S’Ortu Mannu, nella splendida Sardegna, è uno di quei luoghi dove storia, magia e tradizione si incontrano e si fondono perfettamente, dando vita a uno spettacolo tutto da vivere, uno storico oliveto giustamente ritenuto un vero e proprio museo naturale. E, allora, non resta che addentrarci fra questi ulivi secolari in Sardegna e fare un viaggio nella natura e nella storia.
L’ORIGINE DI S’ORTU MANNU, L’OLIVETO STORICO IN SARDEGNA
La nascita di S’Ortu Mannu, nella zona sud-occidentale dell’isola, nella provincia di Carbonia-Iglesias, affonda le radici in epoche passate, addirittura nel XIV secolo. Fu in quel periodo, infatti, che vennero innestati i primi ulivi secolari in Sardegna nella piana alluvionale intorno al fiume Cixerri, a farlo furono i monaci benedettini.
Ai primissimi olivi se ne aggiunsero moltissimi altri, cambiando considerevolmente il panorama della piana ai piedi del monte Exi, dove ancora oggi si possono scorgere i resti del castello di Guardia, costruito per volere dei conti Della Gherardesca tra il XII e il XIII secolo.
La tradizione vuole che a favorire la piantumazione degli olivi furono i pisani che incoraggiarono la popolazione locale, sulle prime decisamente restia viste le asperità della terra, ad aprirsi a questo tipico di coltura, concedendogli, pur di convincerli, il diritto di possedere le piante innestate.
S’Ortu Mannu
Leggenda o meno – un fondo di verità sembrerebbe esserci visto fino a pochi anni fa la maggior parte dei possessori delle piante, stranamente, non era proprietaria del terreno – l’oliveto di S’Ortu Manno, tuttavia, nel corso dei secoli cresce in estensione, raggiungendo, sul finire del XVII secolo, la sua massima estensione, pari a 70 ettari, una crescita favorita dalla particolare attenzione dei diversi “signori” della Sardegna, dagli Aragonesi agli Spagnoli, passando, in tempi più recenti, ai Savoia.
La difesa di questo luogo magico è arrivata fino ai nostri giorni, tanto che, prima dell’istituzione del parco (l’Oasi Naturalistica di S’Ortu Mannu), l’oliveto venne tutelato da specifiche ordinanze sindacali che, durante il periodo della raccolta delle olive, vietavano il pascolo nella zona.
Per la difesa delle preziose olive si adoperarono gli stessi contadini che, durante la raccolta, si autotassarono, assumendo dei veri e proprio vigilanti che, di fatto, fino a quando non terminava la raccolta delle olive, soggiornavano, sine die, nell’oliveto, usufruendo, per dormire di piccole capanne realizzate alla bisogna con giunchi e frasche di oleandro.
L’OASI NATURALISTICA DI S’ORTU MANNU, UN MONUMENTO NATURALE
Il parco di S’Ortu Mannu è stato istituito nel 2001 con la specifica volontà, non solo di preservare un patrimonio unico ma anche di valorizzare la centralità dell’olivo, o ulivo che dir si voglia, nella storia dell’uomo, perché, questa pianta, probabilmente originaria dell’Asia centrale, da millenni è parte integrante del nostro paesaggio, puntellando con il suo aspetto nodoso panorami di ogni parte del globo, una pianta che narra storie di fatica, di lotta, di resistenza, un albero, davvero, leggendario.
L’olivo, infatti, è al centro della mitologia. Per i greci era un dono di Atena agli uomini; per i cristiani, invece, l’origine di questa pianta è addirittura legata ad Adamo. Sulla sua tomba, posta sul Monte Tabor, si racconta sia germogliato il primo olivo.
E nel parco di S’Ortu Mannu, l’olivo, che lo scrittore latino Columella, nel suo De rustica, definiva «il primo fra tutti gli alberi», è l’assoluto protagonista.
Più di settecento sono gli esemplari plurisecolari di questa antichissima pianta, la cui coltivazione nel nostro paese entrò in crisi con la caduta dell’impero romano, rischiando, seriamente, in virtù delle invasioni barbariche, di sparire dal paesaggio italiano.
