Castel Sant’Angelo è uno dei monumenti più conosciuti di Roma e, a differenza di tante costruzioni romane spogliate e depredate nel Medioevo, ha avuto la fortuna di essere passato quasi del tutto indenne alle spoliazioni che avvenivano in quel periodo. Riutilizzato nel corso dei secoli, ha legato la sua storia a quella degli imperatori romani, alle famiglie aristocratiche e al papato. È stato un mausoleo, una residenza nobile, pontificia ed anche un carcere. Il suo utilizzo come dimora papale e la vicinanza con i palazzi pontifici hanno indotto Niccolò III Orsini a costruire un corridoio di collegamento tra i due luoghi della Roma papalina: il passetto di Borgo.
NICCOLO III E IL PASSETTO DI BORGO
Particolare del Passetto di Borgo di Castel Sant’Angelo
In una città turbolenta e piena di pericoli, il papato sentì la necessità di costruire un collegamento sicuro che unisse i palazzi pontifici a Castel Sant’Angelo, luogo ritenuto più sicuro. Così papa Niccolò III nel 1277 utilizzò la struttura altomedievale delle Mura Leonine per la sua realizzazione. Le Mura, costruite da papa Leone IV negli anni 848-852, vennero innalzate a protezione dell’antica basilica di San Pietro, dopo che un’incursione saracena mise a ferro e fuoco tutta l’area vaticana. Con quest’opera la basilica ed il quartiere limitrofo vennero circondati dalle nuove mura che si andarono a collegare con l’antico circuito delle Mura Aureliane. Papa Niccolò ebbe l’intuizione di costruire un passaggio diretto e sicuro proprio sopra questa cinta muraria. Il passetto di Borgo (in dialetto romanesco er Corridore), un corridoio protetto di 800 metri, doveva servire a proteggere il papa e a consentirgli di raggiungere la fortezza di Castel Sant’Angelo in caso di pericolo e di attacco nemico.
Nel Tractatus de rebus antiquis et situ Urbis Romae del 1411 viene descritta la realizzazione del passetto di Borgo e la ristrutturazione realizzata proprio nell’anno del documento da parte di Baldassarre Cossa, passato alla storia come l’antipapa Giovanni XXIII. Il corridoio venne rinforzato e fortificato, successivamente venne dotato di torri merlate grazie all’intervento di Alessandro VI Borgia che se ne servì nel 1494, quando l’esercito di Carlo VIII di Francia entrò con facilità a Roma. La copertura del passetto con tegole avvenne invece sotto il pontificato di Urbano VIII, realizzando un tetto nei tratti scoperti del passaggio.
CASTEL SANT’ANGELO E IL SACCO DI ROMA
Passetto di Borgo, sullo sfondo la Cupola di S. Pietro
Un esercito di 10.000 Lanzichenecchi, mercenari e luterani, al servizio dell’esercito imperiale di Carlo V, erano pronti ad invadere Roma e a vendicarsi per l’alleanza (la Lega di Cognac) che il papa aveva stretto con Francesco I, re di Francia, con Venezia, Firenze, Milano e Genova. Il 5 maggio 1527 l’esercito imperiale arrivò al Gianicolo ed alloggiò lì in attesa di dare inizio alla razzia e alla distruzione della città. La furia dei Lanzichenecchi fu tale che nulla poté l’esercito schierato a presidio della Città Leonina. La mattina del 6 maggio, infatti, partì un feroce attacco nella zona tra Sant’Onofrio e Santo Spirito e ben presto, nonostante la strenua difesa dell’esercito papalino, l’esercito di Carlo V entrò nel Borgo e nella basilica di San Pietro.
Il papa, raccolto in preghiera, fece in tempo a fuggire attraverso il Passetto di Borgo e a raggiungere la fortezza di Castel Sant’Angelo. Via via che la ferocia dei Lanzichenecchi aumentava, prelati, funzionari ed ambasciatori corsero verso il baluardo difensivo per ottenere protezione. La città fu devastata e anche nei mesi successivi venne saccheggiata sistematicamente.
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