Tra il 1300 e il 1700, decine di migliaia di persone in tutta Europa finirono sul rogo, con l’accusa di stregoneria, dopo essere state sottoposte a processi sommari e torture fisiche e psicologiche crudeli, con il solo intento di strappare confessioni e rivelare nomi di altre streghe. La caccia alle streghe, con i conseguenti processi per stregoneria e esercizio della magia, si consumò nell’arco di cinque secoli, sebbene i processi si svolsero con diversa intensità nell’arco di questo periodo.
LA STREGONERIA NEL MEDIOEVO
La caccia alle streghe nel Medioevo
Principalmente la caccia alle streghe riguardò le donne, anche se non mancarono capi d’accusa a carico di uomini. Ma chi erano le streghe? Nell’immaginario collettivo la strega è rappresentata come una donna molto vecchia e di brutto aspetto. Solitamente le donne additate come streghe appartenevano a ceti sociali bassi (eccetto qualche eccezione di nobildonna). Erano prostitute o levatrici o guaritrici. Queste ultime conoscevano bene le piante officinali e preparavano misture e unguenti per curare qualsiasi genere di malattia, soprattutto se si pensa che la popolazione rurale, per motivi economici, non poteva accedere alla medicina ufficiale.
C’erano, poi, dei segnali diabolici chiari che portavano ad individuare le streghe, come l’avere i capelli rossi, un neo nell’iride dell’occhio o nella parte interna della coscia (chiamato occhio del diavolo), avere la politelia (presentare uno o più capezzoli in sovrannumero) che consentiva alla strega di poter allattare demoni oppure il possedere un gatto nero.
Durante le indagini, poi, si cercava di individuare il marchio del diavolo (detto stigma diaboli) che era la capacità di non provare dolore in alcune parti del corpo. La presenza di tali circoscritte zone insensibili era la prova che la donna avesse avuto rapporti con il Diavolo e quindi certezza di colpevolezza. Tali zone sarebbero state protette da talismani o da misture di piante assunte o portate addosso. A tale scopo venivano incaricati degli esperti che, per rintracciare tali prove, esaminavano a fondo ogni parte del corpo, trafiggendola con spilloni, nel tentativo di individuare tali zone insensibili.
Altro indicatore di colpevolezza era la capacità di galleggiare. Infatti, secondo le credenze dell’epoca, le streghe sarebbero state identificate grazie a questa loro abilità. Un metodo di indagine, quindi, consisteva nell’immergere la strega per dieci, quindici minuti nell’acqua di un fiume o di un lago, con la mano destra legata al piede sinistro. Se la donna galleggiava era una prova inconfutabile di stregoneria, se tendeva ad andare giù, invece, era motivo per scagionare. Eccetto qualche raro caso, dove effettivamente le donne accusate di stregoneria avevano realmente commesso reati come omicidi, satanismo e messe nere con annessi sacrifici umani e animali, per la maggior parte le donne accusate di stregoneria erano innocenti.
LA CACCIA ALLE STREGHE E IL RUOLO DELLA CHIESA
La stregoneria nel Medioevo
La Chiesa, fino all’inizio del 1400, considerava la magia e la stregoneria più come frutto di immaginazione o di isteria. Poi le cose cambiarono con il cambiare della società (siamo agli albori dell’età moderna). Tra il 1435 e il 1437, infatti, il teologo Johannes Nider scrisse un trattato, il “Formicarius”, in cui veniva illustrata l’esistenza delle streghe, della magia, del maleficio, la loro capacità di volare e lo svolgersi del Sabba. Tale trattato gettò le basi per la pubblicazione di uno dei testi più sconvolgenti della storia dell’ umanità, il “Malleus Maleficarum” (Martello delle streghe).
Papa Innocenzo VIII, infatti, incaricò due frati domenicani, con la bolla pontificia Summis desiderantes affectibus, di redigere un trattato come strumento per reprimere la stregoneria, l’eresia e il paganesimo soprattutto in alcune regioni della Germania. Tale trattato venne utilizzato come manuale dagli Inquisitori in tutta Europa, durante i processi per stregoneria, poiché forniva indicazioni su come agire nei più svariati casi.
Da sempre ci si è interrogati sulle reali motivazioni che hanno dato vita a una delle più cruente persecuzioni nella storia dell’umanità, sebbene salti subito all’occhio che una delle matrici più importanti fu il forte senso di misoginia, che ha caratterizzato di frequente la società, improntata su una struttura di tipo patriarcale.
Le credenze radicate dell’epoca, la paura per tutto ciò che era condannato dalla Chiesa come l’occulto e l’esoterismo, il bisogno di trovare spesso capri espiatori per situazioni difficili e a volte incomprensibili come malattie e carestie, hanno poi agevolato la nascita di fenomeni come questo.
La cosa certa è che si credeva fermamente che queste donne, additate come streghe, si dedicassero alla magia, si donassero al Diavolo, stringendo con lui patti per ottenere potere nei loro incantesimi. Si credeva che potessero curare qualsiasi cosa con erbe ma anche causare malanni e morte, fare e levare il malocchio e far tornare la persona amata.
La strega era considerata un pericolo, perché infrangeva molti tabù, uno su tutti quello sessuale. Aveva, spesso, rapporti con uomini diversi, era generalmente libera, non aveva né marito né figli. Era considerata un grande pericolo per i bambini perché si credeva utilizzasse, durante i propri riti, sangue di bambini non battezzati. Considerate colpevoli di procurare aborti, molte levatrici furono perseguitate. Tra queste Ursula Kemp e Agnes Sampson. Alla loro vicenda abbiamo dedicato il prossimo articolo.
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