Il sogno di ogni viaggiatore moderno è trovare il tempo per dedicarsi ad una grande impresa, uno di quei viaggi che porterà sempre nel cuore e nella mente. Noi abbiamo trovato il tempo per la nostra impresa coniugando la gioia del matrimonio con l’emozione di un’avventura e così il giorno 14 luglio 2018 io, Alessandro, ingegnere romano classe ‘87, e mia moglie Giuditta, fisioterapista fiorentina classe ‘86, abbiamo celebrato la nostra unione davanti a parenti e amici nelle campagne senesi. Il nostro Land Cruiser 4×4 camperizzato e attrezzato ha portato la sposa all’altare. Il giorno dopo il matrimonio abbiamo iniziato la nostra avventura raggiungendo il resto del gruppo con cui avremmo passato le prossime sei settimane e 15000 chilometri.

DA SIENA A PECHINO CON UN FUORISTRADA

Abbiamo attraversato mezza Italia, Slovenia, Ungheria, Ucraina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan per poi entrare in Cina dal passo di Irkeshtam. Durante i 7000 chilometri che separano la Cina dall’Italia abbiamo superato innumerevoli prove e guidato tra paesaggi incredibili. Tra Ucraina e Russia abbiamo dovuto deviare 700 chilometri a nord a causa della guerra del Donbass che ultimamente si è nuovamente intensificata. Un carro armato ci ha bloccato a 15 chilometri dalla zona di guerra e ci ha intimato di alzare i tacchi. Vicino al confine con la Russia il nostro convoglio è stato scortato dalla polizia per permetterci di raggiungere il confine in tutta sicurezza e al confine abbiamo aspettato quasi 8 ore prima di poter entrare in Russia.
Abbiamo visitato Volgograd, già Leningrado, costeggiato il mar Caspio e siamo entrati in Kazakistan. Abbiamo proseguito lungo il sud del Kazakistan percorrendo le malmesse strade che tagliano in due zone aride e desolate per entrare qualche giorno dopo in Uzbekistan dove abbiamo constatato con i nostri occhi la meraviglia di città come Bukhara, Khiva e Samarcanda. Siamo stati testimoni dello scempio umano del lago di Aral e abbiamo potuto ammirare ciò che rimane oggi dei pescherecci che una volta ne solcavano le ricche acque: relitti arrugginiti adagiati in un deserto di sabbia che una volta era il fondo del lago.
Pane kirghizo al mercato di Osh

Pane kirghizo al mercato di Osh

Abbiamo visitato paesi lontani dalla frenetica vita cittadina e dai circuiti turistici, come la piccola cittadina di Urgut e il suo mercato tipico, dove ogni persona ci guardava sorpresa come se fossimo degli alieni. Il viaggio è proseguito verso nord est, costeggiando il Tagikistan e verso il Kirghizistan, tra rotture dei mezzi, forature e poliziotti corrotti. Da Osh, in Kirghizistan, siamo partiti alle 3 di notte per raggiungere il passo di Irkeshtam, al confine con la Cina. Da qua è iniziato ciò che già dal principio ci è sembrato un calvario: dogana di 2 giorni e revisione mezzi per l’ottenimento della patente e della targa cinese senza i quali è impossibile circolare su strada. L’impatto è stato tremendo anche perché siamo entrati dalla regione dello Xinjiang, la regione più militarizzata di tutta la Cina e di conseguenza la meno turistica. Fili spinati, telecamere, poliziotti, portoni rinforzati e ronde di cittadini con mazze di legno in giro per le strade. Non proprio un villaggio vacanze.

Sposabondi. Viaggio di nozze da Siena a Pechino

A sinistra me su una strada Usbeka – a destra mia moglie presso le Grotte di Mogao

L’obiettivo primario era la prima traversata integrale da ovest a est del deserto del Taklamakan che purtroppo ci è stata impedita dalla polizia. Abbiamo quindi optato per l’aggiramento del deserto lungo la dorsale nord e in pochi giorni siamo usciti dallo Xinjiang. Abbiamo proseguito visitando tutte le attrazioni più importanti sulla nostra strada per Pechino: il lago Qinhan, le grotte di Mogao, il monastero di Kumbum, le grotte dei mille Buddha, i pozzi Karez, le rovine dell’antica città di Jiaohe, il mausoleo di Gengis Khan e, per ultimo, la fortezza di Jiayuguan, l’estremo occidentale della muraglia cinese.
La Madrasa di Khiva in Uzbekistan

La Madrasa di Khiva in Uzbekistan

Gli ultimi giorni li abbiamo dedicati al tanto desiderato deserto: cinque giorni in totale autonomia nel deserto del Badain Jaran alla scoperta delle dune fisse tra le più alte al mondo! Infine, dopo 40 giorni di viaggio e oltre 15000 chilometri, siamo entrati a Pechino dove abbiamo festeggiato la nostra impresa e imbarcato poi i nostri fuoristrada al porto di Tientsin. Li avremmo poi rivisti un mese e mezzo dopo a Genova.
Raccontare 42 giorni di viaggio non è facile già di per sé. Se poi in questi 42 giorni si macinano una media di 400 chilometri al giorno e si vedono cambiare persone, usi e costumi, come è capitato a noi, ecco che il racconto richiede particolare cura.

 

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