Fu solo grazie all’opera di alcuni ordini monastici, benedettini e certosini in particolare, se la coltivazione dell’olivo non scomparve del tutto. I monaci, infatti, non smisero mai, negli orti attorno ai monasteri, di coltivare questa pianta così preziosa e fondamentale per l’uomo, conservando e al tempo stesso tramandando tutto il sapere intorno all’olivo e alla olivicoltura.
Il monumento naturale di S’Ortu Mannu, oliveto storico in Sardegna. A destra giovani in posa sul Sa Reina
COME VISITARE IL PARCO DI S’ORTU MANNU
Gli ulivi secolari in Sardegna dell’Oasi Naturalistica di S’Ortu Mannu sono visitabili tutti i giorni e gratuitamente. All’interno del parco è possibile trovare aree di ristoro dotate, per gli amanti della carne alla brace, di barbecue.
Visitare il parco di S’Ortu Mannu equivale non solo ad attraversare la storia, ma rappresenta un’imperdibile occasione per stare a contatto con uno degli alberi più tipici del Mediterraneo.
Il parco, perfettamente mantenuto e ottimamente attrezzato con diversi pannelli esplicativi, offre ai visitatori la possibilità, opportunità preziosa in questi tempi, di staccare da tutto e tutti, lasciandosi rapire dal fascino senza tempo di un oliveto, un’esperienza, per chi non l’ha mai fatta prima d’ora, davvero unica.
Non a caso la reazione prevalente dei visitatori di questo monumento naturale è quella di totale stupore, di assoluta incredulità per la bellezza che questo posto riesce a dispensare attraverso i suoi ulivi secolari che, con le loro forme nodose, il loro essere, nonostante il tempo, sempre avvinti alla nuda terra, sono simbolo di tenacia, di insopprimibile resistenza.
ULIVI SECOLARI IN SARDEGNA: SA REINA, IL PIÙ GRANDE DEL MEDITERRANEO
Fra tutti gli oltre settecento esemplari di S’Ortu Mannu, vere e proprie sculture naturali, uno su tutti riceve, però, la totale, quasi mistica ammirazione dei tantissimi visitatori. Si tratta di Sa Reina, “la regina”, il più grande olivo di tutto il bacino del Mediterraneo.
Sa Reina se ne sta in disparte, ai margini dell’orto, quasi non volesse farsi vedere, come se mostrasse un umanissimo sentimento di timidezza.
Appare all’improvviso, con la sua chioma possente, innervata da decine di rami ricoperti di foglie argentate e il suo tronco mastodontico, ben 16 metri di diametro.
Sa Reina, l’ulivo millenario a Villamassargia
Sa Reina che è alta quasi come una casa di tre piani, sfiora i mille anni d’età, eppure a guardarla non sembra così vecchia, tanto è bella e imponente.
Prima dell’istituzione del parco per gli abitanti del posto quell’olivo secolare è stato un amico fidato, un compagno di vita da abbracciare, una presenza costante che sfida secoli e generazioni.
Oggi, Sa Reina, discretamente protetta da una staccionata in legno, è senza ombra di dubbio la star di S’Ortu Mannu, l’olivo più ricercato, il protagonista di infiniti scatti che immortalano un albero che ha superato, indenne dieci secoli di vita, un millennio di storia e storie.
VILLAMASSARGIA: COSA VEDERE
S’Ortu Mannu è un luogo che, oltre a essere facilmente raggiungibile da tutta la Sardegna, offre la possibilità per gradevoli soggiorni, visto che nella zona sono tante le soluzioni alloggiative, enogastronomiche e culturali, come il vicino paese di Villamassargia o il villaggio minerario Orbai, fondato nel 1872 come base per l’estrazione del piombo nella zona e ora interamente ristrutturato.
L’area, inoltre, è ideale per gli amanti del trekking e degli itinerari in mountain bike, soluzioni ideali per godere appieno di questa porzione di paradiso nella splendida terra di Sardegna.
Un particolare ringraziamento a Marcella Dessì per le foto e per i materiali messi a disposizione. Una curiosità: due, dei tre ragazzi in posa con Sa Reina, sono Bruno e Aldo Dessì, papà e zio della nostra fedele lettrice Marcella Dessì.
Per approfondire:
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