Corpi di fabbrica alti più di 30 metri, 10 tonnellate di legna bruciata al giorno, 18 cisterne di acqua per l’approvvigionamento idrico, magazzini così grandi da poter contenere oltre 2000 tonnellate di legname, più di 50 forni disseminati nei sotterranei e presenze quotidiane stimate tra le 8000 e le 9000: questi sono solo alcuni numeri delle Terme di Caracalla, l’imponente opera pubblica voluta dall’imperatore omonimo nel 216 d.C. e che ancora oggi rappresenta il complesso termale meglio conservato al mondo.
TERME DI CARACALLA A ROMA: STORIA DI UN’OPERA MONUMENTALE
Terme di Caracalla
Poste alle pendici del piccolo Aventino, le Terme di Caracalla rappresentano un’opera magistrale dell’ingegneria romana, un luogo nel quale gli abitanti potevano immergersi e trarre sia beneficio fisico che mentale, grazie alla presenza delle palestre, delle piscine e delle due biblioteche.
Fortemente voluto dall’imperatore Caracalla, l’impianto termale era gratuito ed aperto a tutti, dove per tutti si intendono soprattutto i plebei che popolavano questa zona marginale di Roma. Nel 527 d.C. il re dei Goti, Vitige, tagliò tutti gli acquedotti che approvvigionavano la città di Roma, segnando l’iniziò di un lungo periodo di abbandono e degrado, culminato nel Medioevo quando le Terme di Caracalla divennero una cava a cielo aperto utilizzata per la costruzione di numerose chiese.
Più tardi papa Paolo III Farnese trasferì nella sua collezione privata le opere salvatesi dalla razzia dei secoli precedenti e rinvenute durante gli scavi, sculture come il Toro Farnese e l’Ercole Farnese (conservati al Museo Archeologico di Napoli) o come le due vasche di granito che oggi decorano Piazza Farnese a Roma.
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Per far funzionare le terme di Caracalla la macchina statale aveva previsto tutto nei minimi particolari: innanzitutto serviva l’acqua che andasse ad alimentare la zona su cui sorgeva il complesso termale, quella del piccolo Aventino. Solo così, infatti, potevano essere fruibili la vasca scoperta (natatio) e le tre vasche principali del frigidarium, del tepidarium e del calidarium.
L’imperatore pensò bene di riempire le piscine costruendo una diramazione dell’acqua Marcia, condotta che prese il nome di acquedotto Antoniniano e che passava sulla via Latina, raggiungendo direttamente le terme. Ma ciò non era sufficiente per la piena funzionalità delle terme; per differenziare la temperatura delle vasche era necessario, infatti, organizzare un sistema che consentisse di scaldare l’acqua. Come era possibile tutto questo?
La risposta è data dai sotterranei delle terme di Caracalla, il cuore di questo motore, l’area in cui migliaia di schiavi lavoravano e correvano in un viavai incessante per assicurare il funzionamento delle terme.
SOTTERRANEI DELLE TERME DI CARACALLA: COSA VEDERE
L’ingresso ai sotterranei delle Terme di Caracalla
I sotterranei, aperti dalla Soprintendenza per la prima volta a giugno 2019, rappresentano lo snodo essenziale delle Terme di Caracalla con i loro due chilometri di lunghezza completamente carrabili. La sezione oggi visitabile è quella posta al di sotto del calidarium, l’area in cui l’acqua raggiungeva temperature più alte e dove quindi erano posizionato il maggior numero di forni.
Attraverso un sistema perfetto ed una catena di montaggio ben collaudata gli schiavi percorrevano con i carri questi spazi e bruciavano legna che riscaldava l’acqua necessaria per le piscine.
Sotterranei delle Terme di Caracalla: al centro un capitello, ai lati due videoinstallazioni di Plessi
La visita ai sotterranei delle Terme di Caracalla è resa ancora più affascinante dalla presenza delle videoinstallazioni di Fabrizio Plessi e delle musiche di Michael Nyman, che accompagnano le immagini dell’acqua, del fuoco e della statuaria, immergendo il visitatore in un percorso di suggestioni ed emozioni tra reperti archeologici di notevole pregio come i meravigliosi capitelli esposti.
Ringraziamo l’associazione culturale Bell’Italia 88 per averci accompagnato lungo il percorso espositivo delle Terme di Caracalla.
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