Napoli non è solo il profilo imponente del Vesuvio, il bellissimo e misterioso Cristo velato, l’ottocentesca Galleria Umberto I, l’ampia piazza del Plebiscito, i celebri musei, il romantico lungomare, l’aristocratica collina di Posillipo o le eleganti vie del centro. Napoli è anche, se non principalmente, il volto dei suoi rioni popolari dove, ancora oggi, si respira intatta la sua autentica tradizione, l’essenza prima della napoletanità. Uno di questi è il rione Sanità, un luogo magico, dove il tempo sembra essersi davvero fermato, fra muri diruti, stretti vicoli che si inerpicano su sghembi costoni, panni stesi, odori accattivanti di cibi tipici, urla di un popolo sempre attivo ma anche palazzi storici e chiese antiche, il tutto sotto il rassicurante sorriso del suo più famoso abitante: Totò.

LA STORIA DEL RIONE SANITÀ

Quartiere Sanità

Uno dei tanti murales presenti nel Rione Sanità

Incastonato, come un presepe settecentesco, fra il Borgo delle Vergini e la collina di Capodimonte, il rione Sanità fu edificato alla fine del XVI secolo su antiche necropoli di età greco-romana, a cui, in pieno cristianesimo subentrarono le prime catacombe. La finalità sepolcrale rimase anche nei secoli successivi, se è vero che nel rione fu realizzato il cimitero delle Fontanelle, baluardo indispensabile per arginare l’enorme numero di morti vittime che la peste del 1656 determinò.

Nato inizialmente per dare dimora alle famiglie di nobili e ricchi borghesi napoletani, il rione, in seguito, assunse una connotazione specificamente popolare, con i tipici bassi, le case, chiamate in dialetto i basci, di uno o due vani collocate al piano terra, con l’accesso direttamente sulla strada. In via di Santa Maria Antesaecula, una delle stradine di questo unico rione, al civico 109, il 15 febbraio 1898, alle 7.30 del mattino, nacque Antonio Clemente, più tardi Antonio De Curtis, per tutti e per sempre Totò.

L’edificio oggi, come all’epoca, ha l’intonaco scrostato ma per i napoletani e non solo, quella casa è un simbolo, un luogo magico perché lì crebbe il Principe della risata, che in quel quartiere, sospeso fra miseria e nobiltà, imparò a vivere, a recitare e principalmente a far ridere, trovando una bombetta, un nome d’arte e buttandosi semplicemente sul palcoscenico della vita. Così il grande comico napoletano ricordò il suo quartiere: “Sono nato in rione Sanità, il più famoso di Napoli. Quel rione ha un nome, in verità, Stella e sta intorno alla stazione, ma per buone arie lo chiamano tutti Sanità”.

LA BASILICA DI SAN GENNARO FUORI LE MURA

Ma il rione Sanità non è solo Totò e la sua nativa e pittoresca via. Il quartiere è anche chiese e palazzi prestigiosi che gli conferiscono quel carattere unico, una sorta di costante e irripetibile sinestesia. Fra gli edifici religiosi ricordiamo la Chiesa di Santa Maria Antesaecula, costruita nel corso del Seicento e oggi sede di un presidio sanitario (il nome originario era quello di Santa Maria a Sicola che variò in seguito nell’attuale Antesaecula, probabilmente con allusione alle parole della Madonna: ab initio et ante saecula creata sum), la Chiesa di San Severo fuori le mura, la Chiesa di santa Maria delle Vergini, dove fu battezzato Totò, la Chiesa dell’Immacolata, meglio nota però come San Vincenzo e principalmente la basilica di San Gennaro fuori le Mura. Costruito nel corso del V secolo d.C. fuori dalla cinta muraria cittadina per tenerlo lontano dal mondo pagano, l’edificio chiesastico sorse sull’area conosciuta come catacombe di San Gennaro, il cui nucleo originario risaliva al II secolo d.C., come sepolcro di una famiglia gentilizia che poi donò l’area ai cristiani, divenendo, in tal modo, uno dei primi luoghi di sepoltura per la nascente comunità.

