Quella della fontana della Terrina, costruita da Giacomo Della Porta e oggetto di diverse vicissitudini, è una storia poco conosciuta ma che merita di essere raccontata.

Roma è la città delle fontane per antonomasia. Non esiste, infatti, un altro luogo al mondo che ne abbia così tante. Piccole o grandi, famose o meno celebri, conosciute o, magari, del tutto ignorate, Roma ha un patrimonio di fontane unico sia per numero che per valore. Sono praticamente ovunque. Nelle grandi piazze, nelle strade celebri ma anche in vicoli dimenticati e angoli nascosti. Sono un tratto distintivo della città eterna, tanto che esattamente cento anni fa, il compositore Ottorino Respighi dedicò a questi “singolari elementi di arredo cittadino” un poema sinfonico, quattro movimenti legati ad altrettante celebri fontane romane.

Molti grandi artisti nel corso dei secoli si sono cimentati nella loro costruzione, famose sono, ovviamente, quelle concepite dal Bernini, ma lo scultore che, tuttavia, legò maggiormente il suo nome a molte fontane romane fu senza dubbio Giacomo della Porta.

STORIA DELLA FONTANA DELLA TERRINA A ROMA

Storia della terrina, la fontana a Roma

La terrina

L’architetto comasco, nato a Porlezza nel 1532, ne progettò diverse: dalla fontana delle tartarughe, in piazza Mattei, alle due in piazza Navona (la fontana del Moro e quella del Nettuno, poste a destra e a sinistra della celebre Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini), da quella dell’Aracoeli nell’omonima piazza a quella del Trullo (oggi posizionata davanti a San Pietro in Montorio, ma inizialmente progettata per essere collocata in piazza del Popolo), passando per capolavori come la fontana di Marforio, in piazza del Campidoglio, ultima realizzazione dell’artista lombardo in Roma, o quella in piazza delle Cinque Scole nel quartiere ebraico. Ma c’è una fontana, fra tutte quelle realizzate dal Della Porta, che ha una storia davvero singolare e che merita di essere raccontata ed è la cosiddetta Terrina.

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La fontana della Terrina fu progettata da Giacomo della Porta nel 1590 e terminata cinque anni più tardi quando fu inaugurata, fra ali di folla festanti, nella piazza di Campo dei Fiori, uno dei luoghi più amati dai romani. La collocazione, tuttavia, nel centro della piazza, all’epoca già luogo di un popolare e affollato mercato, trasformò ben presto la fontana della Terrina da un pezzo pregiato in una sorta di frigorifero all’aperto, visto che nelle fresche acque gli addetti del mercato mettevano, per lavarla e refrigerarla, sia la frutta che verdura, con il risultato, però, di trasformare la bella fontana in un immane pattumiera.

A poco servirono specifici editti, che prevedevano addirittura per i trasgressori recidivi anche pene corporali. Per questo l’amministrazione pontificia decise di correre ai ripari con una drastica soluzione. Nel 1622 fu commissionato a un’artista, rimasto ignoto, un grosso coperchio di travertino, che, di fatto, chiudendo il vascone centrale, avrebbe impedito il perdurare di simili, vandaliche azioni. La collocazione del grosso coperchio ispirò, come inevitabile, l’ironia dei romani, che ribattezzarono l’opera del della Porta con il nome di Terrina, visto che in questa nuova veste ricordava una grande zuppiera, una terrina per l’appunto.

La vita della fontana della Terrina, nata probabilmente sotto una cattiva stella, continuò ad essere travagliata. Nel 1889 fu letteralmente sfrattata per far posto alla discussa statua di Giordano Bruno, opera dell’architetto Ettore Ferrari, che fin dalla sua progettazione spaccò decisamente la città fra favorevoli e contrari, fra anticlericali e cattolici, ma questa è un’altra vicenda e sarà argomento di un prossimo articolo.

La copia moderna della fontana originale, in piazza Campo de’ Fiori

La copia moderna della fontana originale, in piazza Campo de’ Fiori

La “povera” fontana della Terrina, così, finì nei polverosi depositi capitolini ma la sua assenza scontentò e non poco i romani. Cosicché nel 1898, in occasione di alcuni lavori di restyling di Campo dei Fiori, consistenti in una nuova pavimentazione, per tacitare la montante protesta, si decise di collocare nella piazza una copia della fontana, rigorosamente senza il coperchio, dimenticando, però, inspiegabilmente, l’originale.

Nel 1924, però, la fontana della Terrina tornò in auge. Il Comune, guidato da Filippo Cremonesi, nell’ambito del miglioramento di piazza della Chiesa Nuova, su Corso Vittorio Emanuele II, decise di recuperare l’opera dimenticata. La nuova collocazione, davanti all’oratorio dei Filippini e alla chiesa di Santa Maria in Vallicella, risultò fin dall’inizio piuttosto infelice, anche per la discutibile scelta di inserirla in una sorta di piscina, posta al di sotto del livello della strada.

Oggi la fontana della Terrina, cosi come la statua di Pietro Metastasio, sfuggono quasi all’attenzione del visitatore che passa nella piazza, così come la singolare iscrizione che l’anonimo realizzatore del coperchio pose quasi come un memento per tutti coloro che, seppur, distratti, gettavano un semplice sguardo alla fontana: “Ama Dio e non fallire, fa del bene e lassa dire. MDCXXII“.



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