Attraverso la terra, trans humus. È questo il significato custodito dalla parola transumanza, l’antica pratica della pastorizia che prevede lo spostamento e la migrazione di animali e pastori da un luogo all’altro. In Italia si è sviluppata nel territorio alpino e soprattutto nell’area centro-meridionale, interessando principalmente regioni come l’Abruzzo, il Molise e la Puglia. La transumanza può essere di tipo orizzontale se interessa il trasferimento tra la pianura e la montagna oppure di tipo verticale se praticata lungo l’arco alpino. Da dicembre 2019 l’Unesco l’ha proclamata patrimonio culturale immateriale dell’umanità, riconoscendole un valore sociale, economico ed ambientale di prim’ordine.
“È TEMPO DI MIGRARE”. IL SIGNIFICATO DELLA TRANSUMANZA
Settembre, andiamo. È tempo di migrare / Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori/lascian gli stazzi e vanno verso il mare:/scendono all’Adriatico selvaggio. Così Gabriele D’Annunzio ne rievocava la fatica e la magia insieme perché la transumanza è stata sì una pratica faticosa e gravosa ma è stata anche una fiorente attività che ha permesso a migliaia di uomini di vivere. E questo sin dall’antichità. Le greggi provenienti dalle alte cime del Velino-Sirente, della Majella e del Gran Sasso muovevano i loro passi in direzione del mare Adriatico attraverso antiche strade tracciate secoli prima.
Dentro c’è tutto: il ricordo dei cuori esuli, l’abbeveraggio nelle fonti d’acqua, il rumore delle greggi che si muovevano alla ricerca di luoghi più caldi e l’abbandono, da parte dei pastori, della propria casa. Una casa che lasciavano per otto mesi all’anno, un tempo lunghissimo e terribile. Una punta di nostalgia, quella tristezza che stravolgeva il cuore per l’abbandono dei borghi natii. Tutto questo era la transumanza, il passaggio quasi silenzioso e composto lungo i tratturi che portavano verso la Puglia. Gli animali, condotti dai pastori, scendevano dalle montagne d’Abruzzo a settembre, quando arrivava il primo freddo, e raggiungevano il più mite Tavoliere delle Puglie, passando attraverso le terre molisane.
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La transumanza risale addirittura all’epoca pre-romana quando il popolo dei Sanniti cominciò a muoversi lungo antiche vie. I Romani, vincendo questo popolo italico, resero istituzionale questo rito che si affermò nel tempo ed ebbe una battuta d’arresto soltanto nel periodo delle invasioni barbariche. Sotto Federico II le vie furono rese più sicure e le terre meridionali furono unite ai mercati settentrionali. Con gli Aragonesi nel 1447 venne istituita a Lucera la Regia Dogana della mena delle pecore, poi trasferita a Foggia. In cambio della fida (il pagamento per il diritto di pascolo e per la transumanza), i pastori potevano attraversare il territorio che portava in Puglia senza subire attacchi da parte dei banditi. L’area, infatti, era controllata dai soldati aragonesi che vigilavano sull’intera area.
Tra il Cinquecento ed il Seicento il numero dei capi che transitava lungo i tratturi aumentò notevolmente. Tanto che questi due sono ritenuti i secoli d’oro di questa pratica di pastorizia. I capi registrati alla Dogana di Foggia in questo lasso di duecento anni furono annualmente compresi tra i 4 ed i 5 milioni ma il record dei passaggi si registrò nel 1775 quando transitarono ben 7 milioni di capi. Un vero business per le casse del Regno di Napoli.
Campo Imperatore
Con la conquista francese e l’arrivo di Giuseppe Bonaparte la Regia dogana di Foggia chiuse. Era il 1806 e quello non fu che l’inizio della fine. Con l’unità d’Italia, infatti, i terreni utilizzati precedentemente come pascoli furono riscattati dai contadini ed utilizzati per l’agricoltura. Il fenomeno della transumanza subì così una forte diminuzione a vantaggio della coltivazione. Oggi è praticata in pochissime zone del paese ma questa pratica resiste ancora in alcune aree del paese.
Lo spostamento degli armenti e dei pastori avveniva lungo vari tracciati che si intersecavano tra loro e sui quali si trovavano le stazioni di posta dove dormire. I giorni da passare lungo la via erano molti e, oltre a se stessi, i pastori dovevano badare al bene più prezioso, le greggi appunto. Lungo gli antichi tratturi ovviamente si trovavano capanne utilizzate come rifugio temporaneo per i pastori, cappelle, chiese, masserie e fontane utili per l’abbeveraggio umano ed animale. Ancora oggi se fate un’escursione nella Valle Giumentina, in Maiella, troverete le capanne circolari costruite a secco dai pastori nonché una rarissima capanna a pianta quadrata.
Va ricordato che il bene principale delle greggi era legato, più che alla produzione del latte e del formaggio, proprio alla lana che veniva tagliata a Foggia e poi lavata e tinta a L’Aquila. Da qui prendeva poi la strada del nord per essere venduta sui mercati europei. Pecore e lana furono, quindi, per secoli il motore dell’economia in Abruzzo. Nel Seicento, con la decadenza della lavorazione della lana a Venezia, si assistette all’arrivo in Abruzzo di numerosi mercanti provenienti dal bergamasco, area in cui eccelleva questo tipo di manifattura. Nel secolo successivo la produzione della lana si spostò in nord Europa, facendo calare drasticamente la richiesta di questa materia prima in Abruzzo.
I SENTIERI DEI TRATTURI
Quali sono i principali sentieri della transumanza nell’Italia centro-meridionale? Fra i tratturi principali che venivano percorsi da animali e pastori ne compaiono cinque:
- L’Aquila – Foggia di 243 chilometri (detto anche il Tratturo Magno)
- Celano – Foggia di 207 chilometri
- Castel di Sangro – Lucera di 127 chilometri
- Pescasseroli – Candela di 211 chilometri
- Centurelle – Montesecco di 220 chilometri
Oggi è possibile muoversi all’insegna del turismo lento alla scoperta di questi tratturi, riassaporando le antiche sensazioni di un tempo ed immergendosi totalmente nei sentieri che dalle montagne scendono verso il mare. Il mondo arcaico dei pastori, le tradizioni, i luoghi (tra cui i borghi della Baronia) che si incontrano lungo il cammino sono un ottimo modo per scoprire terre incontaminate, talvolta abbandonate dai suoi abitanti che si sono spostati verso le città.
Camminare a piedi, andare in bici o a cavallo, fermarsi nelle aree archeologiche che si incontrano, entrare in un borgo ed assaggiare le delizie gastronomiche è il modo migliore per ripercorrere le antiche vie di comunicazione. Attraversare territori e vie che hanno facilitato per secoli scambi non soltanto commerciali ma anche culturali e di conoscenze è sicuramente un modo nuovo di vivere ed assaporare il viaggio. Il sistema di sentieri e di tracciati ripuliti da volontari ed appassionati, i tracciati GPS, le altimetrie e le descrizioni delle tappe saranno un utile spunto per programmare al meglio il proprio cammino lungo la via della transumanza.
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