Diamantina a Vigarano e il Palazzo Pio di Tresigallo), rappresentando una rete omogenea in cui la cultura rinascimentale influenza in maniera eccezionale il paesaggio naturale, sono riconosciute dall’UNESCO, nel loro complesso, quale Patrimonio dell’Umanità.

Palazzo Schifanoia, Salone dei Mesi

Francesco Del Cossa, “Marzo”, particolare di Borso alla caccia e amministratore di giustizia, Palazzo Schifanoia

Palazzo Schifanoia viene fatto erigere da Alberto V d’Este, marchese di Ferrara (non ancora duca), nel 1385. Il nome ne sintetizza lo scopo: “schifar la noia”. Ovvero un buen retiro ove trascorrere momenti di svago, uniti ad incontri di rappresentanza in cui la Corte metteva a proprio agio i propri ospiti con l’onnipresente finalità politica che caratterizzò le grandi residenze rinascimentali.

La sede di via Scandiana, sebbene decentrata rispetto all’orbita magnetica su cui si calibra la Città, ovvero il maestoso Castello Estense, indiscusso baricentro urbano, nel XIV secolo rimaneva l’estremo di limite orientale di un tessuto cittadino che si svolgeva spilungone lungo il corso del Po di Volano, il fiume, e quindi l’acqua, elemento su cui si fonda la civiltà ferrarese.

BORSO D’ESTE, SIGNORE DI FERRARA

È Borso d’Este, signore di Ferrara, nato marchese e morto duca, a compiere le più importanti opere di ampliamento del Palazzo e a donargli le sue forme attuali. La Signoria si è evoluta e necessita di residenze adeguate al rango dei suoi rampolli.

Borso ingaggia l’architetto Pietro Benvenuti che ricaverà, tra l’altro, un ampio salone di rappresentanza che, decorato dai migliori artisti ferraresi in circolazione, diverrà uno dei più straordinari capolavori dell’arte rinascimentale italiana: nasce il Salone dei Mesi.

Tanti sono gli artisti chiamati a raccolta, l’intera officina ferrarese per il Salone dei Mesi, il padovano Domenico Paris che firma il soffitto del Salone delle Virtù (altro ambiente sontuoso e raffinato del Palazzo), Ambrogio di Giacomo da Milano e Antonio di Gregorio per l’imponente portale marmoreo d’ingresso e per il fregio che rappresenta lo stemma estense.

Ferrara, Palazzo Schifanoia

Francesco Del Cossa, “Marzo”, particolare, Salone dei Mesi, Palazzo Schifanoia

I rimaneggiamenti successivi, più o meno importanti, non superarono mai la portata della ristrutturazione operata da Borso. Sul finire del Quattrocento ci mette le mani anche il grande architetto Biagio Rossetti, il deus ex machina di uno dei più importanti piani di espansione urbana della storia, che in lode al suo committente, è noto come Addizione Erculea.

L’ultimo virtuosismo artistico vero e proprio, è promosso da Francesco d’Este, figlio di Lucrezia Borgia, che a metà del Cinquecento, si avvale per alcune decorazioni interne del giovane (e poi celebre) Sebastiano Filippi, alias Bastianino.

Dal Seicento in poi, la decadenza di Palazzo Schifanoia segue quella degli Este e, passando di famiglia in famiglia, non solo non acquista nulla, ma perde costantemente, subendo danni più o meno irreparabili.

PALAZZO SCHIFANOIA E IL SALONE DEI MESI

Il Salone dei Mesi, posto al piano nobile dell’edificio, rappresenta senza alcun dubbio il fiore all’occhiello di Palazzo Schifanoia e conserva uno dei cicli di affreschi più importanti del Rinascimento.

Il tema del Ciclo dei mesi, già diffuso nell’arte medievale, scandiva le celebrazioni delle divinità cosmiche, coniugandole con rappresentazioni della quotidianità del lavoro agricolo.

Il mondo divino, mitologico, costellato da divinità pagane e il mondo degli uomini, sui quali le leggi soprannaturali ricadono inesorabilmente.

