Totò e le donne, parte prima. Raccontare Totò tralasciando il suo infinito rapporto con le donne è impossibile. Totò è stato un incredibile donnaiolo, un vero e proprio sciupafemmine. Delle donne, come ammetterà candidamente anni dopo ad Oriana Fallaci in un’intervista, non può proprio farne a meno.

TOTÒ E LE DONNE

Per il Principe della risata le donne sono “la cosa più bella che ha inventato il Signore che fece proprio bene a levare una costola ad Adamo”. Totò ha amato intensamente le sue donne ma, al tempo stesso, ne è stato devastato, incapace di controllare un sentimento dirompente come l’amore, incapace di tenere a freno la sua strabordante gelosia, per cui dell’amore, alla fine ne è stato, inevitabilmente più vittima che carnefice.
Totò e le donne, oltre che il titolo di uno dei suoi tantissimi film, pellicola del 1952, diretta dalla coppia Steno-Monicelli con nel cast la simpaticissima Ave Ninchi, è anche l’essenza stessa della vita di Totò, un binomio inscindibile, che ha inizio con la sua stessa infanzia.

IL RAPPORTO CON LA MADRE NANNINA

Totò mentre interpreta Pinocchio con Anna Magnani e Mario Castellani

Totò mentre interpreta Pinocchio con Anna Magnani e Mario Castellani

Totò, infatti, cresce, almeno nei primi anni, avendo accanto soltanto figure femminili; una zia materna, due anziane e aristocratiche zitelle, che amano subito quel bambino magrissimo e così pieno di vita, nonna Teresa e, ovviamente, la madre Anna Clemente. Nannina, come nel quartiere tutti da sempre la chiamano, è poco più che una ragazzina quando conosce il marchese Giuseppe De Curtis, un giovane nobile napoletano, decisamente spiantato che si arrangia per campare. Nannina è affascinata da questo nobile, non tanto dalla bellezza, basti pensare che il suo soprannome, per la corporatura tozza, è da sempre nu vuttaxxiello (in dialetto una botticella), quanto dalla sua capacità di corteggiare, fatta di frasi galanti e qualche piccolo dono, strategie del tutto sconosciute nel rione Stella, il futuro rione Sanità, popolato da persone prive di ogni istruzione e piuttosto grossolane nei modi.
Anna si lascia corteggiare e rimane incinta ma il marchesino, che ricorda e non poco uno dei personaggi di Miseria e Nobiltà (film del 1954, diretto Mario Mattoli e tratto dall’omonima commedia di Edoardo Scarpetta), si rifiuta di riconoscere quel bambino, anche per la netta opposizione del padre, il marchese Luigi De Curtis, non ne ha proprio voglia, cedendo, solamente, nel 1921, dopo la morte del genitore. Nannina, quindi, non ha altra scelta, e quando alle 7.30 del 15 febbraio 1898, nella casa di via Santa Maria Antesaecula al civico 109, dà alla luce il bambino, non può che dargli il proprio cognome, per molti anni Totò sarà all’anagrafe semplicemente Antonio Clemente.

Nannina, a dispetto della sua giovane età, ha appena sedici anni, è una donna di polso, mora, con grandi occhi neri, una bellezza popolana che si ritrova come altre come lei con un bimbo in fasce e un futuro più incerto che mai. In più è preoccupata dal quel figlio gracile che crescendo non si irrobustisce ma che mostra un carattere forte e poco incline alle regole. Il rapporto fra Totò e la madre è certamente conflittuale, anche perché nei primi anni di vita la figura femminile dominante è nonna Teresa, a cui spesso la figlia Anna lascia il figlio per incontrare segretamente il marchese Peppino e questa sorta di abbandono influisce e non poco in quella relazione e nella considerazione della madre da parte di Totò. Il sentimento che il comico nutre per la madre è intenso ma anche caratterizzato da forti attriti. Nannina desidera che suo figlio lasci presto i vicoli napoletani, troppo pericolosi e malfrequentati, pensa per lui a una carriera militare, magari anche ecclesiastica, ma in entrambi i casi sono prospettive che prevedono studio, abnegazione e Totò ai banchi di scuola preferisce proprio quella strada che tanto atterrisce la madre, dove può mettersi in mostra, palesando qualità recitative straordinarie che entusiasmano tutti, tranne Nannina e questo fa soffrire e non poco Totò, anche in seguito quando la carriera teatrale diventa l’unica ragione di vita per il comico.

