Nelle quinte dei Mercati di Traiano si erge maestosa, nella sua possente instabilità, la Torre delle Milizie, forse la torre più celebre di Roma che di torri, specie nel Medioevo, ne aveva moltissime, emblemi del potere nobiliare, oltre che bastioni inespugnabili.
Con i suoi oltre cinquantuno metri, la Torre delle Milizie è la più alta fra le torri esistenti a Roma, venne edificata nei primi anni del XIII per volontà della famiglia Conti, nobile dinastia originaria di Segni, una località molto amata dai pontefici medievali che amavano trascorrervi il periodo estivo, sfuggendo, così, dall’insopportabile calura capitolina.
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I CONTI DI SEGNI, UNA DELLE PIÙ POTENTI FAMIGLI DI ROMA
I Conti di Segni ebbero origine da una ramificazione della famiglia baronale dei Conti del Tuscolo, quest’ultima, una delle famiglie dinastiche più potenti di Roma, almeno fino alla metà del XI secolo, capaci di controllare ogni ambito della vita politica e sociale romana, eleggendo, oltretutto, ben tre pontefici, tra cui Benedetto IX, il papa che fu eletto ben tre volte.
Quella famiglia, come indica il toponimo, veniva dalla campagna romana ma, approfittando anche del declino dei parenti tuscolani, si inserì facilmente nel tessuto sociale ed economico capitolino, ponendosi, in poco tempo, in una posizione decisamente dominante.
L’acme del successo dei Conti di Segni coincise con l’elezione sul soglio pontificio, nel 1198, di Innocenzo III, al secolo Lotario, un fatto che li proiettò, definitivamente, nell’alveo dell’aristocrazia romana e proprio in questo periodo di massimo fulgore i Conti di Segni decisero di far innalzare non una ma ben due torri, dimostrando così, specie ai temuti avversari, chi comandava.
La presenza di torri a Roma non era certo una novità visto che lo skyline capitolino, come quello di molte altre realtà urbane italiane, era, all’epoca, contraddistinto dalla presenza di numerose torri, elementi architettonici che assolvevano non solo a una funzione meramente difensiva ma che rappresentavano, in modo icastico, la supremazia e la forza dinastica di chi le possedeva.
Agli inizi del XIII secolo ecco quindi svettare la Torre dei Conti, a ridosso del Colosseo e, soprattutto, la Torre delle Milizie, dietro l’emiciclo dei Mercati di Traiano, costruzioni affidate all’architetto toscano, Marchionne Aretino, noto, anche, per aver preso parte alla realizzazione scultorea della facciata della Pieve di Arezzo.
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LA COSTRUZIONE DELLA TORRE DELLE MILIZIE A ROMA
L’area scelta dai Conti di Segni per innalzare la futura Torre delle Milizie fu quella dietro i Mercati di Traiano, un luogo ideale da un punto di vista sia strategico – si trovava in una zona collinare, già sede di un quartiere militare, da qui il nome Torre delle Milizie – sia storico e scenografico, visto che dominava l’ampia distesa dei Fori romani, il fulcro della Roma antica.
La Torre delle Milizie
Alla fine dei lavori i committenti potevano essere più che soddisfatti. La torre, a pianta quadrata, realizzata nella parte inferiore in tufo e in quella superiore in laterizio, constava di tre piani. Oggi il terzo è pressoché inesistente e costituiva l’edificio principale di un complesso fortificato, realizzato nella parte alta dei Mercati, che venne immediatamente ribattezzato “Castello delle Milizie”.
Ma la fortuna non arrise all’imponente torre.
IL SISMA DEL 1348 NEL CENTRO ITALIA
Nel 1348 Roma, come gran parte del Centro Italia, subì le conseguenze di un terribile terremoto che si originò nell’area compresa fra Perugia e Benevento.
Gli effetti del sisma sulla Città eterna furono devastanti.