Il ciclo di Palazzo Schifanoia è suddiviso in dodici scomparti verticali (di cui solo sette sono sopravvissuti), uno per ogni mese dell’anno, disposti per una lettura in senso antiorario. Delimitano i mesi delle paraste affrescate, che danno il senso di una proiezione all’esterno di tutto l’ambiente, come fosse un loggiato affacciato sui territori ducali.

Salone dei Mesi Ferrara

Francesco Del Cossa, Aprile, particolare: Borso d’Este torna dalla caccia, assiste al Palio di San Giorgio e dona una moneta al buffone Scoccola, Salone dei Mesi, Palazzo Schifanoia, Ferrara

Ogni mese è suddiviso in tre fasce orizzontali in cui, nell’ordine, vengono raffigurati: il trionfo della divinità protettrice, il segno zodiacale corrispondente accompagnato da decani di contaminazione egizia, scene della vita di corte.

Il Ciclo è un tipico esempio di rappresentazione gotica che, nella variante ferrarese, perde la sua tradizionale connotazione popolare per esaltare la vita di corte e, in particolare, del suo committente, Borso, la cui figura compare gloriosamente ad enfatizzarne l’immagine di saggio e giusto amministratore.

È un vero e proprio manifesto politico e dell’arte di governo da porre a testimonianza per i contemporanei e per i posteri, corredato da numerosi riferimenti neoplatonici e da una complessa cultura astrologica supervisionata probabilmente dall’astronomo di corte Pellegrino Prisciani.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Passaggi Lenti (@passaggilenti)

L’officina ferrarese diede il suo meglio, in particolare con Francesco Del Cossa, allievo di Cosmè Tura, con il giovane Ercole de Roberti e di tutti gli altri artisti tra cui il Maestro degli occhi spalancati. Un risultato unico che, anche se parzialmente e dopo un lungo restauro, oggi possiamo ammirare affascinati.

IL GENIUS LOCI

Palazzo Schifanoia rappresenta uno dei luoghi più incantevoli e suggestivi di Ferrara. Non sono solo l’impatto visivo e la vertigine emotiva a rapire il visitatore che, dopo aver percorso a passi curiosi lo scalone principale si imbatte improvvisamente e inaspettatamente nel Salone dei Mesi.

È anche la sensazione che tutto questo stupore avvenga lontano dalla frenesia del Centro, in una periferia magica in cui lo spazio urbano sembra finire, per poi ricominciare daccapo. Uno spazio sospeso, fluttuante, che ricorda lo stile di un altro grande artista quasi contemporaneo figlio della Città estense, Giovanni Boldini.

Forse, se si intende cercare realmente il senso di questo luogo, oltre ad ammirarne il capolavoro, basterà vivere un’esperienza tanto semplice quanto significativa: prendersi una pausa e bere un caffè.

Palazzo Schifanoia a Ferrara

Palazzo Schifanoia a Ferrara, l’interno del Salone dei Mesi e l’esterno da Via Scandiana

Sedersi ad uno dei tavoli disposti sull’erba e tra gli arbusti del piccolo e curato bar nel cortile interno del Palazzo. Immaginare ozi e sollazzi di Corte in un angolo di quiete incorniciato dagli alti muri in cortina e da una vegetazione variegata ed esotica, filtro spazio-temporale di suoni, odori e pensieri.

Un luogo esaltato nelle stagioni intermedie dalle fioriture primaverili e dai colori autunnali.

Nel silenzio educato della natura addomesticata, tra una betulla bianca, un ciliegio giapponese, un acero e uno storace americano, nel cinguettio dei pettirossi e, se si è fortunati, lo squittio di uno scoiattolo rampicante, forse, si cela il senso di un’intera Città, fatta di giardini segreti, bellezza discreta, limiti indefiniti. E probabilmente si lascerà il luogo con una consapevolezza: che gli Este, la noia, la sapevano schivare molto, molto bene.

Per approfondire:

 

Leggi anche:
Cosa vedere a Rimini: viaggio tra storia, cinema e murales