Adagiata su una roccia tufacea, lo splendido borgo medievale di Pitigliano appare, per chi proviene da ovest, in tutta la sua meravigliosa maestosità. Dalle curve della strada regionale che da Manciano si attorcigliano e cominciano a scendere verso il fiume Meleta si manifesta improvvisamente questo meraviglioso paese maremmano, racchiuso nel suo tempo fermo ed indissolubile.

L’effetto è davvero dirompente se, ai lati della strada, ogni volta si trovano persone ferme a catturare l’immagine di Pitigliano, la piccola Gerusalemme con le sue case che sembrano cadere dalla roccia e con la suggestiva e maestosa torre campanaria della cattedrale che svetta oltre i tetti della città.

Pitigliano fa parte delle città del tufo, i tre borghi maremmani di origine etrusca nati e sviluppatisi sulla roccia magmatica che caratterizza questo lembo di territorio. Insieme a Sorano e Sovana, la Piccola Gerusalemme caratterizza lo skyline della Toscana meridionale più interna, attirando la curiosità di molti turisti italiani e stranieri.

Pitigliano ha conservato il suo impianto medievale con le decoratissime piazzette ed i caratteristici vicoli abbelliti dai fiori, con le stradine che si ramificano attraverso la pianta della città. Sostanzialmente sono tre le vie principali, parallele tra loro, che si snodano lungo l’asse est-ovest del suo tessuto urbano. Abbiamo la centrale Via Roma che giunge fino alla piazza dominata dal Duomo poi la strada a destra, Via Vignoli, che delimita il confine nord del paese e, infine, Via Zuccarelli, la direttrice posta sul versante meridionale, anche chiamata il ghetto perché è proprio qui che ha vissuto per secoli la comunità ebraica del borgo.

CENNI STORICI SU PITIGLIANO

Abitata fin dal III millennio a.C. dalla civiltà rinaldoniana, Pitigliano venne abbandonata nel  corso del X secolo a.C., così come avvenne per tutti gli altri centri della valle del Fiora dopo che vi si erano insediati villaggi protovillanoviani. Il territorio venne ricolonizzato dagli Etruschi durante l’VIII secolo a.C per poi passare ai Romani che, nel 280 a.C., sconfissero e conquistarono la città di Vulci.

La vicina Sovana venne nominata Municipio e, data la sua importanza sempre crescente, con molta probabilità cominciò a controllare anche il piccolo centro di Pitigliano.

Del borgo, storicamente parlando, se ne persero le tracce fino al Medioevo, quando Pitigliano divenne un feudo della famiglia Aldobrandeschi, la cui storia si inserirà nella lotta medievale condotta da guelfi e ghibellini.

Pitigliano, i vicoli

Pitigliano, i vicoli

Durante il XIII secolo la cittadina, alleata dell’Imperatore ed in seguito passata alla parte guelfa, ebbe numerosi conflitti con i Comuni di Orvieto e Siena. Contro quest’ultima va ricordata la partecipazione alla battaglia di Montaperti (1260) da parte del conte Ildebrandino Aldobrandeschi. Questi, insieme a soldati pitiglianesi, si schierò in favore della guelfa Firenze, nemica storica di Siena, per cercare di sedare le ambizioni territoriali della città ma venne sconfitto e fatto prigioniero.

La Contea di Sovana venne divisa nel 1274 tra il ramo di Santa Fiora e quello di Sovana, di cui facevano parte Pitigliano, Sorano e Vitozza. Passò, quindi, alla famiglia Orsini nel 1313 dopo la morte della Contessa Margherita Aldobrandeschi, la cui figlia aveva sposato venti anni prima un esponente della famiglia romana degli Orsini.

Sotto di essa continuarono gli scontri con Siena tanto che la città toscana riuscì a conquistare Sovana. Per tale motivo, la sede della Contea venne spostata a Pitigliano. Ma quelli furono anni funestati dalle battaglie contro Siena e dalle sommosse popolari dovute al dispotismo dei nobili che vi governavano. E le cose non andarono meglio sotto i Medici che divennero signori della Contea nel 1608. Soltanto con la dinastia dei Lorena avvennero quelle riforme utili al miglioramento sociale ed economico di quei territori. Tra queste l’abolizione delle servitù feudali e l’alienazione di beni comunali ed ecclesiastici in favore della popolazione.

