È stato prima tempio pagano, poi chiesa cristiana. Il Pantheon di Roma, oltre a contenere la tomba di Raffaello, è luogo di sepoltura dei primi re d’Italia nonché impareggiabile esempio di architettura, giunta ai nostri giorni praticamente intatta.

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PANTHEON DI ROMA: LA COSTRUZIONE PER VOLONTÀ DI AGRIPPA


La costruzione di questo grande tempio religioso inizia intorno al 27 a.C. per volere del console Marco Vipsanio Agrippa, come riporta l’iscrizione sull’architrave del Pantheon.

La leggenda narra che Agrippa fece erigere l’edificio come ex voto alla dea Cibele. La divinità, apparsagli in sogno prima di una dura campagna militare in Persia, preannunciò al valente generale la vittoria, esortandolo, però, una volta rientrato a Roma, a edificare un grande tempio. Cibele nel sogno non si limitò a vaticinare il futuro trionfo ma mostrò ad Agrippa anche le fattezze della futura costruzione.

La guerra in Persia andò nel migliore dei modi e Agrippa, tornato nell’Urbe, iniziò la costruzione al centro della zona del Campo Marzio di un grande tempio, sul modello dei Panthea ellenestici.

Pantheon di Roma, Agrippa

La facciata del Pantheon

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L’edificio religioso era quanto di meglio la città di Roma potesse desiderare, un luogo grande e bellissimo, contrassegnato da un’imponente facciata e da un pronao ottastilo, dotato di colossali colonne monolitiche, ancora oggi, le più alte di tutta Roma.

Ma ciò che all’epoca, come adesso, colpisce del Pantheon di Roma, è senza dubbio l’immensa cupola che sovrasta la grande aula circolare sottostante. Si tratta di un’opera di ingegneria unica, ammirata e studiata da stuoli di architetti del passato, a cominciare da Filippo Brunelleschi che la prese a modello per la realizzazione della cupola del duomo di Firenze.

Con i suoi 43.30 metri di diametro, la cupola del Pantheon è tutt’ora la più grande al mondo, mirabile esempio di innovazione costruttiva, contraddistinta oltre che dai lacunari anche e soprattutto dal maestoso oculus, ben 9 metri di diametro, attraverso il quale si irradia la luce che illumina tutto l’interno dell’edificio.

Tradizionalmente si ritiene che il Pantheon di Roma, come lo vediamo oggi, sia il frutto della ricostruzione promossa dall’imperatore Adriano tra il 118 e il 125 d.C., ipotesi avvalorata dal rinvenimento di molti bolli laterizi di età adrianea.

PANTHEON: LA TRASFORMAZIONE IN CHIESA

Nel 608 d.C., l’imperatore bizantino Foca donò il Pantheon a papa Bonifacio IV che, a sua volta, decise di trasformarlo in una chiesa. Il 13 maggio dell’anno seguente, quello che era un tempio pagano, divenne Santa Maria ad Martyres. Nella nuova chiesa vennero seppellite centinaia di ossa di martiri cristiani, trasportate, raccontano le cronache, su 28 carri transitanti fra ali di folla oranti.

Quel 13 maggio del 609 d.C., durante la solenne consacrazione della nuova chiesa, avvenne qualcosa di davvero singolare. A raccontarcelo è il grande storico Ferdinando Gregorovius:

«Alle note del Gloria in excelsis, che la grande volta restituiva in echi sonori, la fantasia dei Romani vide alzarsi schiere di demoni atterriti che cercavano di uscire all’aria libera attraverso l’apertura della cupola».

La trasformazione in chiesa fu la fortuna del Pantheon. Il monumento, infatti, non subì le spoliazioni che segnarono, al contrario, molti edifici pagani, convertiti, come nel caso eclatante del Colosseo, in vere e proprie cave a cielo aperto, dove setacciare materiali per la costruzione delle chiese e dei palazzi nella Roma papalina.

 

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Tuttavia anche il Pantheon fu toccato dall’avidità costruttiva dei pontefici. A ingolosire fu il bronzo che rivestiva il grande portale e che venne utilizzato da Bernini per la costruzione dell’imponente baldacchino di San Pietro. Quel nuovo “furto”, già perpetuatosi in passato, (nel 655 l’imperatore d’Oriente Costante II aveva fatto asportare le lamine bronzee che ricoprivano l’esterno della cupola, ad eccezione di quelle che circondavano il grande occhio) non piacque ai romani che stigmatizzarono a loro modo la rimozione del prezioso metallo con una celebre locuzione latina: «Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini».

Nel 1632 Bernini tornò nuovamente a occuparsi del Pantheon, facendo erigere ai lati del colossale timpano due alti campanili. Le due strutture, che a differenza dei campanili di San Pietro non diedero segni di alcun cedimento, non riscossero, tuttavia, particolari simpatie.

Nel 1883, il ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli, nell’ambito di una serie di interventi volti a restaurare il Pantheon e a isolare l’area intorno ad esso, decise di far abbattere i campanili che, nel frattempo, la sferzante ironia del popolo romano aveva sarcasticamente ribattezzato “orecchie d’asino”.