Ecco come, in una lettera, Francesco Petrarca, che nel 1351 visitò Roma in occasione del Giubileo, descrisse il volto martoriato della capitale della cristianità, sottolineando in particolare, le conseguenze del sisma sulla Torre delle Milizie.
«Dalla sua fondazione, che risale a duemila anni fa, non è mai accaduto nulla di simile. Caddero gli antichi edifici ammirati dai pellegrini. Quella torre, unica al mondo, che era detta del Conte, aperta da grandi fenditure si è spezzata. Inoltre, perché non manchino le prove dell’ira celeste, buona parte di molte chiese, e anzitutto quella dedicata all’apostolo Paolo, è caduta a terra. Tutto ciò rattrista con gelido orrore l’ardore del giubileo.»
La torre venne a fatica riparata ma nulla poté esser fatto per annullare l’evidente pendenza che, ancora oggi, nonostante i poderosi interventi di restauro realizzati nei primi anni del secolo scorso, tra la merlatura del secondo piano, risulta ben evidente, specie per coloro che transitano in largo Magnanapoli, lo slargo che unisce via Nazionale a via IV Novembre.
LA TORRE DELLE MILIZIE E I SUOI TANTI PROPRIETARI
Nel corso dei secoli la Torre delle Milizie, costruita su una preesistente torre facente parte del complesso delle Mura Serviane, cambiò spesso proprietari, divenendo, di volta in volta, il biglietto da visita dei potenti del momento.
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Ai Conti di Segni si sostituirono gli Annibaldi, che a Roma già avevano fatto innalzare una torre nell’attuale rione Monti e a loro i Caetani, la famiglia del potente papa Bonifacio VIII.
Nel XIV secolo, dopo che venne definitivamente abbattuto il terzo livello, la Torre delle Milizie cambiò nuovamente proprietario, tornado a quei Conti di Segni che l’avevano, decenni prima, fatta costruire e che, nel 1619 la cedettero alle suore del vicino monastero di Santa Caterina a Magnanapoli.
LE LEGGENDE INTORNO ALLA “TORRE PENDENTE” DI ROMA
Come ogni edificio antico che si rispetti anche la Torre delle Milizie non è esente da quelle leggende popolari che, dall’oscura origine, si tramandano da secoli, conferendo quel pizzico di mistero che rende tutto più affascinante.
Alla Torre delle Milizie, che per la sua evidente inclinazione viene è anche nota come la Torre Pendente, sono piacevolmente annodate due antiche leggende, entrambe legate a due fra i più celebri imperatori romani.
La “Torre pendente” di Roma
La prima di queste ci porta ad Augusto. Si narra che il primo imperatore, colui che prese una città di legno lasciandola di marmo, riposi da millenni in una suntuosa reggia ipogea, collocata nelle viscere della Torre delle Milizie che, di fatto, non sarebbe altro che un altissimo periscopio, un occhio in laterizio da cui Augusto scruterebbe costantemente la sua Roma, pronto a tornare in carne e ossa il giorno in cui la città tornerà a splendere in tutto il suo fulgore.
Un altro mito popolare ci porta, invece, a Nerone che secondo la tradizione vernacolare si sarebbe affacciato da quella torre ammirando compiaciuto, in abiti teatrali, l’incendio devastante che colpì Roma nel 64 d.C.
Un falso mito perché all’epoca la Torre non esisteva, al massimo Nerone, come riferisce Svetonio nel suo Le Vite dei Cesari, contemplò quell’enorme rogo, declamando i versi del poema La distruzione di Troia, dalla Torre di Mecenate, un altissimo edificio che era collocato nei lussureggianti Horti di Mecenate, di cui oggi, purtroppo, non rimane più memoria.
Non affonda nella leggenda ma rigorosamente nella storia, invece, l’episodio che lega la Torre delle Milizie all’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo che nell’edificio turrito, nel 1311, stabilì la sua base militare, in occasione della sua discesa in Italia.
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