Probabilmente alla base di questo rapporto contrastato, fatto di poche carezze e troppe critiche, c’è la mancata totale accettazione da parte di Anna della scelta di Totò di recitare per vivere, una ragione dettata dalla inconscia paura che quel mestiere non dia assolute garanzie a quel suo figlio che lei, nonostante non sappia sempre dimostrarlo, ama moltissimo.

LA PRIMA RELAZIONE: TOTO’ E LILIANA CASTAGNOLA

Totò e Liliana Castagnola

Totò e Liliana Castagnola

Ben presto arrivano i primi amori, e sono spesso intensi, struggenti, drammatici, come nella relazione con Liliana Castagnola. Alta, con due magnifici occhi verdi e un corpo sensualissimo, Liliana, in una sola parola bellissima, è sul finire degli anni Venti una delle cantanti più famose, la sua voce incanta folle che assiepano i teatri di tutta Italia e non solo. Il 12 dicembre Liliana, all’anagrafe Eugenia, va al “Santa Lucia” ad applaudire Totò. Lui, mentre guitta sul palcoscenico del teatro napoletano, la vede, se ne compiace e se ne invaghisce. L’indomani fa recapitare presso l’albergo dove la vedette alloggia a Napoli, un mazzo di rose, accompagnato da un biglietto su cui, di suo pugno, ha scritto: “È col profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia ammirazione”. Lei, ammirata, gli risponde maliziosamente ricordando a Totò che presto le rose “appassiranno e che, di conseguenza, occorrerà sostituirle con altri fiori” e così sarà. I due si vedono, si amano follemente, lei su una sua fotografia gli scrive “Totò un tuo bacio è tutto”, nonostante più di qualcuno cerchi di mettere il giovane comico in guardia dal portare avanti quella relazione. Totò non ascolta i consigli, è letteralmente rapito dalla sua bellezza, dalla quella infinita sensualità ma ben presto emergono lati sconosciuti che minano le fondamenta di quella fugace liaison. Liliana è terribilmente gelosa ma al tempo stesso innamoratissima, starebbe sempre accanto a Totò, anche sul lavoro, pronta, lei che è decisamente più famosa di lui, a eseguire nella compagnia teatrale di Totò “tutto quello che a te piacerà, e tutto questo con l’entusiasmo non del momento, ma duraturo”. Ma quel biglietto, invece, di entusiasmare il comico napoletano, lo infastidisce terribilmente. Totò sente il peso di quella relazione, il senso di soffocamento, lui vuole sentirsi libero, è giovane e, nonostante non sia bello, anzi, piaciucchia e tanto alle donne. Totò si vuole divertire e non rimanere, certo, imprigionato nelle spire di un rapporto di coppia. I due litigano pesantemente fino a quando Totò decide di troncare la breve relazione, dopo aver riferito a Liliana che andrà a Padova con la compagnia di Cabiria, una soubrette bella e famosa. Liliana la sera del 3 marzo 1930, dopo aver lasciato Totò all’ingresso del “Teatro Nuovo”, dove il comico lavora, passa in farmacia, acquista dei sonniferi e si ritira in albergo. Dopo aver scritto un biglietto, l’ultimo, a Totò, ingerisce l’intero contenuto del tubetto di sonniferi, si distende sul letto e lì viene ritrovata l’indomani, priva di vita, dalla cameriera della “Pensione degli Artisti”.

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