CHI È SEPOLTO AL PANTHEON DI ROMA? LA TOMBA DI RAFFAELLO E NON SOLO

Il 6 aprile 1520, il giorno del Venerdì Santo, si spegneva a Roma Raffaello Sanzio. Il grande pittore che aveva anche ereditato la conduzione dei lavori per la realizzazione della nuova basilica di San Pietro, morì dopo quindici giorni di agonia, sfinito dalla febbre e dai ripetuti e inutili salassi.

Chi è sepolto al Pantheon? La tomba di Raffaello

La tomba di Raffaello

Raffaello dispose di essere seppellito all’interno del Pantheon, un luogo che amava particolarmente. Fu inumato in una semplice tomba, sormontata dalla scultura della Madonna del Sasso, eseguita da un suo allievo, Lorenzo Lotti, tra il 1523 e il 1524.

Sulla tomba di Raffaello campeggia il celebre epitaffio dettato da Pietro Bembo:

ILLE HIC RAPHAEL TIMVIT QVO SOSPITE VINCI

RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI

(Qui giace quel Raffaello dal quale, vivo, la gran madre di tutte le cose, la Natura, temette di essere vinta e, lui morto, di morire)

Il 14 settembre 1883 la tomba di Raffaello, su disposizione dell’allora papa Gregorio XVI, venne aperta. Si voleva, in tal modo, verificare se nella cassa si trovassero le ossa di Raffaello, visto che più di qualche studioso aveva sollevato il dubbio che le spoglie mortali del grande pittore fossero non nel Pantheon, bensì nella vicina chiesa di Santa Maria sopra Minerva.

La ricognizione diede esito positivo, spegnendo così, definitivamente, ogni illazione sul reale luogo di sepoltura di Raffaello. La cassa in abete, però, una volta aperta risultò non più utilizzabile, per questo si dispose di collocare le ossa in una nuova urna di marmo. I pezzi della cassa, però, divennero una sorta di reliquia laica. Alcuni frammenti furono acquistati dalla Confraternita degli Orefici, che li custodì dentro una teca di cristallo nella sacrestia della piccola chiesa di Sant’Eligio degli Orefici, a due passi da via Giulia.

Ma il Pantheon custodisce anche altre importanti tombe. Si tratta di quelle di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, di Umberto I e di sua moglie, la regina Margherita.

Alla sepoltura di Vittorio Emanuele II è legata una celebre frase romana: «stai a fa’ er giro de Peppe intorno alla Rotonda appresso alla reale» che i romani storicamente abbreviarono in «stai a fa’ er giro de Peppe».

La frase è legata a un episodio che coinvolse nientemeno che Giuseppe Garibaldi. Il giorno delle esequie di Vittorio Emanuele II, il Generale, invece di fermarsi, come tutto il seguito del feretro reale, lasciando che a girare intorno al Pantheon fosse solo la carrozza con la bara regale, per ottenere l’ultimo saluto della folla, si accodò al cocchio funebre, compieNdo anch’egli l’intero giro, fra lo sconcerto dei romani che immortalarono, a loro modo, l’imperdonabile distrazione dell’Eroe dei due mondi.

Scopri anche l’affresco della “Scuola di Atene” di Raffaello

IL FOSSATO DEL PANTHEON E LA LEGGENDA DEL MAGO BAIALARDO

Il perimetro del Pantheon è percorso da un profondo fossato al quale è legata un’altra celebre leggenda che vede protagonista l’immancabile diavolo e il mago Baialardo. Questi, dopo aver venduto la sua anima al diavolo, approssimandosi la fine dei suoi giorni fu colto da un serio ripensamento. Per questo decise di incontrare Satana in persona nei pressi del Pantheon. Dopo un acceso diverbio il mago lanciò all’incredulo diavolo un pugno di noci, riparando, poi, nell’ex tempio pagano.

L’ira di Satana per quel simile affronto fu tale che per stemperarla iniziò a correre intorno al Pantheon di Roma. Inanellò così tanti giri da scavare un ampio fossato che, ancora oggi, è visibile in tutta la sua profondità.

Quando lo scrittore francese Stendhal vide per la prima volta il Pantheon così si espresse:

“Il più bel resto dell’antichità romana. Un tempio che ha così poco sofferto, che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i Romani”.

Un particolare ringraziamento alla dottoressa Andreina Ciufo dell’associazione Bell’Italia88 che ci ha accompagnato alla conoscenza del Pantheon, svelando storie e leggende legate a uno dei monumenti più famosi di Roma.

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ORARI DI VISITA AL MONUMENTO 

Il Pantheon è visitabile dal lunedì al sabato dalle ore 08.30 alle 19.15, mentre la domenica dalle 09.00 alle 17.45. Durante lo svolgimento della messa (la domenica alle 10.30 e il sabato alle 17.00) l’ingresso è consentito solo per assistere alla celebrazione.



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