COSA VEDERE  A PITIGLIANO

Pitigliano. Particolare del centro storico

Pitigliano. Particolare del centro storico

Dopo essere entrati dalla porta di accesso della Cittadella, si costeggia l’Acquedotto Mediceo risalente al XVII secolo costituito da una serie di tredici archi più piccoli che si uniscono ai due giganteschi posti su pilastri.  Imponente appare il palazzo Orsini, la cui costruzione avvenuta nel corso del Quattrocento, andò ad innestarsi sulla struttura medievale voluta dagli Aldobrandeschi.  Sorto come convento venne trasformato in Rocca a partire dal XIII secolo ed oggi ospita al suo interno il Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca ed il Museo Diocesano. La statua dell’orso dalla testa leonina precede l’accesso al palazzo attraverso cui si arriva al cassero e al cortile interno; qui si trova un elegante pozzo decorato con motivi araldici, circondato da due colonne che sorreggono un architrave.

Subito dopo inizia il borgo medievale vero e proprio, separato dal luogo del potere. Qui si trovano due edifici sacri da visitare: il Duomo, rimaneggiato ed ampliato nel corso dei secoli, dedicato ai Santi Pietro e Paolo e la chiesa di San Rocco, la più antica del borgo. Costituita da una facciata rettangolare e da un portale sopraelevato rispetto al piano stradale, la chiesa presenta al suo interno due file di colonne ioniche che dividono la pianta in tre navate.

Sulla parete esterna è presente una lastra dell’XI-XII secolo raffigurante una figura umana con le due mani morse da due draghi alati, probabilmente il simbolo delle forze del male pronte ad attaccare l’uomo. Un discorso a parte merita il quartiere ebraico sorto nel corso del XVI secolo a Pitigliano.

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Veduta panoramica di Pitigliano

Veduta panoramica di Pitigliano

E poi ovviamente non può mancare il quartiere ebraico, il cuore pulsante di Pitigliano. Fu David De Pomis, di professione medico, il primo ebreo ad essersi fermato a Pitigliano. Dopo le misure antiebraiche prese a Roma da papa Paolo IV nel 1555, De Pomis fu costretto a trasferirsi oltre il confine dello Stato della Chiesa, trovando rifugio per cinque anni proprio a Pitigliano. L’accoglienza da parte del conte Niccolò Orsini e l’istituzione del banco di prestito nel 1571 diedero inizio anche la stabilizzazione della comunità ebraica all’interno del paese.

Fu proprio l’accrescimento del banco e, via via, il suo consolidamento che  aumentò il numero di ebrei in quest’area così vicina allo Stato della Chiesa e al Granducato di Toscana, che nel 1570-1571 aveva imposto severe restrizioni. A spiegare la condizione ‘protetta’ della comunità ebraica pitiglianese è proprio la realizzazione della sinagoga.

In un’epoca in cui venivano costruiti i ghetti e i luoghi di culto ebraici venivano dislocati lontano da quelli cristiani, Pitigliano sembra andare in controtendenza. Leone di Sabato, infatti, decise di realizzare qui proprio la sinagoga, collocandola vicino al Duomo. Era il 1598 e le cose sembravano mettersi bene per la comunità ebraica ma, in realtà, in soli vent’anni le cose cambiarono radicalmente.

Il malcontento nei loro confronti crebbe per gli interessi troppo alti praticati sul denaro dato in prestito e per la vendita dei pegni al di fuori del territorio comunale. Con l’avvento dei Medici, nel 1608, venne istituita una tassa per la sola comunità ebraica e venne chiuso il banco di prestito. Nel 1622, su richiesta del Consiglio generale di “rinchiudere l’hebrei di Pitigliano in un ghetto”, venne costruita l’area destinata alla comunità ebraica. Da lì in avanti vennero istituite delle norme rigide che separavano, di fatto, le due comunità. La più importante riguardava la chiusura della porta di accesso al ghetto, che doveva essere serrata all’una di notte. Vigevano, poi, il divieto di avere finestre che affacciassero sulle case dei cristiani ed il divieto, la domenica, di esercitare una qualsiasi attività lavorativa per le strade del ghetto. Come segno di distinzione dal resto della popolazione gli uomini dovevano osservare l’obbligo di indossare un cappello rosso e le donne una manica rossa dell’abito.

