Un luogo d’Abruzzo sospeso nel tempo, rimasto ancorato ad un passato fatto di fatica, pastorizia e duro lavoro. Santo Stefano di Sessanio era fino a pochi anni fa uno dei borghi perduti d’Italia, un luogo abbandonato dai suoi abitanti partiti per andare a cercare fortuna altrove. Erano gli anni del secondo dopoguerra e la popolazione, già decimata a partire dal secolo precedente, iniziava ad emigrare esattamente come avevano fatto le greggi per secoli ma, a differenza loro, senza più tornare. Oggi il paese del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è tornato a nuova vita e, anche se il terremoto del 2009 ha prodotto numerosi danni come l’abbattimento del suo monumento-simbolo (la torre cilindrica), Santo Stefano di Sessanio è rinato ed oggi è entrato a far parte dei Borghi più belli d’Italia.
SANTO STEFANO DI SESSANIO: LA SUA STORIA
Scorci di Santo Stefano di Sessanio, uno dei borghi della Baronia
Dall’altopiano di Campo Imperatore la strada scende serpeggiando tra il paesaggio integro e spettacolare costituito dalle morbide linee delle montagne alternate alle linee più dure e spezzate del Corno Grande del Gran Sasso; il verde acceso dei prati, le fioriture colorate, le mucche, i cavalli al pascolo ed il grigio delle rocce si illuminano su un cielo azzurro solcato da tenui nuvole.
Santo Stefano di Sessanio (1251 metri di altitudine) spunta tra questi panorami suggestivi e si accende del bianco delle sue case costruite con pietra calcarea.
Il borgo, nato tra l’XI ed il XII secolo, faceva parte della Baronia di Carapelle, un sistema difensivo di paesi dotati di torri di avvistamento in grado di controllare l’importante via del Tratturo Regio, la strada percorsa dai pastori che scendevano in Puglia durante il periodo della transumanza.
Il nome del borgo deriva molto probabilmente da Sextantio, il villaggio romano posto a sei (sextantia) miglia dall’importante Peltuinum, antica città romana fondata nel I secolo a.C. a controllo dei proventi della transumanza.
Nel 1579 Costanza Piccolomini cedette i borghi della Baronia ai Medici che vi governarono fino alla metà del Settecento.
Fu soprattutto sotto la guida di Francesco dei Medici che Santo Stefano di Sessanio conobbe la sua massima espansione economica grazie al commercio della lana carfagna. Si trattava di una lana scura di tipo grezzo che da questo luogo giungeva in Toscana per essere lavorata e poi, sotto forma di uniformi militari ed abiti talari, veniva esportata in tutta Europa.
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Il processo di decadenza di Santo Stefano di Sessanio ha inizio nell’Ottocento quando, a causa della privatizzazione delle terre del Tavoliere delle Puglie, ha termine di fatto il rito della transumanza.
La migrazione stagionale di pastori e greggi, avvenuta per secoli e legata alla vita e all’essenza degli abitanti del borgo, non poteva più compiersi perché gli appezzamenti di terreno pugliesi vennero venduti e non furono più utilizzabili per il pascolo.
COSA VEDERE A SANTO STEFANO DI SESSANIO
Santo Stefano di Sessanio, scorcio del centro storico
Lo spopolamento del borgo ha lasciato pressoché intatta la pianta del paese, conservando e preservando la sua struttura ed i suoi elementi architettonici. L’armonia delle sue mura in continuità con l’ambiente circostante ha fatto di Santo Stefano di Sessanio uno dei borghi più apprezzati dai visitatori del territorio del Gran Sasso e di Campo Imperatore.
Le case sono state costruite intorno alla torre rotonda, impropriamente detta Medicea, che a dispetto del nome era già in piedi prima dell’avvento dei Medici. Questa costruzione circolare insieme alle torri di Rocca Calascio, Castel del Monte e Castelvecchio Calvisio costituiva un baluardo a difesa del territorio circostante ed ovviamente la sua posizione privilegiata favorì la nascita intorno ad essa delle case del borgo. La torre, simbolo del borgo, è attualmente in fase di ricostruzione a causa dell’abbattimento avvenuto a seguito del terremoto del 2009.
A Santo Stefano di Sessanio si gira rigorosamente a piedi e ci si muove tra le strette vie che conducono a palazzi con bifore, archi e mensole arricchite e vivacizzate dai colori dei fiori e delle piante. La presenza dei Medici è testimoniata dallo stemma della famiglia fiorentina posta sulla porta d’ingresso del versante sud-est e ricorda indelebilmente la loro potenza e la vivacità economica che portarono a questo luogo.
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Ma non c’è solo questo riferimento a serbare memoria della loro signoria. Sulla piazzetta posta oltre la porta d’accesso, infatti, sorge la cappella medicea di Santa Maria delle Grazie e poco più in là la casa del Capitano, il bellissimo palazzo costruito dai Medici e caratterizzato da un signorile loggiato e da due caratteristiche bifore. Suggestivo il passaggio nella Via sotto gli Archi che conduce all’affaccio sul laghetto e sulla chiesa della Madonna del Lago posta fuori dal centro urbano.
Nei piccoli negozi che troverete lungo il cammino vengono venduti prodotti caratteristici troverete le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, che vengono coltivate sui terreni posti tra i 1200 ed i 1450 metri di altitudine.
A ricordo delle antiche vie non rimane che immergersi nelle atmosfere dei secoli passati. Non sarà difficile farlo visto che il tempo qui si è fermato. Assaporare la transumanza è possibile percorrendo il tratturo che collega il paese di Santo Stefano di Sessanio con il bellissimo paese di Rocca Calascio, che comparirà improvvisamente con la sua altissima Rocca.
DOVE DORMIRE VICINO SANTO STEFANO DI SESSANIO
È possibile soggiornare a pochi chilometri dal borgo di Santo Stefano di Sessanio in una struttura davvero caratteristica: il convento di San Colombo. Si tratta di un ex convento francescano del XVI secolo che è stato ristrutturato ed adibito ad attività ricettiva ed ha al suo interno anche un ottimo ristorante aperto a cena tutti i giorni e a pranzo nei week-end. Il complesso è inoltre sede del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, con incantevole orto botanico. Un luogo unico, immerso in una secolare querceta, dove si respira un’atmosfera di pace e serenità.
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