Lo sport, da sempre, è una fucina di racconti, di storie, di emozioni, di sussurri e grida, di sogni o di speranze infrante. Raccontare le gesta e la vita di grandi sportivi equivale, talvolta, a scrivere letteratura, pagine che non hanno nulla da invidiare ai grandi romanzi, come nel caso di Rudi Voeller, il tedesco volante di Gabriele Ziantoni.
Fin dall’incipit si comprende bene come questo libro, edito da Giulio Perrone Editore, abbia lo stigma letterario, un libro che tutti, non solo gli amanti del calcio, dovrebbero leggere.
GABRIELE ZIANTONI E IL SUO LIBRO SU RUDI VOELLER
Gabriele Ziantoni, al netto della sua giovane età, è un giornalista poliedrico, un professionista di razza, apprezzato speaker radiofonico, nonché radiocronista di valore, una di quelle voci che non avrebbe sfigurato nella squadra della mitica trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto, perché Ziantoni sa raccontare il calcio con conoscenza e misura, con eleganza e passione.
Definire Rudi Voeller, il tedesco volante una biografia non solo è riduttivo ma principalmente sbagliato, perché questa sua terza fatica letteraria, dopo Un secondo dopo l’altro e Nonostante tutto, entrambi editi per L’Erudita, è a tutto gli effetti, prima di tutto, un bellissimo romanzo.
Dimenticate i racconti patinati di molte inutili biografie di calciatori e lasciatevi trasportare nel regno della parola, dove ogni vocabolo suscita emozione, scandendo il tempo di un ricordo, dove l’immagine si veste di memoria, dove lo sport si intreccia magari con le note della Cavalleria Rusticana o con la prosa immaginifica di Francis Scott Fitzgerald.
Al centro del racconto di Gabriele Ziantoni c’è un calciatore del secolo scorso, uno di quelli che dopo un goal esultava in modo genuino, senza messinscene studiate, correndo verso la sua curva, mescolando il proprio urlo con quello di migliaia di tifosi.
Quel calciatore è Rudolf Voeller, per tutti Rudi, per i tifosi della Roma il Tedesco volante, una leggenda nata alle 16:12 dell’ultimo giorno del 1988, quando Voeller, correndo con il pugno al cielo lasciò «i panni del panzer senza cingoli per trasformarsi definitivamente nel Tedesco volante».
Una storia che parte da lontano, quando un bambino dal fisico minuto e dai riccioli biondi che imbiancheranno celermente, inseguiva un sogno che aveva la forma di un pallone a spicchi bianchi e neri e l’emozione di un goal da segnare.
Gabriele Ziantoni (al centro) con Giuseppe Falcao e Marco Lollobrigida nel corso di una presentazione a Roma del libro (foto di Alex Altieri)
Quello che diventerà uno dei più grandi bomber di sempre, capace di segnare nella sola nazionale tedesca 47 goal in 90 partite ufficiali, nasce il 13 aprile del 1960, sotto il segno dell’Ariete, ad Hanau, nell’allora Germania Ovest, in un’Europa, i cui confini erano stati tristemente segnati dalla Guerra Fredda.
Hanau non è un posto qualsiasi ma la città natale dei fratelli Grimm, e allora «il minimo che puoi aspettarti dalla vita è che si trasformi in una splendida favola» e questo accade a Rudolf Voeller, quando per la prima volta esce dal suo primo spogliatoio per inseguire un goal.
Il racconto che ci regala Gabriele Ziantoni ha i contorni definiti di una giornata di fine agosto del 2004, quando da Trigoria, sede della A.S. Roma calcio, l’allora dirigente Franco Baldini telefona a casa di Rudi Voeller per chiedere all’uomo, prima ancora che al professionista, un aiuto, il coraggio per tentare una nuova impresa.
C’è una squadra da risollevare, giocatori da rimotivare, un ambiente da entusiasmare nuovamente e il profilo di Rudi appare quello ideale, perché Voeller per Roma e per la Roma non è un semplice nome, come non lo sono stati Paulo Roberto Falcao, Agostino Di Bartolomei, Francesco Totti.
Ma prima di raccontare questa pagina ce ne sono altre da ricordare, quelle che i contorni di campetti di periferia, il colore dbiafito di magliette sudate, la forma di scarpini coperti di fango.
Come in tutte le favole che si rispettino anche il nostro protagonista nasce in una famiglia modesta ma dignitosa. Papà Kurt è un operaio specializzato, mamma Ilse, invece, si arrangia facendo la sarta e saltuariamente le pulizie.