La diffidenza nei confronti degli ebrei divenne, ad un certo punto, così feroce che una donna ebrea subì una condanna della Santa Inquisizione perché sospettata nel 1674 di avere ucciso un bambino dopo averlo sottoposto a delle fatture. Soltanto con l’avvento al potere dei Lorena le cose cominciarono a cambiare per la comunità ebraica, che riprese una convivenza serena con il resto della popolazione pitiglianese. A riprova del fatto, è significativo un avvenimento che si verificò nel 1799, quando la milizia cattolica dell’Evviva Maria, entrata a Pitigliano per eseguire una spedizione punitiva a seguito della chiusura del ghetto da parte dei Francesi, venne cacciata dalla popolazione locale, insorta a difesa della comunità ebraica.

Da quel momento e nel corso del XIX secolo Pitigliano divenne un centro di riferimento importante per tutti gli ebrei che abitavano nei paesi circostanti; per tale motivo dalla comunità livornese fu attribuito l’appellativo di Piccola Gerusalemme alla cittadina di Pitigliano. Durante la Seconda Guerra Mondiale anche il piccolo nucleo di ebrei presenti (64 persone) fu soggetta ai rastrellamenti nazisti ma, come accadde in altre parti d’Italia, trovarono protezione presso i poderi appartenenti ai cristiani del posto. Dopo un periodo di abbandono il quartiere ebraico e la Sinagoga, nel frattempo crollata, sono stati restaurati.

La sinagoga rappresenta il centro della Piccola Gerusalemme ed è possibile entrare al suo interno grazie alle visite guidate che vi condurranno alla scoperta anche di altri luoghi importanti per la comunità ebraica: l’antico forno in cui veniva preparato il pane azimo, la macelleria, la tintoria, la cantina ed ovviamente il cimitero, posto poco al di fuori del centro urbano.

DOVE MANGIARE A PITIGLIANO

State cercando un locale in cui mangiare e non sapete dove fermarvi per gustare qualche piatto tipico maremmano? A Pitigliano c’è solo l’imbarazzo della scelta visti i numerosi locali accoglienti e scavati nel tufo che attirano l’attenzione e la curiosità dei viaggiatori. La Trattoria Il Grillo, La Chiave del Paradiso, l’Hostaria del Ceccottino e Canapone sono solo alcuni dei ristoranti che offrono un menu caratteristico maremmano. Le pappardelle al cinghiale, l’acquacotta (zuppa con verdure e pane raffermo), la tagliata, i pici all’agliata sono alcuni dei piatti tipici della zona a cui poi potrete aggiungere i due dolci della tradizione giudaica: lo sfratto, a base di miele e noci, e la torta papalina, una crostata di ricotta e visciole davvero deliziosa.

DOVE DORMIRE A PITIGLIANO

Volete un consiglio su dove dormire a Pitigliano? Se avete deciso di mangiare all’Hostaria del Ceccottino dovete sapere che qui avrete la possibilità anche di prenotare una stanza. Le Camere del Ceccottino, nel cuore del borgo maremmano, contribuiranno a rendere ancora più magica l’atmosfera del luogo. Se state cercando una camera comoda e centrale potete scegliere l’Affittacamere Da Titta, ristrutturato e vicino a tutti i punti di interesse. Se invece state cercando un contesto di relax e charme, la Locanda Pantanello, nelle colline maremmane, è la soluzione adatta per voi che che preferite il contatto diretto con la natura ed i suoi silenzi. Lo stesso discorso vale per la Locanda Ilune, un’oasi di pace immersa nel verde.

IL SETTEMBRE DIVINO-FESTA DELLE CANTINE

La prima settimana di settembre si celebra un avvenimento che richiama a Pitigliano molti turisti, attratti dalla manifestazione denominata Settembre DiVino. Si tratta di quattro giorni all’insegna di musica e divertimento con l’apertura delle caratteristiche cantine che preparano piatti tipici accompagnati da vino locale.

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