Questo è il racconto di come una maldicenza diffusa durante il Medioevo e ripresa da alcuni protestanti nel Cinquecento per gettar discredito sul cattolicesimo, sia stata ritenuta veritiera e credibile per secoli. La leggenda della Papessa Giovanna, descritta da numerosi testi medievali, ha superato centinaia di anni per giungere fino ai nostri giorni. Di lei si è parlato, immaginato, scritto e raccontato. Della sua elezione e del suo parto sono state riempite pagine di cronache, diari, racconti, biografie.

PAPESSA GIOVANNA, LE FONTI DELLA LEGGENDA

La Papessa ritratta su una carta dei Tarocchi Visconti-Sforza

A sinistra raffigurazione della Papessa Giovanna partoriente. A destra la Papessa ritratta su una carta dei Tarocchi Visconti-Sforza

La prima notizia riferibile alla leggendaria figura della Papessa Giovanna la troviamo in un testo del 1080, il Chronicon del benedettino Mariano Scoto, il quale riferisce in due righe dell’elezione di una donna al soglio pontificio. Ma è con il passare del tempo e con la produzione di altri testi che si aggiungono notizie e circostanze più dettagliate. Il domenicano Jean de Mailly, nella  Chronica universalis Mettensis del 1225, riporta nuovi particolari della vicenda della Papessa Giovanna, raccontando del  parto e della sua successiva lapidazione. Cinquanta anni dopo sarà un altro domenicano, il cardinale Martino Polono, ad occuparsi della papessa, specificandone il nome, le origini e la strada in cui sarebbe avvenuto il misfatto.

Inglese ma proveniente dalle terre tedesche di Magonza, Giovanna fu eletta pontefice con il nome di Giovanni VIII nell’anno 855. Travestita da uomo fin da quando era entrata nella gerarchia ecclesiastica, governò la Chiesa per due anni e mezzo, senza mostrare ad alcuno la sua vera identità. La rivelazione del suo sesso avvenne durante una processione pasquale partita da San Pietro e diretta a San Giovanni. Durante la sfilata del corteo, Giovanna partorì un bambino, manifestando così il suo vero sesso. La nascita del neonato avvenne nel Vicus Papisse, il tratto di strada di Via dei Querceti che interseca Via dei Santi Quattro, proprio davanti alla chiesa di San Clemente. Legata alla coda di un cavallo e trascinata da questo, la Papessa Giovanna venne lapidata dalla popolazione romana.

LA SEDIA STERCORARIA

Sedia stercoraria a San Giovanni in Laterano

Sedia stercoraria a San Giovanni in Laterano

Nel 1447 lo storico Felix Hammerlein scriveva, nel De nobilitate et rusticitate dialogus, che subito dopo il terribile evento il nuovo papa, Benedetto III, fece collocare a San Giovanni in Laterano una seggiola dotata di un foro. A cosa doveva servire? A permettere di appurare  il sesso del neo-eletto papa che lì si sedeva durante l’incoronazione. Due religiosi, distesi sotto la cosiddetta sedia stercoraria, introducevano le mani nel foro per accertarsi che il pontefice fosse un uomo. Dopo le opportune verifiche gridavano ‘testiculos habet’ e la folla rispondeva con giubilo.

I MOTIVI DELLA MALDICENZA

Nel XVI secolo questa storia venne sfruttata dai protestanti in chiave anti-papista; il teologo luterano Vergerio si prese la briga di dimostrare l’esistenza della Papessa Giovanna, delineata come meretrice e negromante, al fine di gettare discredito su tutti i discendenti di Pietro. Sarà lo storico e pastore protestante David Blondel a smentire queste ricostruzioni, definendole fantasiose e prive di fondamento.

In realtà, oggi sappiamo che già in epoca antica, durante la cerimonia di intronizzazione dei papi, il neoeletto pontefice veniva fatto sedere su due sedie forate di porfido risalenti al tempo dell’Impero Romano: la sedia stercoraria (ancora visibile nel chiostro della basilica di San Giovanni) e la sedia porphyretica. Gli studiosi si sono interrogati sull’utilizzo che poteva avere questo tipo di sedia ed una delle tesi più accreditate è che fosse utilizzata dai Romani per agevolare il parto. La sua origine, dunque, non ha niente a che vedere con la vicenda della Papessa Giovanna, smentendo anche quei versi del Belli che dicevano D’allora st’antra sedia sce fu messa / pe tastà sotto ar zito de le voje / si er pontefice sii Papa o Papessa.

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