«Rudi – racconta Ziantoni – è piccino, minuto: il fisico gracile, che lo accompagnerà anche nei primi anni da professionista.»
Un fisico che sembra quasi non sostenerlo, al contrario della tecnica, della velocità e della naturale propensione per il goal che lo trasformerà rapidamente in un numero nove, un numero che è una condanna, perché se al “dieci” si perdona tutto al nove no, il nove esiste solo se segna, perché un “nove” vive soltanto se va in rete.
Un racconto che dipana lieve, in cui le gesta sportive del futuro Tedesco volante si alternano all’effimera esperienza come allenatore della Roma, un suggestivo, nostalgico rimbalzo che si spiega leggero, come il volo di un gabbiano che radente sfiora il mare.
STORIA DI RUDI VOELLER, L’EX CAMPIONE DELLA ROMA
Dai primi calci sui campi dei Kickers, club di Offenbach, cittadina più grande di Hanau, ai confini con Francoforte, all’esordio con la maglietta del Monaco 1860, il club “povero” della ricca Baviera dove domina incontrastato il Bayern, fino al passaggio al Werder Brema.
Nel luglio 1982 Rudi Voeller indossa per la prima volta la celebre maglia biancoverde, una data che per noi italiani lambisce la storia, mentre, nel catino infuocato del Santiago Bernabeu, gli Azzurri trionferanno sulla Germania nella finale dei mondiali di calcio, facendo scattare in piedi Sandro Pertini, quando nella notte madrilena si spande lieto il tre volte “campioni del mondo” di Nando Martellini.
Poi, nel 1987, arriva la Roma. Saranno, alla fine, cinque anni indimenticabili anche se l’esordio nella Capitale per Rudi, complice anche un fastidioso problema alla schiena, non sarà dei migliori. Quel suo primo anno in maglia giallorossa non è quello che il tedesco immaginava. «Voller è lento, compassato, non centra mai la porta, sembra quasi d’impaccio nell’area di rigore avversaria. I tifosi lo fischiano, i giornali lo massacrano rifilandogli un quattro dopo l’altro.»
Ma Rudi è testardo e alla fine comincerà a volare sotto la sua curva, regalando goal e spettacolo ai suoi nuovi tifosi, diventando il simbolo di una squadra che sul campo lotta come poche altre, pur non vincendo quanto avrebbe meritato.
Rudy Voeller con la maglia della Roma
In questo ipnotico ed elegiaco contrappunto Ziantoni ci riporta a Roma, in quella calda estate del 2004, quando Voeller torna di nuovo nella Capitale. Un uomo con alle spalle una straordinaria carriera da calciatore, allenatore e dirigente, impreziosita dalla vittoria ai Mondiali di Italia ‘90 e dalla Champion League con il Marsiglia, conquistata a spese del favoritissimo Milan di Fabio Capello.
Una scelta quella di accettare la panchina della Roma sillabata non certo dai soldi o dalla fama, ma solo da «un atto d’amore puro.»
Perché alla fine Rudi Voeller, il Tedesco volante ancor prima che una biografia, un romanzo e un racconto di un’emozione è «un libro sulla malinconia», quella ritmata da anni trascorsi troppo in fretta, dalle figurine Panini scambiate con l’amico di sempre, quella di estati passate a sognare scudetti che svanivano ai primi refoli d’inverno, quella di partite “viste” alla radio attraverso la rauca voce di Sandro Ciotti, quelle di notti magiche “inseguendo un goal”.
Gabriele Ziantoni ha scritto un libro che è romanzo e storia, memoria e narrazione, vecchie fotografie che si pensava di aver smarrito e che, invece, riemergono dal cassetto dei ricordi, ritrovando, grazie a parole che si vestono di emozioni, i colori di un tempo, quelli della più effimera delle stagioni della vita, di una giovinezza che non si dimenticherà più.
E allora prendetevi qualche ora tutta per voi e lasciatevi cullare dai ricordi, immergendovi nella lettura di questo sorprendente libro fatto di goal segnati e reti mancate, di fatica e sudore, di vittorie e sconfitte, di pioggia e sole, di fallimenti e risalite, ma soprattutto di malinconia per qualcosa che ci appariva o che forse era davvero magica.
Questa è la storia di Rudi Voeller, del Tedesco volante, questo è il racconto di ragazzi come noi.
N.B. i virgolettati sono tratti direttamente dal libro di Gabriele Ziantoni Rudi Voeller. Il tedesco volante.
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