Nonostante diversi interventi architettonici, intervenuti in varie epoche, uno degli ultimi la creazione del soffitto a capriate nel 1892, la basilica di San Gennaro fuori le Mura conserva il suo impianto paleocristiano, specie nell’abside e si presenta a croce latina con tre ampie navate di chiaro gusto tardo gotico. Di rilievo è l’atrio che precede la chiesa vera e propria, altro elemento tipicamente paleocristiano, affrescato nel corso della prima metà del Cinquecento dal pittore Andrea Sabatini, originario di Salerno, che dipinse, con uno stile chiaramente ispirato a Raffaello, storie della vita di San Gennaro. Fra i diversi episodi raffiguranti il patrono napoletano degno di nota è quello che raffigura il santo fermare una drammatica eruzione del Vesuvio.

I PALAZZI DEL QUARTIERE SANITÀ

Rione Sanità a Napoli, Palazzo dello Spagnolo

Rione Sanità a Napoli, Palazzo dello Spagnolo

Oltre alle chiese e all’omonimo ponte, da cui si gode una struggente vista sul quartiere, il rione Sanità offre al turista altre inaspettate bellezze, fra cui alcuni nobili palazzi. In primis Palazzo Sanfelice, che il rampollo dell’omonima famiglia si fece costruire nella prima metà del Settecento e che fu set di più di un film, fra cui Questi fantasmi, tratto dalla nota commedia di Edoardo De Filippo, nonché Le quattro giornate di Nanni Loy e Gegè Bellavita di Pasquale Festa Campanile.

Degno di nota è senza dubbio Palazzo Spagnuolo. Dichiarato monumento nazionale nel 1925, per il suo notevole interesse storico-artistico, palazzo Spagnuolo fu costruito a partire dal 1738, quando il marchese Nicola Moscati di Poppano affidò l’incarico a Francesco Attanasio. Il risultato finale, nonostante l’ingente costo per realizzarlo (furono spesi ben 29.987 scudi), fu assolutamente straordinario. Palazzo Spaguolo, infatti, può considerarsi uno degli edifici più belli di tutta Napoli, con la sua splendida scala a doppia rampa aperta, detta in gergo ad ali di falco, per la cui realizzazione Attanasio si ispirò molto probabilmente a quella simile di palazzo Sanfelice. Alcuni anni dopo però, i Moscati, fortemente indebitati, furono costretti a vendere la proprietà dell’edificio ai Mastrilli, marchesi di Livardi. Nel 1813 il palazzo fu acquistato dal nobile spagnolo, da qui l’attuale nome con cui è noto, don Tommaso Atienza, che, su suggerimento anche della moglie, Anna Maria Pelliccia, diede vita ad alcuni lavori di restauro, fin da subito, però, messi in discussione, con tanto di inevitabili vertenze giudiziarie. Anche Palazzo Spagnuolo fu set di importanti film fra cui Processo alla città di Luigi Zampa e Giudizio Universale di Vittorio De Sica.

Ma chiese e palazzi a parte, la bellezza e il sale di questo impareggiabile spaccato di Napoli (a cui Eduardo De Filippo dedicò nel 1960 una celebre commedia, Il Sindaco del Rione Sanità) sono le sue infinite stradine, i suoi colori, le sue voci e quell’inimitabile folklore che da sempre lo anima. E allora quella casa sgarrupata al 109 di via di Santa Maria Antesaecula – come dice un ambulante che proprio lì davanti vende gadget legati al comico napoletano – meriterebbe davvero di essere restaurata e trasformata in museo permanente del Principe della risata, un modo per eternare il ricordo di Totò e, al tempo stesso, dare ancora più lustro a Napoli e al rione Sanità.

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